INTERVENTO SU ESITO REFERENDUM - 18_5_16




Eccellenze e colleghi consiglieri,
L’ATTEGGIAMENTO DI CIVICO10: ANALIZZARE SERIAMENTE I QUESITI, SENZA SEMPLIFICAZIONI DEMAGOGICHE E POLITICHE
anzitutto una precisazione che mi sento di fare come capogruppo di Civico10, relativamente al nostro atteggiamento.
Noi non abbiamo sostenuto la maggioranza né voluto snobbare queste legittime iniziative dei cittadini né dato indicazione per i 4 No, come qualche commentatore e forza politica intellettualmente disonesta ha cercato di far passare per evidenti ragioni politiche.
Fermo restando il ruolo della democrazia rappresentativa, che noi difendiamo con convinzione, chi crede nel ruolo della democrazia diretta, dal nostro punto di vista, quando ci sono più referendum non li può buttare tutti nel mucchio come fossero una cosa unica e informe, tutta uguale. Chi crede nel ruolo della democrazia diretta non può buttare i referendum in politica dicendo “date un segnale contro il Governo” o, viceversa, “date un segnale contro la demagogia”, rinunciando quasi a spiegare gli effetti positivi e negativi dei vari referendum e sfruttando i quesiti per giocare una partita di altra natura. Chi crede nel ruolo della democrazia diretta ed in particolare chi, come noi, si è da sempre battuto per l’abolizione del quorum e quindi per la necessità di informare correttamente i cittadini per permettere l’espressione di un voto pienamente consapevole, ha il dovere di analizzare nel dettaglio ogni quesito e cercare di capire se è giusto o sbagliato che passi.
Noi abbiamo scelto di fare questo, di analizzare quesito per quesito rispettandoli, lo dico a voce alta, rispettandoli tutti per la loro dignità. Perché i quesiti non erano tutti uguali, trattavano temi diversi fra loro, e andavano analizzati per quello che erano.
Per questo, a volte abbiamo preso posizione contraria, come sulla preferenza unica, dove ritenevamo che i possibili effetti negativi superassero i positivi, in particolare per il ritorno della preferenza per i cittadini residenti all’estero; altre volte invece abbiamo espresso una posizione convintamente favorevole, come sull’abolizione del quorum, una nostra battaglia da sempre che serve dal nostro punto di vista ad aumentare la partecipazione al voto, non certo a ridurla, e dà potere di decisione a chi sceglie di decidere, non a chi non lo fa. In altri 2 casi non abbiamo preso posizione perché ritenevamo che ci fossero in entrambi i casi aspetti positivi e negativi che abbiamo evidenziato e su cui abbiamo chiesto ai cittadini di esprimersi.
Chi ha rispetto della democrazia diretta secondo noi dovrebbe ragionare così, avendo rispetto dei singoli quesiti. Non si può arrivare al paradosso, che ho sentito troppe volte in questi giorni, che chi ha indicato il Si ad un quesito poi si mostri preoccupato per gli effetti che l’approvazione del quesito provoca: questo dà il segno che non si è valutato il quesito in sé ma si è giocata una partita politica.
Con questo spero di aver spiegato il ragionamento che abbiamo fatto stavolta, che abbiamo fatto nel 2014 quando credevamo che le leggi su libera professione e Fondiss andassero abrogate prima possibile, e che faremo ancora in futuro: analizzare seriamente i quesiti e i loro effetti. E non accetto che qualcuno tiri questa posizione pro domo sua per disonestà intellettuale mettendoci in un mucchio piuttosto che in un altro.
CONSIDERAZIONI SU ESITO DEL REFERENDUM POLO DELLA MODA
Mi soffermo ora sull’esito del referendum, anche se voglio principalmente concentrarmi sul futuro.
Non è facile interpretare dati discordanti. Sul referendum più politico, quello che davvero aveva ad oggetto l’operato del Governo, per la prima volta nella storia i No hanno battuto i Si, quindi ha prevalso chi ha esplicitamente approvato il Polo della Moda e questo va tenuto in considerazione. D’altro canto, i numeri dei Si e dei No sono estremamente vicini e visto il dispiegamento delle forze in campo penso che la maggioranza abbia poco da esultare.
Ribadisco una prima considerazione fatta a caldo: nonostante un investimento importante, nonostante i posti di lavoro e le possibili entrate per lo Stato, nonostante tutto questo metà di chi ha votato si è opposto. Secondo me questo conferma ancora una volta 2 cose:
·         la sensibilità dei sammarinesi nei confronti delle tematiche ambientali e della gestione del territorio, sensibilità storica che si conferma in tutte le tornate referendarie che riguardano questo tema;
·         la pessima gestione dell’investimento da parte del Governo, che non ha considerato per nulla le proposte che miravano a evitare un nuovo consumo di territorio e che ha messo in campo una convenzione ad hoc con condizioni valide solo per un investitore e con diverse deroghe alle leggi vigenti. Questo ha sicuramente portato tanti cittadini a ribellarsi.
C’è anche un terzo dato, che si conferma dopo il referendum del 2014: quando il Governo si muove in una direzione e si spende per una legge o una iniziativa, i cittadini vanno in quella opposta. Segno inequivocabile di una totale distanza fra questo Governo, che continua a cantarsele e suonarsele da solo nelle 4 mura del Palazzo, e la cittadinanza che non si fida più di quello che questo esecutivo e questa maggioranza produce e ogni volta che può la boccia. Anche a costo di perdere un investimento importante e posti di lavoro.
