Eccellenze
e colleghi consiglieri,
ci
siamo approcciati a questo investimento con 2 punti fermi.
PRIMO
PUNTO FERMO: OK INVESTIMENTI PRIVATI, SE PRIVATI SUL SERIO
Il
primo: ben vengano gli investimenti privati, quando sono privati sul
serio, non foraggiati dallo Stato; di fronte a investimenti privati,
in settori individuati come interessanti (ed il commercio sicuramente
lo è) non spetta certo alla politica fare valutazioni; ma se lo
Stato foraggia con soldi pubblici o interventi ad hoc, allora le
valutazioni sono necessarie e bisogna vedere se il gioco vale la
candela.
SECONDO
PUNTO FERMO: ELIMINARE LA DISCREZIONALITÀ, SERVONO LEGGI UGUALI PER
TUTTI
Il
secondo punto fermo: una delle cose che più uccide, ancora oggi, il
nostro Paese è la discrezionalità! Che porta i Governi a modellare
leggi e condizioni su misura di ogni singolo imprenditore creando
incertezza, distorcendo la concorrenza e dando il messaggio che è la
politica che decide i destini delle imprese. Tre messaggi che,
nell'era della trasparenza, sono devastanti e spiegano perché poche
imprese vengono a San Marino. Secondo noi le leggi devono essere
chiare e precise, uguali per tutti. Se un settore va incentivato, si
fa una legge di settore, valida x tutti gli investitori che
rispettano quei requisiti, non trattative private con i singoli
imprenditori perché sono simpatici o elettoralmente utili. Questo
deve essere il modo di comportarsi in un Paese che vuole dare
certezze e attrattività.
POLO
MODA È FORAGGIATO DALLO STATO E HA MILLE DEROGHE AD HOC
Se
valutiamo l'investimento Polo della Moda alla luce di questi 2
principi, non ci siamo proprio. L'investimento non è assolutamente
solo privato, perchè, oltre che con una modifica legislativa ad hoc
(la variante che discutiamo oggi), c'è un intervento pubblico che
abbiamo approssimativamente quantificato in 10-12 milioni di euro, ma
potrebbe essere anche di più - come dirò poi.
Ed
inoltre c'è una discrezionalità paurosa. Una convenzione che cuce
addosso all'investitore un vestito su misura, con condizioni ad hoc,
deroghe alle leggi, erogazioni di soldi concesse solo a loro. Altre
aziende sammarinesi, che occupano molti più dipendenti sammarinesi
di quelli che occuperà il Polo della Moda, da domani potranno venire
a chiedere di potersi cucire il vestitino normativo su misura
chiedendo le deroghe alle leggi con la minaccia di andare via? È
così che funziona nel nostro Paese? E che messaggio si dà, così,
ai piccoli imprenditori, quelli che tirano la cinghia tutti i giorni
e che non avranno mai uno Stato che spende x loro 10-12 milioni di
euro pur di farli aprire?
SI
CONTINUA CON METODI VECCHI, NOI PROPONIAMO UN ALTRO MODO
Come
maggioranza parlate di nuovo metodo e poi si vedono queste cose,
secondo me questo modus operandi è lo stesso che c'era negli anni
d'oro, nei famigerati anni in cui era la politica a decidere il
destino delle singole imprese con condizioni ad hoc e nella assoluta
discrezionalità.
Nel
mondo che vogliamo e per cui lottiamo, e lo diciamo con forza, se si
decide che il commercio di grandi dimensioni è un settore da
incentivare, si fa una legge di settore con condizioni anche diverse
da quelle "normali" ma valide per tutte le aziende che
intendono investire in quel settore, da Borletti a chiunque altro si
avvicini. Non ci si siede al tavolo a trattare con singoli
imprenditori creando differenze e concorrenza sleale; non ci si mette
nelle condizioni di dover dire "o ti concedo quello che chiedi
oppure mi gioco le elezioni perchè su questo progetto mi sono speso
completamente e non posso perderlo". Questo è il punto
fondamentale della questione, ed è di metodo: continuare nella
strada degli accordi ad hoc fa parte della vecchia politica, e noi
vogliamo combatterla.
Fatta
questa considerazione di metodo, entro nel merito delle cose.
