Eccellenze e colleghi consiglieri,
anzitutto una precisazione che mi sento di fare come
capogruppo di Civico10, relativamente al nostro atteggiamento.
Noi non abbiamo sostenuto la maggioranza né voluto
snobbare queste legittime iniziative dei cittadini né dato indicazione per i 4
No, come qualche commentatore e forza politica intellettualmente disonesta ha
cercato di far passare per evidenti ragioni politiche.
Fermo restando il ruolo della democrazia
rappresentativa, che noi difendiamo con convinzione, chi crede nel ruolo della
democrazia diretta, dal nostro punto di vista, quando ci sono più referendum
non li può buttare tutti nel mucchio come fossero una cosa unica e informe,
tutta uguale. Chi crede nel ruolo della democrazia diretta non può buttare i
referendum in politica dicendo “date un segnale contro il Governo” o,
viceversa, “date un segnale contro la demagogia”, rinunciando quasi a spiegare
gli effetti positivi e negativi dei vari referendum e sfruttando i quesiti per
giocare una partita di altra natura. Chi crede nel ruolo della democrazia
diretta ed in particolare chi, come noi, si è da sempre battuto per
l’abolizione del quorum e quindi per la necessità di informare correttamente i
cittadini per permettere l’espressione di un voto pienamente consapevole, ha il
dovere di analizzare nel dettaglio ogni quesito e cercare di capire se è giusto
o sbagliato che passi.
Noi abbiamo scelto di fare questo, di analizzare
quesito per quesito rispettandoli, lo dico a voce alta, rispettandoli tutti per
la loro dignità. Perché i quesiti non erano tutti uguali, trattavano temi
diversi fra loro, e andavano analizzati per quello che erano.
Per questo, a volte abbiamo preso posizione
contraria, come sulla preferenza unica, dove ritenevamo che i possibili effetti
negativi superassero i positivi, in particolare per il ritorno della preferenza
per i cittadini residenti all’estero; altre volte invece abbiamo espresso una
posizione convintamente favorevole, come sull’abolizione del quorum, una nostra
battaglia da sempre che serve dal nostro punto di vista ad aumentare la
partecipazione al voto, non certo a ridurla, e dà potere di decisione a chi
sceglie di decidere, non a chi non lo fa. In altri 2 casi non abbiamo preso
posizione perché ritenevamo che ci fossero in entrambi i casi aspetti positivi
e negativi che abbiamo evidenziato e su cui abbiamo chiesto ai cittadini di
esprimersi.
Chi ha rispetto della democrazia diretta secondo noi
dovrebbe ragionare così, avendo rispetto dei singoli quesiti. Non si può
arrivare al paradosso, che ho sentito troppe volte in questi giorni, che chi ha
indicato il Si ad un quesito poi si mostri preoccupato per gli effetti che
l’approvazione del quesito provoca: questo dà il segno che non si è valutato il
quesito in sé ma si è giocata una partita politica.
Con questo spero di aver spiegato il ragionamento che
abbiamo fatto stavolta, che abbiamo fatto nel 2014 quando credevamo che le
leggi su libera professione e Fondiss andassero abrogate prima possibile, e che
faremo ancora in futuro: analizzare seriamente i quesiti e i loro effetti. E
non accetto che qualcuno tiri questa posizione pro domo sua per disonestà
intellettuale mettendoci in un mucchio piuttosto che in un altro.
CONSIDERAZIONI SU ESITO DEL REFERENDUM POLO DELLA MODA
Mi soffermo ora sull’esito del referendum, anche se
voglio principalmente concentrarmi sul futuro.
Non è facile interpretare dati discordanti. Sul
referendum più politico, quello che davvero aveva ad oggetto l’operato del
Governo, per la prima volta nella storia i No hanno battuto i Si, quindi ha
prevalso chi ha esplicitamente approvato il Polo della Moda e questo va tenuto
in considerazione. D’altro canto, i numeri dei Si e dei No sono estremamente
vicini e visto il dispiegamento delle forze in campo penso che la maggioranza
abbia poco da esultare.
Ribadisco una prima considerazione fatta a caldo:
nonostante un investimento importante, nonostante i posti di lavoro e le
possibili entrate per lo Stato, nonostante tutto questo metà di chi ha votato
si è opposto. Secondo me questo conferma ancora una volta 2 cose:
·
la sensibilità dei sammarinesi nei confronti
delle tematiche ambientali e della gestione del territorio, sensibilità storica
che si conferma in tutte le tornate referendarie che riguardano questo tema;
·
la pessima gestione dell’investimento da parte
del Governo, che non ha considerato per nulla le proposte che miravano a
evitare un nuovo consumo di territorio e che ha messo in campo una convenzione
ad hoc con condizioni valide solo per un investitore e con diverse deroghe alle
leggi vigenti. Questo ha sicuramente portato tanti cittadini a ribellarsi.
C’è anche un terzo dato, che si conferma dopo il
referendum del 2014: quando il Governo si muove in una direzione e si spende
per una legge o una iniziativa, i cittadini vanno in quella opposta. Segno
inequivocabile di una totale distanza fra questo Governo, che continua a
cantarsele e suonarsele da solo nelle 4 mura del Palazzo, e la cittadinanza che
non si fida più di quello che questo esecutivo e questa maggioranza produce e
ogni volta che può la boccia. Anche a costo di perdere un investimento
importante e posti di lavoro.
