REFERENDUM POLO DELLA MODA - analisi e posizione




Penso sia il caso di spiegare come la penso sul Polo del Lusso. Sarò lungo ma voglio spiegare il mio pensiero e dare qualche informazione.
LA SCELTA DIETRO AL SI O AL NO
Tralasciando valutazioni di natura politica (voto contro il Governo, voto per dare un calcio agli speculatori, ecc…) che dal mio punto di vista non dovrebbero essere considerate trattandosi di un referendum molto delicato, la scelta è chiara.
Chi vota SI consente di “salvare” un pezzo di terra verde e dare il messaggio che la tutela del territorio viene prima di tutto, anche al “prezzo” di perdere investimenti.
Chi vota NO consente la realizzazione di un investimento importante e la creazione di posti di lavoro al “prezzo” del consumo del territorio.
Per noi sono 2 valori ugualmente importanti, e crediamo che sia stato assurdo che il Governo, per la sua miopia e rigidità, abbia condotto il Paese a questa scelta mortale.
Guardando la cosa dal punto di vista della tutela del territorio sono 2 le considerazioni da fare:
2 QUESTIONI LEGATE AL CONSUMO DEL TERRITORIO: LA NON TASSAZIONE DEGLI IMMOBILI SFITTI O INVENDUTI....
Siccome il Governo non ha mai voluto ascoltare le richieste di chi diceva di tassare gli immobili ad uso produttivo sfitti o invenduti, in modo da consentire di metterli sul mercato a prezzi ragionevoli (come aveva richiesto Civico10), oggi ci troviamo costretti a usare nuovo territorio e, purtroppo, domani dovremo fare la stessa cosa!! 
Questo è il dramma ed il problema principale.
Gli immobili già esistenti, lo ricordo, sono privati; quindi lo Stato non può dire, ad esempio, “caro Borletti, usa l’ex Symbol”, perché non è roba sua nè dello Stato.
Lo Stato può però fare politiche che consentano di mettere in circolazione gli immobili già esistenti e riqualificarli senza tenerli fermi: lo può fare appunto tassando lo sfitto e l’invenduto che non venga messo sul mercato a cifre predeterminate, come da noi proposto.
Non lo ha fatto e quindi oggi non si usano immobili già esistenti e domani sarà lo stesso: in questo quadro per ogni nuovo investitore bisognerà consumare nuovo territorio e questo non va bene.
...E LA MANCATA COMPENSAZIONE (A PARTE LE PAROLE)...
La compensazione tanto sbandierata, poi, non è stata realmente fatta. 
In cambio dello “sblocco” di Rovereta è stato “bloccato” un terreno a Faetano dove doveva sorgere il Parco Scientifico e Tecnologico. Ma il Governo non vi dice che il PST si farà lo stesso, in un’area non edificata a Galazzano. 
Quindi, alla fine, il bilancio netto è che viene consumato territorio.
...PORTANO A DOVER CONSUMARE TERRITORIO OGGI E ANCHE DOMANI PER I PROSSIMI INVESTIMENTI!
Queste sono le uniche 2 riflessioni che hanno senso legate al territorio, dal mio punto di vista. Situazioni che ci mettono nella posizione di consumare nuovo territorio oggi e di doverlo fare anche domani!
Parlare invece, come han fatto alcuni, di voler tutelare un’area che non ha alcun interesse, che è privata e che allo Stato, se volesse farci qualcosa, costerebbe una marea di soldi solo per fermare il terreno franoso, secondo me non ha senso. 
GLI INVESTITORI SONO SERI E STIMATI, IN ITALIA E FUORI: DA NON CONFONDERE CON INVESTITORI PASSATI
Sull’investimento ci sono varie cose da dire.
Anzitutto un aspetto fondamentale: contrariamente ad altre speculazioni che sono avvenute negli anni sul territorio, si tratta di investitori esterni assolutamente seri, che fanno questi outlet di mestiere e quasi sempre con ottimi risultati. Investitori riconosciuti e stimati in Italia e fuori, quindi con la capacità di promuovere anche San Marino all’estero in maniera positiva. Questo va considerato.
Non confonderei questi investitori con altri progetti del passato fatti da speculatori o avventori vari.
MANCANZA DI UN MODELLO DI SVILUPPO: ARGOMENTAZIONE GIUSTA MA IRRILEVANTE IN QUESTO CASO
Poi c’è l’argomentazione riguardante il modello di sviluppo del Paese. Molti si lamentano del fatto che il Governo non ha definito un modello di sviluppo che indichi dove puntare e quali attività vogliamo incentivare. Sono d’accordissimo, sia chiaro. 
Ma devo dire che nel ragionamento che va fatto in questo referendum secondo me questa cosa conta poco. Se anche definissimo un modello di sviluppo, se anche questo modello non comprendesse il commercio al dettaglio di grandi dimensioni e puntasse su tutti altri settori, ci dovremmo comunque porre il problema di come trattare un investimento di questo tipo fatto da imprenditori di questo genere che si dimostrano interessati ad investire a San Marino. 
Questa argomentazione quindi mi sembra marginale.