NON
SIAMO CONTRARI ALL'IDEA MA SERVIVANO 4 COSE A CONTORNO
PRIMA
COSA: UNA PATRIMONIALE SUGLI IMMOBILI PRODUTTIVI SFITTI
Noi
non siamo contrari all'idea di avere grandi strutture commerciali nel
paese, crediamo anzi che siano settori da incentivare (settori,
ripeto, non singole imprese). Ma avevamo chiesto 4 cose per
accompagnare questo investimento:
- una tassazione sui grandi patrimoni, che consenta di mettere sul mercato a prezzi ragionevoli capannoni sfitti da riconvertire, senza dover ogni volta consumare nuovo terreno verde. A parte qualche generica dichiarazione di qualche consigliere, non si è mossa una foglia;SECONDA COSA: INTERVENTI DI COMPENSAZIONE E PEREQUAZIONE
- interventi di perequazione e compensazione. Far si quindi che lo Stato incamerasse il grosso dell'incremento del valore del terreno dovuto alla variante e trasformazione in area verde di altre aree edificabili sul territorio. Sulla perequazione siamo quasi a zero, lo Stato incamera giusto la tassazione sulla plusvalenza realizzata dai proprietari del terreno, che si sfregano le mani per il grande guadagno realizzato (e che invece poteva realizzare lo Stato). Sulla compensazione c'è stato lo spettacolo penoso dell'area destinata al Pst, tolta da Ca'Chiavello per fare compensazione (si diceva) ma poi spostata a Ca'Montanaro e poi, dopo le polemiche, in altro luogo non identificato: quindi niente compensazione perchè il territorio verrà alla fine consumato e altro obiettivo fallito;TERZA COSA: GARANZIE PER LO STATO
- la terza questione che avevamo chiesto era prevedere, da parte degli investitori, delle garanzie per lo Stato, a fronte dei benefici concessi, per evitare che, dopo qualche anno, presi i benefici, gli investitori se ne vadano e lo Stato rimanga con un pugno di mosche. Niente da fare, non ci sono garanzie, anzi quelle poche che c'erano (articolo 63 comma 7 della legge fiscale) le avete eliminate con un Decreto nell'ultimo Consiglio, giustificandolo con scuse puerili. Non sembra essere nemmeno prevista la fideiussione o la messa in garanzia di un immobile che è prevista dal Decreto Sviluppo (per l'importo di 300 mila euro);QUARTA COSA: PIANO PER LO SVILUPPO DEL TURISMO
- la quarta e ultima questione era mettere immediatamente in campo un piano operativo per creare un collegamento fra il commercio che si svilupperà nell'outlet e il nostro sistema turistico. Trasferimenti, attrazioni, divertimenti, pacchetti agevolati, utilizzo della Smac da caricare nell'outlet e spendere in Centro Storico, ecc...a parte un generico impegno nella convenzione, non c'è nulla di tutto ciò.MANCA TUTTO QUESTO ED IN PIÙ C'È UNA CONVENZIONE DA VENDETTA
Già
questo basterebbe a dare un giudizio contrario su quello che, come
Governo, avete combinato. Ma guardando la convenzione, purtroppo, le
notizie negative non sono finite qui.
Una
prima analisi mostra diverse scelte scandalose da parte del Governo.
DEROGA
SCANDALOSA SUL CREDITO AGEVOLATO: CIFRE MONSTRE
La
prima scelta inaccettabile è la mostruosa deroga sul credito
agevolato. Viene dato un finanziamento di 65 milioni di euro quando
la legge, per gli investimenti nel settore commerciale, pone un
limite di 500 mila euro!! Il contributo in conto interessi, che viene
dato all'80% quando la legge dice il 70%, ci costerà circa 2.500.000
euro di soldi freschi sottratti ai cittadini. Inoltre si prevede il
cumulo credito agevolato - incentivi fiscali, che non è permesso
dalle norme vigenti. Ma per loro si può.
ESENZIONE
ONERI DI CONCESSIONE: UN REGALO DA 5 MILIONI
La
seconda scelta inaccettabile è l'azzeramento degli oneri di
concessione, che fa perdere (da un primo conteggio) 5 milioni e 200
mila euro allo Stato, imposte fresche che sarebbero entrate nelle
casse pubbliche. A fronte della realizzazione di un parcheggio
totalmente inutile per la collettività, checchè ne dica il
Segretario. Anche qui l'interesse pubblico è andato a farsi
benedire.
NESSUN
CONCRETO IMPEGNO OCCUPAZIONALE DI RESIDENTI
Terza
scelta inaccettabile: non ci sono concreti impegni occupazionali di
sammarinesi e residenti, a fronte di tutti gli sgravi concessi.
Contrariamente a quanto detto dai vari Segretari di Stato, gli
investitori non pagano 1€ per la formazione del personale
residente, che è tutta demandata al Cfp a spese nostre: un'altra
delle tante chiacchiere che non hanno trovato concretizzazione.
Inoltre, gli investitori hanno la possibilità di godere degli sgravi
di cui al Titolo IV, Capo II, della legge fiscale anche senza
rispettare i requisiti che sono lì previsti, che prevedevano che
almeno il 50% degli assunti dovesse essere residente. Dei 200
dipendenti, quindi, ben pochi rischiano di essere sammarinesi o
residenti.
LO
STATO RISCHIA DI PAGARE PARTE DELLA STRADA CHE SERVE A LORO
Quarta
scelta inaccettabile: gli investitori pagheranno la strada di
collegamento con l'Italia, che loro hanno richiesto, solo fino a 2
milioni di euro (che poi recupereranno tramite sgravi monofase). Se
costerà di più pagherà lo Stato. Rischiamo quindi di spendere
soldi per una strada che serve solo ai Borletti.
Tema
che si aggiunge al discorso della bonifica dell'area dove passerà la
strada, che è privata e non si capisce da chi sarà pagata. Temo,
anche qui, che lo Stato avrà un'uscita.
NESSUNA
STIMA DELL'IMPATTO DELL'OUTLET SULLE ATTIVITÀ ESISTENTI
Infine,
va sottolineato che non c'è la minima stima dell'impatto che avrà
questo nuovo Outlet sulle attività economiche già esistenti in
termini di perdita di posti di lavoro e di monofase. Considerato che
si tratta di un Outlet "generico" (che avrà grandi marchi
ma anche marchi medio-bassi di largo consumo), l'effetto sul settore
commerciale esistente rischia di essere molto negativo. Dei 200 posti
di lavoro stimati, di cui pochi peraltro saranno sammarinesi, quanti
ne vanno sottratti per le attività che chiuderanno? Dalla monofase
stimata, quanta ne va tolta per le attività che chiuderanno?
POCO
DA AGGIUNGERE SE NON DISAPPROVARE L'AZIONE DEL GOVERNO
A
fronte di tutte queste cose e queste analisi, non si può che essere
in disaccordo con l'operato del Governo e dissentire da tutto quanto
fatto di fronte a un progetto che invece sarebbe stato interessante.