INTERVENTO POLO DELLA MODA, seconda lettura - 4_8_15


Eccellenze e colleghi consiglieri,
ci siamo approcciati a questo investimento con 2 punti fermi.
PRIMO PUNTO FERMO: OK INVESTIMENTI PRIVATI, SE PRIVATI SUL SERIO
Il primo: ben vengano gli investimenti privati, quando sono privati sul serio, non foraggiati dallo Stato; di fronte a investimenti privati, in settori individuati come interessanti (ed il commercio sicuramente lo è) non spetta certo alla politica fare valutazioni; ma se lo Stato foraggia con soldi pubblici o interventi ad hoc, allora le valutazioni sono necessarie e bisogna vedere se il gioco vale la candela.
SECONDO PUNTO FERMO: ELIMINARE LA DISCREZIONALITÀ, SERVONO LEGGI UGUALI PER TUTTI
Il secondo punto fermo: una delle cose che più uccide, ancora oggi, il nostro Paese è la discrezionalità! Che porta i Governi a modellare leggi e condizioni su misura di ogni singolo imprenditore creando incertezza, distorcendo la concorrenza e dando il messaggio che è la politica che decide i destini delle imprese. Tre messaggi che, nell'era della trasparenza, sono devastanti e spiegano perché poche imprese vengono a San Marino. Secondo noi le leggi devono essere chiare e precise, uguali per tutti. Se un settore va incentivato, si fa una legge di settore, valida x tutti gli investitori che rispettano quei requisiti, non trattative private con i singoli imprenditori perché sono simpatici o elettoralmente utili. Questo deve essere il modo di comportarsi in un Paese che vuole dare certezze e attrattività.
POLO MODA È FORAGGIATO DALLO STATO E HA MILLE DEROGHE AD HOC
Se valutiamo l'investimento Polo della Moda alla luce di questi 2 principi, non ci siamo proprio. L'investimento non è assolutamente solo privato, perchè, oltre che con una modifica legislativa ad hoc (la variante che discutiamo oggi), c'è un intervento pubblico che abbiamo approssimativamente quantificato in 10-12 milioni di euro, ma potrebbe essere anche di più - come dirò poi.
Ed inoltre c'è una discrezionalità paurosa. Una convenzione che cuce addosso all'investitore un vestito su misura, con condizioni ad hoc, deroghe alle leggi, erogazioni di soldi concesse solo a loro. Altre aziende sammarinesi, che occupano molti più dipendenti sammarinesi di quelli che occuperà il Polo della Moda, da domani potranno venire a chiedere di potersi cucire il vestitino normativo su misura chiedendo le deroghe alle leggi con la minaccia di andare via? È così che funziona nel nostro Paese? E che messaggio si dà, così, ai piccoli imprenditori, quelli che tirano la cinghia tutti i giorni e che non avranno mai uno Stato che spende x loro 10-12 milioni di euro pur di farli aprire?
SI CONTINUA CON METODI VECCHI, NOI PROPONIAMO UN ALTRO MODO
Come maggioranza parlate di nuovo metodo e poi si vedono queste cose, secondo me questo modus operandi è lo stesso che c'era negli anni d'oro, nei famigerati anni in cui era la politica a decidere il destino delle singole imprese con condizioni ad hoc e nella assoluta discrezionalità.
Nel mondo che vogliamo e per cui lottiamo, e lo diciamo con forza, se si decide che il commercio di grandi dimensioni è un settore da incentivare, si fa una legge di settore con condizioni anche diverse da quelle "normali" ma valide per tutte le aziende che intendono investire in quel settore, da Borletti a chiunque altro si avvicini. Non ci si siede al tavolo a trattare con singoli imprenditori creando differenze e concorrenza sleale; non ci si mette nelle condizioni di dover dire "o ti concedo quello che chiedi oppure mi gioco le elezioni perchè su questo progetto mi sono speso completamente e non posso perderlo". Questo è il punto fondamentale della questione, ed è di metodo: continuare nella strada degli accordi ad hoc fa parte della vecchia politica, e noi vogliamo combatterla.
Fatta questa considerazione di metodo, entro nel merito delle cose.
