Eccellenze
e colleghi,
questo
progetto di investimento dà secondo me il segno di come le cose non
funzionino nel nostro Paese.
IL
GOVERNO IN PRIMA LINEA, SI GIOCA TUTTO CON QUESTO PROGETTO E SI TROVA
CON LE MUTANDE ABBASSATE
Perchè
il Governo, anziché stare al suo posto, è in prima linea a
magnificare il progetto, addirittura promuove incontri con gli
investitori nelle Segreterie di Stato (mi ricorda la San Marino
Giochi, e sappiamo come poi è andata a finire); perchè il Governo è
andato direttamente a cercare l'impresa, senza affidarsi ad una
Agenzia per lo Sviluppo come avverrebbe nei paesi normali; perchè il
Governo ha legato tutta la strategia di rilancio economico e
occupazionale a questo megaprogetto, perchè oltre a questo c'è il
nulla, ed ora è con le mutande abbassate, obbligato a concedere in
tempi rapidissimi agli investitori tutto quello che vogliono, pena la
perdita di tutto. Perchè questo investimento prevede 2 grandi
interventi ad hoc, specifici per la singola impresa e non accessibili
a tutti, e cioè la variante e gli incentivi.
INCENTIVI:
NON SI SA COSA SI FARA' MA 1 ANNO FA SI ERA CONCESSO DI TUTTO
Sugli
incentivi non sappiamo ancora cosa partorirete. Lo abbiamo chiesto ma
non ci avete mai risposto. 1 anno fa, quando questi stessi
investitori dovevano piazzarsi al Queen Outlet, avevate regalato con
una delibera ad hoc:
- un regime agevolato di applicazione dell’imposta generale sui redditi, anche in deroga alla legge. Anche gli altri commercianti, Segretario Felici, hanno accesso ad un regime agevolato in deroga alla legge?;
- un regime agevolato delle imposte di registro;
- il credito agevolato per ampliamento e ristrutturazione dell'immobile;
- la variante al Prg per consentire all'investitore di espandersi (il Queen Outlet era piccolo, bisognava togliere buona parte del verde che lo sovrasta);
- e soprattutto, UN CONTRIBUTO A FONDO PERDUTO a sostegno di una parte dei costi di ristrutturazione dell’immobile (si parlava di 8 milioni di euro, perchè i proprietari del Queen volevano uno sproposito).
NON
INVESTIMENTO PRIVATO MA INVESTIMENTO SOVVENZIONATO
Questa volta non lo
sappiamo, sappiamo solo che la Mularoni ha detto “sentiremo cosa ci
chiedono”, e, mi vien da aggiungere, glielo concederemo.
Discrezionalità pura, che vi siete lasciati con l'art.18 della legge
sullo sviluppo, per fare il vostro comodo non per fare leggi di
settore ma per creare condizioni ad hoc per ogni azienda. Ma come
detto vi state giocando talmente tanto che non potete dire nulla
rispetto alle richieste degli investitori. Ma il Paese deve sapere
che così non parliamo più di investimenti privati, ma di
investimenti sovvenzionati dallo Stato, pesantemente sovvenzionati, e
tutte le considerazioni cambiano.
LA
VARIANTE: UNO ARRIVA, CHIEDE UN TERRENO E GLIELO SI DA'
Sulla variante c'è
poco da dire. Arriva un imprenditore, chiede un terreno, e il Governo
glielo dà. Senza porre in essere nulla capace di tutelare la
collettività. E chissà chi pagherà le spese per realizzare il
collegamento diretto con la superstrada che gli investitori hanno
chiesto, chi pagherà gli oneri di urbanizzazione, chi pagherà lo
spostamento della centrale elettrica, non si sa niente.
Volete sentire idee
alternative, diceva il Segretario.
1°
SOLUZIONE: PATRIMONIALE SUGLI GRANDI PATRIMONI INUTILIZZATI
Eccone una:
inseriamo una tassazione sui grandi patrimoni, che consenta di
mettere sul mercato a prezzi ragionevoli capannoni sfitti da
riconvertire, senza dover ogni volta consumare nuovo terreno verde.
Se i prezzi degli immobili esistenti sono spropositati perchè
appartengono ai soliti noti che vogliono farci sopra il business del
secolo, come è successo l'anno scorso con il Queen Outlet, sarà il
caso di intervenire perchè sennò ogni volta che arriva un
investitore l'unica opzione è quella di consumare nuovo terreno
pubblico. Una tassazione significativa sui grandi patrimoni può
servire a mettere in gioco immobili sfitti che attualmente non sono
utilizzabili per ragioni di prezzo.
