NESSUNA DELEGITTIMAZIONE MA SPINTA A MIGLIORARE
Il Segretario Mussoni ha ritenuto di
anticipare questo dibattito, e l’audizione fatta in Commissione il 7/3, dicendo
che non bisogna delegittimare la sanità e la fiducia degli utenti nel servizio.
Tengo a dire in apertura di intervento che
sottolineare quello che non va non significa delegittimare la sanità
sammarinese. Anzi, è proprio per migliorare le cose che bisogna analizzare in
maniera molto aperta le criticità e i problemi, altrimenti tutto continuerà
come sempre.
AUDIZIONE COMITATO ESECUTIVO: SCARICO DI RESPONSABILITÀ SUL PASSATO
E SU PROCEDURE E SOFTWARE
Nell’audizione del 7/3 che, sottolineo, è
stata richiesta dall’opposizione e non dal Segretario, il Comitato Esecutivo ha
portato una serie di dati e informazioni certamente interessanti, che tendono
ad attribuire tutti i problemi a scelte del passato: dai problemi sulle
convenzioni con i professionisti alle questioni legate all’organizzazione del
personale, passando per la responsabilità della non certificazione degli ultimi
bilanci e per le problematiche nell’erogazione dei servizi specialistici,
finanche agli ultimi problemi legati alle file nelle farmacie.
E, quando nella relazione non c’è uno
scarico di responsabilità sul passato, si dà la colpa a non meglio precisate
sperimentazioni su nuovi software, dimenticando di sottolineare che quando si
fanno certe modifiche alle procedure bisognerebbe essere pronti, avere
preparato le cose per tempo, evitando questi disservizi.
Ma c’è anche la terza motivazione alle
cose che non vanno, che viene usata ad esempio per la riorganizzazione della
medicina di base: che ci vuole pazienza, che le riorganizzazioni necessitano di
tempo, che bisogna essere fiduciosi che le cose andranno meglio entro breve.
Nel frattempo la riorganizzazione ha tolto la possibilità per i pazienti di
essere visitati dal proprio medico il Sabato (che era un toccasana per le
persone che lavorano), ha trasformato i medici in burocrati e gli infermieri in
medici, ha complicato gli accessi e allungato i tempi di attesa anche solo per
fare delle ricette. Peggiorando molto le cose.
LA SANITÀ È MIGLIORATA O PEGGIORATA RISPETTO A 2 ANNI FA?
Una relazione e una analisi che non danno
risposta ad una domanda fondamentale, centrale: la cittadinanza ritiene che il
servizio sanitario sia migliorato o peggiorato rispetto a 2 anni fa? Questa
semplice risposta darebbe già un giudizio inappellabile sull’opera di questo
Comitato Esecutivo e di questa Segreteria.
Ed è una risposta che non sarebbe
difficile da ottenere, in un Paese così piccolo, coinvolgendo i fruitori dei
servizi in una indagine seria e anonima. È una cosa che andrebbe fatta ogni
anno in maniera seria e organica, ma che ci si guarda bene dal fare.
QUANTI DEVONO AFFIDARSI A SANITÀ PRIVATA PERCHÉ NON TROVANO
RISPOSTE IN QUELLA PUBBLICA?
E che andrebbe accompagnata da un’altra
domanda: oggi, rispetto a 2 anni fa, sono più o meno gli assistiti che devono
rivolgersi a prestazioni libero-professionali private perché non riescono ad
ottenere risposte soddisfacenti e veloci dalla nostra sanità? Anche questa è
una risposta importante che darebbe un elemento di giudizio chiaro su come sta
andando la sanità. Ed anche, eventualmente, sulle modifiche necessarie per
ridare la piena assistenza gratuita soprattutto alle categorie più deboli.
SENSAZIONE È CHIARA: LE COSE STANNO PEGGIORANDO
In assenza di dati oggettivi, posso dire
che dal mio punto di vista, ma anche da quello di tanti cittadini, le risposte
sono chiare ed evidenti. Basta guardarsi attorno: i cittadini sono meno
soddisfatti rispetto a 2 anni fa e si devono sempre più rivolgere alla sanità
privata perché non trovano risposte adeguate in quella pubblica. Con gravi
problematiche per chi la sanità privata non può permettersela.
Ma non basta: i cittadini pagano molto più
di prima anche i farmaci, anche qui a prescindere dal reddito e dalle
condizioni di vita del paziente, mettendo in forte difficoltà persone non
abbienti. Altra scelta di cui i decisori politici e tecnici dovrebbero essere
chiamati a rispondere perché soluzioni alternative c’erano e ci sono (alcune
proposte anche di recente con Istanze d’Arengo ovviamente bocciate).
Non c’è nessun numero, nessuna parola che
possa superare queste semplici constatazioni. Che certificano il fallimento di
una gestione, politica e tecnica.
