Eccellenze e colleghi,
il Segretario, nella sua relazione, ha usato
alcune argomentazioni che meritano precisazioni.
ERGA OMNES O CONTRATTAZIONE PRIVATA? NO, LA SCELTA ERA UN’ALTRA
Il Segretario ha sottolineato di aver
voluto scegliere la strada dell'erga omnes contro all'idea di una
contrattazione libera fra datore di lavoro e lavoratore. Non si capisce chi
avrebbe sostenuto questa seconda tesi, mi risulta che nessuno abbia mai
proposto una contrattazione lavoratore-datore, che sarebbe evidentemente inaccettabile.
Semmai, è stato detto, anche da noi, che si doveva decidere fra il modello con
un solo contratto vigente oppure un modello con più contratti vigenti
contemporaneamente, dando al datore di lavoro la possibilità di scegliere il
più adatto alle sue esigenze. Ma si parla sempre di contratti fatti fra
sindacati e associazioni di categoria, non fra un datore e un lavoratore. È una
precisazione molto importante.
Il pluralismo contrattuale consente di
avere più scelta per l’imprenditore (che può valutare quale contratto applicare
a seconda delle sue esigenze) e probabilmente stimola la venuta di più
imprenditoria, mentre un solo contratto (se è fatto bene, cosa non scontata) uniforma
i trattamenti ed è più tutelante per i lavoratori. Sarebbe stato bello
dibattere su questi diversi modelli di relazioni industriali, purtroppo non è
stato possibile farlo.
LEGGE DEL ’61 AVEVA DELLE PROBLEMATICHE MA LA SOLUZIONE DOVEVA
ESSERE UN’ALTRA
La seconda inesattezza che è stata detta
dal Segretario è l'idea che ci sia una unica scelta possibile: o il caos della
legge del '61 o questa legge. Un'altra cosa senza senso perchè per risolvere
quel caos le soluzioni potevano essere diverse.
Tutti abbiamo sostenuto che la legge del
61 aveva necessità di aggiornamenti, perchè era evidentemente assurdo che un
giudice, in caso di ricorso di un lavoratore, potesse mettersi a spulciare i
vari contratti creandone uno “spezzatino” con le clausole migliori di ognuno.
Si trattava, possiamo dircelo, di un pericolo più teorico che reale, perchè
nessun lavoratore farebbe ricorso ad un giudice rischiando ripercussioni sul
luogo di lavoro, ma che potenzialmente esisteva.
LA SEGRETERIA HA INTRODOTTO UN MECCANISMO CHE DÀ POTERE SOLO AI PIÙ
GROSSI DI FARE CONTRATTI
Ma per rimediare a questo problema che
c’era, la Segreteria ha cambiato completamente il modello, studiando una legge
che dà il potere di concludere contratti soltanto alle associazioni e ai
sindacati più grossi. Cosa molto gradita evidentemente ad alcune associazioni e
a 2 sindacati, che infatti sostengono a spada tratta il progetto, ma non
positiva a mio parere per il sistema.
Intendiamoci, nulla di assurdo, ci
mancherebbe: un meccanismo che dà il potere di fare contratti soltanto ai più
grossi, a quelli con più iscritti, in termini di rappresentatività ha la sua
logica. In teoria, chi ha più iscritti dovrebbe rappresentare maggiormente le
istanze dei lavoratori o dei datori di lavoro, e produrre quindi un risultato
migliore.
Purtroppo il meccanismo vale solo in teoria
perchè sappiamo bene che la realtà è diversa, sappiamo bene che l'iscrizione ad
una associazione spesso non è legata alle idee che professa ed alla qualità dei
contratti che conclude ma piuttosto ai servizi che eroga, alle gite che
organizza o alle convenzioni e sconti che dà.
I PIÙ PICCOLI SONO RICONDOTTI ALL’INUTILITÀ, NON POTENDO FARE CONTRATTI,
E RISCHIANO DI SPARIRE
Tra l'altro in questo modo è facile creare
un effetto perverso, quello per cui le persone saranno sempre più spinte ad
iscriversi alle associazioni che sono già più grosse, perchè soltanto quelle
associazioni avranno la possibilità di avere voce in capitolo nella
contrattazione.
Si crea quindi di fatto un blocco che
toglie possibilità alle organizzazioni più piccole, e tanto più alle nuove, di
portare avanti idee che possono certamente essere anche utili ma magari non
gradite ai più grossi. Il problema non è infatti dare 10 anni per adeguarsi ai
requisiti di iscrizione e gridare che nessuno sparirà per effetto della norma
transitoria approvata: il problema è che con questo meccanismo i più piccoli
vengono lasciati all’inutilità, non potendo concludere contratti validi erga
omnes, e rischiano quindi come detto di perdere sempre più iscritti, facendo di
fatto venire meno il pluralismo sindacale e associativo.
