INTERVENTO SU LEGGE RAPPRESENTATIVITA' SINDACALE prima lettura - 23_11_15


Eccellenze e colleghi,
SCELTE UNILATERALI DEL GOVERNO
credo che una legge così importante, per quanto meno urgente di altre, avrebbe richiesto un ampio confronto, con le forze politiche, sociali e col Paese tutto prima di elaborare un testo e portarlo all'attenzione dell'aula. Il confronto, però, non c'è assolutamente stato ed il risultato della scelta unilaterale della Segreteria è molto deludente.
Mi sento di fare delle proposte, perchè è il primo momento in cui lo possiamo fare, sperando vengano prese in considerazione.
ERGA OMNES: SI VADA VERSO IL REFERENDUM COME STANDARD
Primo punto: il tema dell'erga omnes. Noi crediamo nel concetto dell'erga omnes, lo consideriamo un valore.
Crediamo che il modello oggi esistente, su questo, abbia delle falle evidenti: un giudice, se interpellato attraverso una causa su quale sia il contratto da applicare quando ne esista più di uno, potrebbe di fatto costruire un contratto di lavoro nuovo prendendo clausola per clausola i contenuti più vantaggiosi per il lavoratore. Ovviamente non va bene perchè un contratto ha senso nella sua complessità e non pezzo per pezzo. Questo diventa un elemento di incertezza che non favorisce gli investimenti imprenditoriali.
Ma non va bene nemmeno il modello scelto dal Governo: di fatto, se una organizzazione sindacale e una datoriale raggiungono il 66% degli iscritti totali dei loro settori, hanno il monopolio contrattuale e diventano gli unici legittimati a concludere contratti erga omnes. Noi siamo contro ai monopoli e crediamo invece nel pluralismo delle idee: ci possono essere idee migliori per lavoratori e imprese anche se vengono da organizzazioni più piccole.
Come fare? Bisogna rendere strutturale il meccanismo del referendum fra i lavoratori e i datori di lavoro e dare al referendum la possibilità di scegliere quale sia il contratto migliore valido erga omnes. Un contratto diventa valido erga omnes non quando è fatto dai più grossi ma quando viene votato sia dai lavoratori che dai datori di lavoro: e finchè non c'è questa doppia approvazione, un contratto non è valido erga omnes. Questo ovviamente è un meccanismo che incentiva molto le organizzazioni a trovare una piattaforma comune, arrivando a quello che tutti auspichiamo: un contratto in cui tutte le parti possano riconoscersi, senza che nessuno faccia la voce grossa sugli altri solo perchè ha più iscritti.
ISCRITTI: DARGLI MENO IMPORTANZA
Sugli iscritti dico una cosa al volo: non mi piace, personalmente, tutta questa centralità che viene data alle iscrizioni, a parte il momento iniziale del riconoscimento giuridico in cui invece è giusto. Legare sia la possibilità di fare contratti sia il finanziamento al numero di iscritti mi pare sbagliato.
Ci possono essere modi diversi di fare sindacato, così come ci sono modi diversi di fare politica: chi punta sugli iscritti, chi magari preferisce fare Assemblee confrontandosi con le persone a prescindere che siano iscritti o meno.
Anche perchè sappiamo che oggi tanti si iscrivono al sindacato non per un vero credo, ma perchè offre i migliori sconti e convenzioni o organizza le migliori gite, non prendiamoci in giro su questo. C'è una crisi di rappresentanza reale. Serve meno attenzione alle iscrizioni e più alle idee che si esprimono e ai contenuti che si riescono a inserire nei contratti e nelle piattaforme.
FINANZIAMENTO: 0,40% LIBERO E SERVIZI MINIMI GARANTITI
A proposito di finanziamento, credo sia tempo di superare il meccanismo dello 0,40% erogato col meccanismo del silenzio-assenso, che obbliga la gente che lo vuole revocare a fare, lei, il giro delle sette chiese. Il finanziamento delle organizzazioni deve essere libero, come avviene per i partiti: chi vuole aderire e dare un contributo, fa un atto di volontà precisa, senza meccanismi di silenzio assenso.
Ma, come per i partiti, lo Stato dovrebbe a nostro parere dare un contributo minimo per consentire ai sindacati riconosciuti di sopravvivere, visto che svolgono un servizio importante per la collettività. La nostra proposta è chiara: così come proponiamo da anni che lo Stato dia ai partiti non soldi ma un base di servizi minimi (sede, funzionari rapportati alla grandezza, contributo per le spese postali), lo stesso dovrebbe accadere per i sindacati giuridicamente riconosciuti.
E così lo 0,40% potrebbe essere basato sul meccanismo del silenzio-diniego, finalmente. Come si chiedeva anni fa col referendum.
ROTAZIONE DEGLI INCARICHI
Ultimo tema che voglio discutere è quello della democrazia interna alle organizzazioni. In una legge del genere occorre inserire, a nostro parere, precisi meccanismi di rotazione degli incarichi dirigenziali e di limiti ai mandati. Persone buone per tutte le stagioni e che di fatto diventano delle sequoie intoccabili per secoli e secoli non devono esistere: dopo un certo numero di anni di rappresentanza, occorre che si torni ai propri luoghi di lavoro per riprendere contatto con la realtà.
È lo stesso principio, anche qui, che proponiamo per i consiglieri e che è già diventato legge per il Congresso di Stato: va esteso anche ai sindacati, con le opportune garanzie in fase di rientro al lavoro.
Ed evitando scappatoie, ovviamente, e cioè che con un semplice cambio di ruolo ricominci il conteggio degli anni da capo. Come invece avviene oggi, e lo vediamo tutti, nelle organizzazioni sindacali.
ORGANIZZAZIONI CORPORATIVE DEI DATORI: PERCHE'?
Un ultimo punto su cui mi sento di lanciare una riflessione. La scelta della legge del '61, confermata da questa, è stata quella di evitare sindacati dei lavoratori corporativi: non può esistere il sindacato dei dipendenti Pa, o degli operai, ma si ragiona in termini di confederazioni di più settori. Giustamente. Perchè non facciamo la stessa cosa per i datori di lavoro, a cui consentiamo invece di fare organizzazioni corporative? Non è più utile anche qui avere organizzazioni confederali? Ragioniamo su questo.
SOSPENDERE LA LEGGE E APRIRE IL CONFRONTO
Concludo invitando il Segretario ad aprire un confronto con le forze politiche su questa importante norma, senza andare avanti a testa bassa. Ci sono tante idee su cui possiamo confrontarci.