RICHIESTA DI ALLONTANAMENTO DEL DG È IL MINIMO
Di fronte a questo ritengo che il
Congresso di Stato debba prendere una posizione ufficiale sulla figura del
Direttore Generale, ed in generale del Comitato Esecutivo, e sul loro operato.
Prendendo atto che le cose non sono andate bene, che la sanità in questi anni è
peggiorata, e procedere su una nuova strada.
MA CI SONO MOLTI PROBLEMI POLITICI: ODG NON È ATTUATO
Questo è il minimo sindacale, perché ci
sono anche problemi di natura politica.
Nell’odg
approvato dall’aula il 23 Luglio scorso, il Consiglio impegnava il Governo al
fine di:
1. definire celermente il fabbisogno
del personale dell’ISS e procedere alla copertura delle posizioni
previste, attraverso soluzioni che privilegino la stabilità lavorativa, quali
ad esempio il concorso;
2. rivedere le retribuzioni
del personale medico che tengano conto delle diverse specificità, dei diversi
livelli di responsabilità e, personalmente lo sottolineo a caratteri cubitali,
di un sistema di valutazione delle prestazioni;
3.
introdurre regole sulla formazione
obbligatoria dei medici e la verifica periodica delle competenze; questione fondamentale,
quando si va giustamente verso logiche di stabilizzazione, per avere medici
sempre aggiornati e preparati
4. individuare, attraverso il
confronto con tutte le forze politiche, soluzioni e proposte sulla libera
professione;
5. presentare – entro
Settembre 2015 – un programma di interventi attuativo dei sopracitati impegni.
Trascorsi
quasi 9 mesi da questi impegni, la situazione è sconfortante.
Il
fabbisogno? Un miraggio. Sempre pronto, sempre in arrivo, ma mai posto in
essere.
La
stabilizzazione? Di fatto, una sanatoria che non guarda assolutamente nè al
merito, né alle professionalità, né alle capacità dei professionisti. Una cosa,
riteniamo, anche svilente per i professionisti stessi.
I
concorsi? Nemmeno l’ombra.
La
revisione delle retribuzioni? Una chimera, nonostante risulti perlomeno assurdo
che un medico abbia lo stesso contratto di un dipendente PA, quando svolge una
attività molto diversa in termini di rischio, studio e orari. Ma, soprattutto,
nonostante ancora oggi i contratti vengano fatti non sulla base delle professionalità
e di un sistema di valutazione delle prestazioni ben definito – come si chiede
al punto 2 – ma spesso solo sulla base di valutazioni discrezionali del
Comitato Esecutivo. Un aspetto questo che svilisce chi lavora seriamente e non
attira professionisti seri in territorio.
Formazione
obbligatoria e verifica delle competenze? Altre due chimere, al momento.
C’è
poi la libera professione, su cui il confronto richiesto non c’è stato. Il
Comitato Esecutivo ha emanato un regolamento che di fatto ricalca la legge
abrogata, il Governo ha lasciato fare. Restiamo disponibili al confronto, ci
possono essere molte soluzioni applicabili, ma bisogna volerci ragionare senza
escamotage.
Il piano attuativo di quell’odg, come
logica conseguenza, non esiste.
EMERGENZA DEI MEDICI CHE SE NE VANNO
Anche a causa di tutto questo si crea
l'emergenza dei medici che se ne vanno dalla nostra struttura.
In alcuni reparti è un turnover continuo
di medici che restano pochi mesi e poi non proseguono il loro rapporto con
l’ISS. È chiaro che questo toglie punti di riferimento ai pazienti, impedisce
di creare un rapporto di fiducia e conoscenza e dà un senso continuo di
precarietà e provvisorietà che non fa bene alla nostra sanità.
Il DG in Commissione ha evidenziato quali
sono, secondo lei, alcune motivazioni di queste “fughe”, tra cui anche
l’impossibilità normativa di assumere subito a tempo indeterminato (cosa che,
come dicevo, secondo me andrebbe comunque legato a meccanismi di formazione e
valutazione). Cosa si intende fare per risolvere il problema?
MANCANO PERCORSI DI FORMAZIONE E VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE
INTERNE
Una politica corretta per l’arrivo e la
crescita delle professionalità interne sarebbe quella di fare al più presto il
fabbisogno dell’ISS, emettere i bandi di concorso per la ricopertura dei posti
vacanti che certamente consentano di premiare anche l’anzianità di servizio, ed
occuparsi correttamente della formazione continua dei medici in organico.
Assieme a norme chiare su retribuzioni e avanzamenti, evitando discrezionalità
nei trattamenti per professionalità simili e favoritismi agli amici degli
amici. Che sono altre 2 situazioni che portano all’allontanamento dei medici
dalla nostra struttura.
FALLIMENTO ANCHE POLITICO
Non è quindi solo la gestione tecnica, ma anche
quella politica ad aver fallito. Perché queste decisioni e scelte sono di
natura eminentemente politica, e sono mancate. Come sono mancate in tutti gli
ambiti in questi anni. Di questo spero che il Paese prenda atto.