Su questo referendum tutti possono esultare: il
Governo che vede premiato il suo sforzo e ora potrà avere il totem del Polo
della Moda da spendere in campagna elettorale, i promotori che nonostante
l’opposizione di tanti ha incassato tantissimi Si.
Ma io penso che non possa esultare, di fatto,
nessuno: avere un Paese diviso a metà su un investimento estero importante e
impattante non è una cosa certamente positiva. E, ripeto, dà il segno di un
Governo completamente scollegato dai cittadini, incapace di tenere conto delle
esigenze di tutti, compreso quelle di chi crede nella tutela del territorio e
nella riqualificazione dell’esistente, compreso quelle di chi crede che le
regole vadano scritte nelle leggi e non nelle convenzioni ad hoc.
La risposta, dal mio punto di vista, non deve essere
né quella di minimizzare, dicendo che alla fine il 75% dei cittadini hanno
espresso un Si al Polo, che è una evidente sciocchezza, né quella di agire
muscolarmente, ancora una volta contro i cittadini, vietando tout court i
referendum sugli investimenti esteri. Perché c’è investimento e investimento, e
se qualcuno domani si alzasse e proponesse un investimento dannoso per il Paese
(un impianto di incenerimento, ad esempio?) è bene che si possa sentire i
cittadini.
La risposta deve essere seria e improntata al dialogo
istituzionale e alla condivisione delle scelte, specialmente quando si parla di
investimenti così impattanti, tenendo conto come dicevo delle esigenze e delle
istanze di tutti.
I REFERENDUM PROPOSITIVI: MESSAGGI ISTITUZIONALI IMPORTANTI
I 3 referendum propositivi invece non li voglio
politicizzare, anche se purtroppo ci ha pensato anche qui il Governo, entrando
in campo con i suoi 4 No e provocando certamente una reazione opposta nella
cittadinanza, sempre per le cose che dicevo sopra riguardo al voto di reazione
della gente. Non c’era nessun bisogno che il Governo entrasse in questa
partita, in questi quesiti che non lo riguardavano, ma nel delirio di
onnipotenza governativo ci sta anche questo purtroppo.
Penso che i cittadini abbiano dato segnali importanti
di volontà di modificare le regole istituzionali in materia elettorale e
referendaria ed in materia di attenzione ai superstipendi ingiustificati in un
momento di crisi, ed è nostro dovere rispettarne il volere anche quando non ci
piace (come sulla preferenza unica nel nostro caso). Certamente elaborando dei
progetti di legge seri e che valutino tutti gli aspetti in materia elettorale e
di referendum, perché chiaramente cambiando un aspetto della norma bisogna
rivederne anche altri.
COSA BISOGNA FARE ORA: SCRIVERE LE REGOLE ASSIEME
Dal nostro punto di vista è necessario che le forze
politiche, tutte, si mettano seriamente attorno ad un tavolo assieme ai
Comitati Promotori per riscrivere le regole in materia elettorale e di
referendum e per attuare la il tetto senza danneggiare l’Ospedale e gli altri
settori sensibili.
Quel dialogo che dopo i referendum del 2014 è stato
solo di facciata, oggi va fatto seriamente e senza pensare che qualcuno abbia
la verità in tasca e la possa imporre.
Noi abbiamo già suggerito alcune ipotesi, come
l’introduzione di un Collegio Estero che permetta a chi risiede all’estero di
eleggere un numero limitato di propri rappresentanti e come l’innalzamento del
numero delle firme necessarie a presentare un quesito referendario per evitare
che si facciano referendum in continuazione. Se vogliamo dare dignità al
referendum, occorre che si facciano su materie davvero importanti e sentite,
che vengano promosse da un numero significativo di firme, fermo restando che
poi chi va a votare decide anche per chi non va e che quindi siamo
contentissimi che sia stato abolito il quorum. Come ha detto lo stesso Comitato
Promotore di questo quesito, che colgo l’occasione di ringraziare per la
pacatezza e per la responsabilità dimostrata in campagna elettorale.
La prte
che non ho fatto in tempo a dire per mancanza di tempo
Le soluzioni possono essere varie, serve quindi un
confronto serio fra forze politiche e Comitati Promotori dei quesiti che sono
stati accolti. Civico10 è disponibile a sedersi ad un tavolo per fare il
proprio dovere di legislatore e per cercare di attuare la volontà chiaramente
espressa dai cittadini in tempi brevi. È necessario ovviamente che queste
regole vengano poste in essere prima delle elezioni, altrimenti sarebbe una
presa in giro della gente.
Questo non significa voler entrare in maggioranza, né
voler fare inciuci, ecc…significa solo che vogliamo avere rispetto dei
cittadini e contribuire alla scrittura delle nuove regole.
La maggioranza per noi è finita, ma non da oggi, da
una vita! Non è stata in grado di fare nulla se non il totem Polo della Moda,
unica cosa che viene continuamente sbadierata; è stata più volte sconfessata dai
cittadini, da cui si dimostra sempre più lontana; è alle prese da mesi con una
preoccupante “annuncite”, che porta a vendere sui giornali mirabolanti progetti
in ogni settore e dichiarare a più riprese l’arrivo di centinaia di posti di
lavoro e di importantissimi investimenti che mai si verificano; è affetta da un
preoccupante immobilismo e da differenze incredibili di vedute su tantissimi
temi. Non è certo una maggioranza che si deve allargare, è una maggioranza che
deve lasciare strada alle elezioni prima possibile, per noi da tempo ha finito
il suo compito.
Scriviamo le regole nuove e poi al voto, prima
possibile.