Su questo referendum tutti possono esultare: il Governo che vede premiato il suo sforzo e ora potrà avere il totem del Polo della Moda da spendere in campagna elettorale, i promotori che nonostante l’opposizione di tanti ha incassato tantissimi Si.
Ma io penso che non possa esultare, di fatto, nessuno: avere un Paese diviso a metà su un investimento estero importante e impattante non è una cosa certamente positiva. E, ripeto, dà il segno di un Governo completamente scollegato dai cittadini, incapace di tenere conto delle esigenze di tutti, compreso quelle di chi crede nella tutela del territorio e nella riqualificazione dell’esistente, compreso quelle di chi crede che le regole vadano scritte nelle leggi e non nelle convenzioni ad hoc.
La risposta, dal mio punto di vista, non deve essere né quella di minimizzare, dicendo che alla fine il 75% dei cittadini hanno espresso un Si al Polo, che è una evidente sciocchezza, né quella di agire muscolarmente, ancora una volta contro i cittadini, vietando tout court i referendum sugli investimenti esteri. Perché c’è investimento e investimento, e se qualcuno domani si alzasse e proponesse un investimento dannoso per il Paese (un impianto di incenerimento, ad esempio?) è bene che si possa sentire i cittadini.
La risposta deve essere seria e improntata al dialogo istituzionale e alla condivisione delle scelte, specialmente quando si parla di investimenti così impattanti, tenendo conto come dicevo delle esigenze e delle istanze di tutti.
I REFERENDUM PROPOSITIVI: MESSAGGI ISTITUZIONALI IMPORTANTI
I 3 referendum propositivi invece non li voglio politicizzare, anche se purtroppo ci ha pensato anche qui il Governo, entrando in campo con i suoi 4 No e provocando certamente una reazione opposta nella cittadinanza, sempre per le cose che dicevo sopra riguardo al voto di reazione della gente. Non c’era nessun bisogno che il Governo entrasse in questa partita, in questi quesiti che non lo riguardavano, ma nel delirio di onnipotenza governativo ci sta anche questo purtroppo.
Penso che i cittadini abbiano dato segnali importanti di volontà di modificare le regole istituzionali in materia elettorale e referendaria ed in materia di attenzione ai superstipendi ingiustificati in un momento di crisi, ed è nostro dovere rispettarne il volere anche quando non ci piace (come sulla preferenza unica nel nostro caso). Certamente elaborando dei progetti di legge seri e che valutino tutti gli aspetti in materia elettorale e di referendum, perché chiaramente cambiando un aspetto della norma bisogna rivederne anche altri.
COSA BISOGNA FARE ORA: SCRIVERE LE REGOLE ASSIEME
Dal nostro punto di vista è necessario che le forze politiche, tutte, si mettano seriamente attorno ad un tavolo assieme ai Comitati Promotori per riscrivere le regole in materia elettorale e di referendum e per attuare la il tetto senza danneggiare l’Ospedale e gli altri settori sensibili.
Quel dialogo che dopo i referendum del 2014 è stato solo di facciata, oggi va fatto seriamente e senza pensare che qualcuno abbia la verità in tasca e la possa imporre.
Noi abbiamo già suggerito alcune ipotesi, come l’introduzione di un Collegio Estero che permetta a chi risiede all’estero di eleggere un numero limitato di propri rappresentanti e come l’innalzamento del numero delle firme necessarie a presentare un quesito referendario per evitare che si facciano referendum in continuazione. Se vogliamo dare dignità al referendum, occorre che si facciano su materie davvero importanti e sentite, che vengano promosse da un numero significativo di firme, fermo restando che poi chi va a votare decide anche per chi non va e che quindi siamo contentissimi che sia stato abolito il quorum. Come ha detto lo stesso Comitato Promotore di questo quesito, che colgo l’occasione di ringraziare per la pacatezza e per la responsabilità dimostrata in campagna elettorale.

La prte che non ho fatto in tempo a dire per mancanza di tempo
Le soluzioni possono essere varie, serve quindi un confronto serio fra forze politiche e Comitati Promotori dei quesiti che sono stati accolti. Civico10 è disponibile a sedersi ad un tavolo per fare il proprio dovere di legislatore e per cercare di attuare la volontà chiaramente espressa dai cittadini in tempi brevi. È necessario ovviamente che queste regole vengano poste in essere prima delle elezioni, altrimenti sarebbe una presa in giro della gente.
Questo non significa voler entrare in maggioranza, né voler fare inciuci, ecc…significa solo che vogliamo avere rispetto dei cittadini e contribuire alla scrittura delle nuove regole.
La maggioranza per noi è finita, ma non da oggi, da una vita! Non è stata in grado di fare nulla se non il totem Polo della Moda, unica cosa che viene continuamente sbadierata; è stata più volte sconfessata dai cittadini, da cui si dimostra sempre più lontana; è alle prese da mesi con una preoccupante “annuncite”, che porta a vendere sui giornali mirabolanti progetti in ogni settore e dichiarare a più riprese l’arrivo di centinaia di posti di lavoro e di importantissimi investimenti che mai si verificano; è affetta da un preoccupante immobilismo e da differenze incredibili di vedute su tantissimi temi. Non è certo una maggioranza che si deve allargare, è una maggioranza che deve lasciare strada alle elezioni prima possibile, per noi da tempo ha finito il suo compito.
Scriviamo le regole nuove e poi al voto, prima possibile.