NON SIAMO CONTRARI ALL'IDEA MA SERVIVANO 4 COSE A CONTORNO
PRIMA COSA: UNA PATRIMONIALE SUGLI IMMOBILI PRODUTTIVI SFITTI
Noi non siamo contrari all'idea di avere grandi strutture commerciali nel paese, crediamo anzi che siano settori da incentivare (settori, ripeto, non singole imprese). Ma avevamo chiesto 4 cose per accompagnare questo investimento:
  1. una tassazione sui grandi patrimoni, che consenta di mettere sul mercato a prezzi ragionevoli capannoni sfitti da riconvertire, senza dover ogni volta consumare nuovo terreno verde. A parte qualche generica dichiarazione di qualche consigliere, non si è mossa una foglia;
    SECONDA COSA: INTERVENTI DI COMPENSAZIONE E PEREQUAZIONE
  2. interventi di perequazione e compensazione. Far si quindi che lo Stato incamerasse il grosso dell'incremento del valore del terreno dovuto alla variante e trasformazione in area verde di altre aree edificabili sul territorio. Sulla perequazione siamo quasi a zero, lo Stato incamera giusto la tassazione sulla plusvalenza realizzata dai proprietari del terreno, che si sfregano le mani per il grande guadagno realizzato (e che invece poteva realizzare lo Stato). Sulla compensazione c'è stato lo spettacolo penoso dell'area destinata al Pst, tolta da Ca'Chiavello per fare compensazione (si diceva) ma poi spostata a Ca'Montanaro e poi, dopo le polemiche, in altro luogo non identificato: quindi niente compensazione perchè il territorio verrà alla fine consumato e altro obiettivo fallito;
    TERZA COSA: GARANZIE PER LO STATO
  3. la terza questione che avevamo chiesto era prevedere, da parte degli investitori, delle garanzie per lo Stato, a fronte dei benefici concessi, per evitare che, dopo qualche anno, presi i benefici, gli investitori se ne vadano e lo Stato rimanga con un pugno di mosche. Niente da fare, non ci sono garanzie, anzi quelle poche che c'erano (articolo 63 comma 7 della legge fiscale) le avete eliminate con un Decreto nell'ultimo Consiglio, giustificandolo con scuse puerili. Non sembra essere nemmeno prevista la fideiussione o la messa in garanzia di un immobile che è prevista dal Decreto Sviluppo (per l'importo di 300 mila euro);
    QUARTA COSA: PIANO PER LO SVILUPPO DEL TURISMO
  4. la quarta e ultima questione era mettere immediatamente in campo un piano operativo per creare un collegamento fra il commercio che si svilupperà nell'outlet e il nostro sistema turistico. Trasferimenti, attrazioni, divertimenti, pacchetti agevolati, utilizzo della Smac da caricare nell'outlet e spendere in Centro Storico, ecc...a parte un generico impegno nella convenzione, non c'è nulla di tutto ciò.
    MANCA TUTTO QUESTO ED IN PIÙ C'È UNA CONVENZIONE DA VENDETTA
Già questo basterebbe a dare un giudizio contrario su quello che, come Governo, avete combinato. Ma guardando la convenzione, purtroppo, le notizie negative non sono finite qui.
Una prima analisi mostra diverse scelte scandalose da parte del Governo.
DEROGA SCANDALOSA SUL CREDITO AGEVOLATO: CIFRE MONSTRE
La prima scelta inaccettabile è la mostruosa deroga sul credito agevolato. Viene dato un finanziamento di 65 milioni di euro quando la legge, per gli investimenti nel settore commerciale, pone un limite di 500 mila euro!! Il contributo in conto interessi, che viene dato all'80% quando la legge dice il 70%, ci costerà circa 2.500.000 euro di soldi freschi sottratti ai cittadini. Inoltre si prevede il cumulo credito agevolato - incentivi fiscali, che non è permesso dalle norme vigenti. Ma per loro si può.
ESENZIONE ONERI DI CONCESSIONE: UN REGALO DA 5 MILIONI
La seconda scelta inaccettabile è l'azzeramento degli oneri di concessione, che fa perdere (da un primo conteggio) 5 milioni e 200 mila euro allo Stato, imposte fresche che sarebbero entrate nelle casse pubbliche. A fronte della realizzazione di un parcheggio totalmente inutile per la collettività, checchè ne dica il Segretario. Anche qui l'interesse pubblico è andato a farsi benedire.
NESSUN CONCRETO IMPEGNO OCCUPAZIONALE DI RESIDENTI
Terza scelta inaccettabile: non ci sono concreti impegni occupazionali di sammarinesi e residenti, a fronte di tutti gli sgravi concessi. Contrariamente a quanto detto dai vari Segretari di Stato, gli investitori non pagano 1€ per la formazione del personale residente, che è tutta demandata al Cfp a spese nostre: un'altra delle tante chiacchiere che non hanno trovato concretizzazione. Inoltre, gli investitori hanno la possibilità di godere degli sgravi di cui al Titolo IV, Capo II, della legge fiscale anche senza rispettare i requisiti che sono lì previsti, che prevedevano che almeno il 50% degli assunti dovesse essere residente. Dei 200 dipendenti, quindi, ben pochi rischiano di essere sammarinesi o residenti.
LO STATO RISCHIA DI PAGARE PARTE DELLA STRADA CHE SERVE A LORO
Quarta scelta inaccettabile: gli investitori pagheranno la strada di collegamento con l'Italia, che loro hanno richiesto, solo fino a 2 milioni di euro (che poi recupereranno tramite sgravi monofase). Se costerà di più pagherà lo Stato. Rischiamo quindi di spendere soldi per una strada che serve solo ai Borletti.
Tema che si aggiunge al discorso della bonifica dell'area dove passerà la strada, che è privata e non si capisce da chi sarà pagata. Temo, anche qui, che lo Stato avrà un'uscita.
NESSUNA STIMA DELL'IMPATTO DELL'OUTLET SULLE ATTIVITÀ ESISTENTI
Infine, va sottolineato che non c'è la minima stima dell'impatto che avrà questo nuovo Outlet sulle attività economiche già esistenti in termini di perdita di posti di lavoro e di monofase. Considerato che si tratta di un Outlet "generico" (che avrà grandi marchi ma anche marchi medio-bassi di largo consumo), l'effetto sul settore commerciale esistente rischia di essere molto negativo. Dei 200 posti di lavoro stimati, di cui pochi peraltro saranno sammarinesi, quanti ne vanno sottratti per le attività che chiuderanno? Dalla monofase stimata, quanta ne va tolta per le attività che chiuderanno?
POCO DA AGGIUNGERE SE NON DISAPPROVARE L'AZIONE DEL GOVERNO

A fronte di tutte queste cose e queste analisi, non si può che essere in disaccordo con l'operato del Governo e dissentire da tutto quanto fatto di fronte a un progetto che invece sarebbe stato interessante.