IL PROBLEMA SEMMAI È LA CONVENZIONE AD HOC, UN METODO SBAGLIATO
Il problema semmai è un altro: il fatto che sia stata fatta una convenzione ad hoc. Un “vestito” cucito addosso agli investitori, valido solo per loro, che contiene deroghe alle norme di legge che ad altri non sono state concesso. 
La più importante deroga è sicuramente la possibilità di cumulare le esenzioni fiscali sulle imposte dirette con il credito agevolato, un beneficio vietato dalla legge per tutte le altre attività economiche e che, per questi investitori, significa qualche milione di euro risparmiato (e parallele minori entrate per lo Stato).
Ecco altre 5 deroghe importanti:
1.      Un credito agevolato mastodontico (la legge prevede un massimo finanziabile, su cui lo Stato contribuisce a pagare l'80% degli interessi, di 500.000€, qui si va a 65.000.000€);
2.      La possibilità di ottenere gli incentivi fiscali previsti dalle leggi per chi aumenta l'occupazione anche senza assumere almeno il 50% di lavoratori sammarinesi o residenti (mentre per gli altri questo obbligo esiste);
3.      Aumento di alcune soglie di abbattimento ed esenzione fiscale sulle imposte dirette (ad esempio per il reinvestimento degli utili);
4.      Il pagamento da parte dello Stato di una parte del costo della bretella stradale di collegamento dall'Italia;
5.      Esenzioni sugli oneri di concessione, ecc...
Per una analisi approfondita della convenzione e delle deroghe rimando a questo link http://www.civico10.org/analisi-polo-del-lusso-dallinvestimento-al-referendum/
Il Governo dice “a questo tipo di investitori bisogna fare condizioni ad hoc”, per noi è un grosso problema perché le condizioni dovrebbero essere scritte nelle leggi, che possono certamente differenziare il trattamento per diverse categorie di investitori (i grandi investitori non hanno le esigenze dei piccoli; il commercio è diverso dall’industria, ecc…) ma per investitori uguali devono prevedere trattamenti uguali. Non condizioni ad hoc.
Questo è il motivo per cui abbiamo votato contro alla convenzione in Consiglio Grande e Generale: perchè volevamo che il Governo applicasse le leggi, non regole ad hoc.
A livello di metodo, quindi, il problema è grande.
NELLA SOSTANZA COMUNQUE LE AGEVOLAZIONI CONCESSE SI RIPAGANO IN 2 ANNI E POI SONO SOLO ENTRATE
Dal punto di vista sostanziale, però, va detto che ciò che lo Stato dà agli investitori, con questa convenzione ad hoc, fra mancate entrate e spese vive ammonta a circa 12-15 milioni di euro totali (a seconda del tasso di interesse che ci sarà sul credito agevolato). 
Con i flussi monofase che sono stimati sulla base dei presumibili clienti del Polo della Moda (al di là delle iperboliche cifre buttate là dal Governo, si parla di circa 7-8 milioni all’anno), le agevolazioni concesse dallo Stato verrebbero recuperate in 2 anni. Da lì in poi per lo Stato sarebbe guadagno. Consistente. 
Di questo va tenuto conto nel momento in cui si celebra un referendum che (inutile negarselo) non mette in discussione la convenzione o la tutela di un parco ma l'intero investimento.
UN GRUPPO A SAN MARINO DA 4 ANNI, INTENZIONATO AD INVESTIRE DAVVERO
Come si diceva l’investimento è fatto da un gruppo serio e riconosciuto a livello internazionale.
Un gruppo che è a San Marino da 4 anni e, prima di scegliere Rovereta, ha vagliato senza esito l'ipotesi di stabilire il progetto in Centro Storico (facendo un outlet diffuso) e di comprare e ristrutturare il Queen Outlet (quindi un immobile già esistente), progetto quest'ultimo naufragato per un costo eccessivo (vedi nel Post Scriptum in fondo). 
Ora la scelta di Rovereta, location vicina alla superstrada, non lontana dall'autostrada e quindi interessante per la gestione dei flussi.
Sicuramente si tratta di un gruppo che crede davvero in San Marino, altrimenti se ne sarebbe già andato dopo tutte queste vicissitudini.
Inoltre si parla di un investimento di 105 milioni di euro, di cui 40 provengono direttamente dalle tasche degli investitori e 65 dal credito bancario. Difficile pensare, se si vuole essere seri, che si vogliano buttare via tutti questi soldi per fare una cattedrale nel deserto o qualcosa di destinato a chiudere in poco tempo...
4 ELEMENTI POSITIVI: ENTRATE MONOFASE...
Gli elementi positivi del progetto sono 4, in rigoroso ordine di importanza per quanti mi riguarda:
le entrate monofase: come detto si va dai 5 agli 8 milioni all'anno, una cifra importantissima per il nostro Paese (tenete conto che le entrate monofase nette totali sono di poco superiori ai 60 milioni annui). Dal terzo anno, ragionevolmente, queste diventano entrate "nette", una volta ripagate le agevolazioni. Sulla monofase sui prodotti venduti NON ci sono agevolazioni, si paga il 17%.