2°
SOLUZIONE: LA PEREQUAZIONE, LO STATO GUADAGNI L'INCREMENTO DI VALORE
DEL TERRENO
Volete un'altra
idea? Introducete meccanismi di perequazione. In un Paese normale la
stragrande maggioranza dell'incremento di valore del terreno
convertito da parco a edificabile non rimarrebbe in tasca ai
proprietari dei terreni ma andrebbe allo Stato, che con quei soldi
farebbe opere di urbanizzazione, strade, e altri interventi o
semplicemente acquisterebbe terreni edificabili da riconvertire a
parco, in modo avere zero consumo finale di territorio. Oppure lo
Stato esproprierebbe il terreno a parco a prezzo di mercato e lo
rivenderebbe lui come edificabile, incamerando sempre l'incremento di
valore da utilizzare per le sopra citate esigenze.
Da noi no, niente di niente. Un terreno a parco diventa edificabile e l'incremento di valore lo intascano i proprietari senza dare nulla allo Stato. Proprietari che sono sempre parte di quei “soliti noti”, quelle 7-8 famiglie che possiedono la stragrande maggioranza dei terreni e degli immobili di questo Paese e che non hanno certo bisogno di guadagnare ancora grazie a questi interventi dello Stato.
Da noi no, niente di niente. Un terreno a parco diventa edificabile e l'incremento di valore lo intascano i proprietari senza dare nulla allo Stato. Proprietari che sono sempre parte di quei “soliti noti”, quelle 7-8 famiglie che possiedono la stragrande maggioranza dei terreni e degli immobili di questo Paese e che non hanno certo bisogno di guadagnare ancora grazie a questi interventi dello Stato.
UN
ASPETTO POCO CHIARO: VENDITA DI UN TERRENO ADIACENTE NON INTERESSANTE
PER IL PROGETTO
Ma
non basta, la politica non si accontenta e chiede agli investitori di
acquistare anche un'area adiacente a quella da loro individuata,
un'area sempre a parco ma venduta come edificabile, che agli
investitori non serve e che dovrebbe diventare, a spese dello Stato
ovviamente, un parco da legare all'outlet che si dovrebbe realizzare.
Anche qui l'incremento di valore resta ai proprietari ed il dubbio
fortissimo è che questi soldi extra pagati dagli investitori saranno
redistribuiti ai loro sponsor politici sotto forma di regali.
Sappiate che staremo attentissimi su questo.
3°
PROPOSTA: GARANZIE PER LO STATO, PER EVITARE LA CATTEDRALE NEL
DESERTO
Un'altra
proposta? Prevediamo che gli investitori diano delle garanzie allo
Stato, visto che ottengono svariati benefici, per far si che se
magari se il progetto parte e poi rimane a metà oppure se tutto
viene dismesso dopo pochi anni di attività, magari con dei debiti
verso lo Stato, non ci resti l'ennesima cattedrale nel deserto vuota
che a quel punto avrebbe solo consumato territorio senza effetti
positivi per la collettività. Siccome è già successo più volte in
questo Paese, bisognerà pur pensarci.
4°
PROPOSTA: SVILUPPO DI UN PIANO DI UTILIZZO DELL'OUTLET A FINI
TURISTICI
Volete
un'altra idea ancora? Mettete immediatamente in campo un piano
operativo per creare un collegamento fra il commercio che si
svilupperà nell'outlet e il nostro sistema turistico. Trasferimenti,
attrazioni, divertimenti, pacchetti agevolati, utilizzo della Smac da
caricare nell'outlet e spendere in Centro Storico, allo scopo magari
di provare per una volta a far stare le persone almeno 2 giorni qua.
NON
C'E' NIENTE DI NIENTE SU QUESTO: SOLO UNA GRAN FRETTA
Non
abbiamo visto niente di niente su tutti questi temi. C'è fretta,
come diceva il mio collega Santolini, tanta fretta; bisogna correre
sennò aprono in Italia, quindi non stiamo a discutere tanto di
queste cose e concediamo tutto. Ci sono 250 posti di lavoro più
l'indotto quindi via, andiamo avanti, e se alla fine tra incentivi,
oneri a carico dello Stato, territorio consumato, perequazione che
non c'è, ecc...l'investimento lo paga in buona parte lo Stato non
importa. E se qualche attività chiude, ed i 250 posti diventano
molti meno, pazienza. C'è fretta, bisogna fare. Gli investitori
stimano supercifre e superflussi quindi ottimo, avanti senza troppe
domande.
INIZIA
IL GOVERNO BORLETTI?
Ma
gli interessi dello Stato qua chi li deve tutelare? Chi deve
preoccuparsi che le cose siano fatte per bene? Oggi inizia l'era del
Governo Borletti in questo Paese: quello che loro dicono e chiedono,
noi lo facciamo. Chiediamoci se è questo il Paese che vogliamo.