Ripeto, non è questa la risposta giusta
per il nostro Paese.
BISOGNAVA PASSARE AD UN MECCANISMO REFERENDARIO, IL CONTRATTO
VALIDO ERGA OMNES SAREBBE STATO SCELTO DALLE PARTI SULLA BASE DELLA QUALITÀ DEL
CONTRATTO, NON DI CHI LO FA
Qual era quindi secondo noi la scelta
giusta? Fermo restando il concetto di erga omnes che è stato scelto e fermo
restando il principio della certezza contrattuale, la scelta del contratto
doveva avvenire su base referendaria.
In presenza di più contratti di lavoro firmati
da sindacati e associazioni di categoria, sarebbe stato ritenuto valido erga
omnes il contratto che avesse ottenuto l'approvazione sia dei datori di lavoro
che dei lavoratori. Una doppia approvazione che avrebbe quindi sancito che
davvero era quello il contratto migliore per entrambe le parti. In questo modo
si sarebbe premiato il contratto fatto meglio, con i contenuti migliori per i
datori di lavoro e per i lavoratori, quindi più capace di garantire sviluppo
economico; non è assolutamente detto, infatti, che sia il contratto fatto dai
più grossi quello migliore per entrambe le parti in causa. Bisognava evitare la logica del “il più grosso
impone il suo contratto” e passare alla logica del “viene valutato il contratto
migliore”, lasciando questa valutazione agli interessati attraverso il
referendum come strumento unico per la scelta del contratto erga omnes.
Una legge che si fosse voluta definire
moderna e all'avanguardia avrebbe dovuto trovare un sistema, appunto, per
premiare la qualità del contratto, non sulla base di chi lo fa ma dei contenuti
che ci sono dentro. Attraverso un meccanismo referendario appunto, che nella
proposta di legge che oggi esaminiamo, purtroppo, è solo eventuale: infatti se
i sindacati e le associazioni più grosse firmano un contratto, il referendum
non si fa.
IN QUESTO MODO SI SAREBBE PROBABILMENTE AVUTO UN SOLO CONTRATTO,
CONTENENTE LE ESIGENZE DI TUTTI
Non solo, col meccanismo referendario ci
sarebbe anche stato un altro effetto positivo: in un referendum fra 2 o più
contratti, verosimilmente i lavoratori avrebbero votato uno e i datori l'altro,
creando una paralisi. In questo quadro, è evidente che, proprio per evitare la
paralisi, le parti si sarebbero accordate per un unico contratto di lavoro, ma
che tenesse conto delle esigenze di tutti e senza che nessuno potesse fare la
voce grossa come invece avviene con questa norma.
Un unico contratto, valido erga omnes,
capace di rispondere alle esigenze delle piccole e delle grandi imprese, magari
con contenuti innovativi proposti anche dalle parti più piccole e dinamiche e
quindi capace di far sviluppare l'economia. Non era questo che volevamo?
Secondo noi lo avremmo ottenuto semplicemente utilizzando questo meccanismo che
ho appena descritto.
Purtroppo così non è stato, e l'effetto
come detto sarà quello di dar voce solo ai più grossi, che ad un certo punto
possono prendere e abbandonare il tavolo facendosi il loro contratto valido
erga omnes: ma questo non necessariamente produce i contenuti migliori ed è
facile che le esigenze dei piccoli non vengano tenute in considerazione.
ALTRI PUNTI CRITICI, TRA CUI IL MECCANISMO DI FINANZIAMENTO
Ci sono tanti punti ulteriori in questa
legge, che sono stati giustamente evidenziati nella relazione di minoranza come
critici. E che saranno approfondita dai miei colleghi.
Tra questi il fatto che il finanziamento
dei sindacati sia parametrato in base alla quota di iscrizione richiesta ai
lavoratori, salvo accordi tra sindacati che non si otterrà mai. Un evidente
assurdo perché anziché premiare chi fa pagare meno ai lavoratori e chi è più
efficiente nelle spese, si fa l’estato contrario: più chiedi, più finanziamento
ottieni.
EMENDAMENTO 0,40%: PASSARE AL SILENZIO-DISSENSO, FINALMENTE
A tal proposito tra l’altro abbiamo
proposto che, finalmente, lo 0,40% funzioni col meccanismo del
silenzio-diniego: chi non esprime la volontà di finanziare i sindacati, non lo
fa, mentre ora è obbligato a fare il giro delle 7 chiese per disdire la quota.
È un punto importante per far si che i sindacati tornino vicini ai lavoratori, dovendone
conquistare la fiducia e il finanziamento e spero che l’aula voti in coscienza
questo emendamento.