...OCCUPAZIONE GENERATA...
Poi c'è l'occupazione generata. Gli investitori dicono 200 posti, non si sa bene quanti saranno sammarinesi, va chiaramente considerato anche l'indotto (imprese che svolgono lavori per il Polo, tipo imprese edili, ecc...) ma anche l'occupazione persa dalle imprese che chiuderanno a causa della concorrenza. 
Penso comunque che l'effetto finale sarà largamente positivo, e ricordiamo che l'occupazione porta anche entrate allo Stato oltre che maggior reddito circolante e maggiori consumi.
...NUOVI FLUSSI TURISTICI....
E ancora, l'effetto positivo sul turismo. Gli imprenditori hanno detto chiaramente di essere in grado di portare clientela da fuori Italia, attraverso accordi con tour operator esteri (russi, cinesi, ecc...) sfruttando i loro canali. Questa è tutta clientela che oggi non esiste a San Marino e che, con un minimo di sinergia, può essere almeno in parte attratta in centro storico generando effetti positivi per il sistema.
...IL RITORNO DI IMMAGINE.
Infine, il ritorno di immagine. Si parla come detto di investitori di alto livello, conosciuti in Italia e fuori Italia, con un nome e dei contatti da spendere in vari ambienti. Credo sia una cosa molto positiva per San Marino, che avrebbe la possibilità di farsi conoscere dove oggi fatica ad arrivare.
METTENDO TUTTO SUL PIATTO, SECONDO ME PREVALE LA TUTELA DELL'INVESTIMENTO IN QUESTO CASO
Dal mio punto di vista, mettendo sul piatto gli aspetti legati al territorio, il metodo sbagliato della convenzione ad hoc ma anche gli effetti positivi dell'investimento, credo che non possiamo rischiare di perdere una opportunità significativa per il nostro Paese come quella che ci si presenta davanti.
Dal mio punto di vista quindi deve avere prevalenza, questa volta, l'investimento sul resto.
Anche perchè, e questo è un altro aspetto critico, credo che se San Marino rifiutasse un investimento di questa portata, fatto da investitori così seri e conosciuti all'esterno, vi sarebbe un ritorno estremamente negativo a livello di immagine che, temo, allontanerebbe tantissimi investitori. Che si chiederebbero: "ma che certezze può dare un Paese che rifiuta persino un investimento del genere?". Un doppio effetto negativo quindi: perdita dell'investimento in sè e ritorno di immagine estremamente negativo.
Per tutte queste ragioni io voterò NO a questo referendum sul Polo: per quanto consideri importanti le istanze legate al territorio e consideri sbagliatissimo il metodo usato dal Governo della convenzione ad hoc, credo che l'investimento sia valido e che non possiamo rischiare di perderlo.
Spero che poi i cittadini, appena avranno la possibilità di votare davvero per scegliere il Governo (checchè se ne dica questo va fatto alle elezioni politiche, non durante i referendum), sappiano scegliere una compagine che abbia finalmente quella considerazione per il territorio, quel rispetto delle regole e della certezza delle stesse, quella capacità di ascoltare anche chi non è d'accordo che questo Governo non ha avuto.
PER ULTERIORI APPROFONDIMENTI, LINK SUL SITO DI CIVICO10
Per chi voglia approfondire ulteriormente segnalo questa approfondita analisi fatta da noi di C10 che consente ad ognuno di farsi una idea http://www.civico10.org/analisi-polo-del-lusso-dallinvestimento-al-referendum/
POST SCRIPTUM: LA VICENDA DELL'ACQUISTO DEL QUEEN OUTLET, POI NAUFRAGATA
POST SCRIPTUM. Pochi sanno un importante antefatto legato a questo progetto. Nel 2014 questi stessi investitori avevano praticamente concluso l'acquisto del Queen Outlet. Ad una cifra molto onerosa, a cui avrebbero dovuto aggiungere i costi di ristrutturazione e riconversione. Ma avrebbero usato un immobile già esistente.
Sennonchè i proprietari del Queen, all'ultimo momento, alzarono il prezzo di circa 8 milioni di euro, rischiando di mandare a monte l'affare. Intervenne il Governo che, con una apposita delibera, di fatto si accollò questi 8 milioni di euro con un contributo a fondo perduto (la delibera è qui http://www.interni.segreteria.sm/on-line/home/delibere-congresso-d.-s./documento25068356.html) oltre a garantire altri incentivi.
Nacque giustamente una forte polemica (di fatto lo Stato andava a finanziare le pretese dei proprietari del Queen Outlet) e tutto saltò. Da qui nacque poi il cambio di strategia dei Borletti che, anzichè optare per un immobile già esistente, richiesero un terreno su cui costruire ex novo. Che chiaramente li porta a spendere molto meno.
Questo per dire che il tentativo di acquistare un immobile già esistente e riconvertirlo, cosa che molti chiedono visto che "abbiamo un sacco di scatoloni vuoti", gli investitori lo fecero: ma non ci fu la possibilità di portarlo a termine.
E purtroppo, a causa della non tassazione degli immobili sfitti o invenduti, la prossima volta temo succederà la stessa cosa.