DECRETO LAVORO OCCASIONALE 27_4_15


Apro dicendo che è legittimo potersi affidare al supporto dei familiari per certe situazioni (necessità temporanee, malattie, aperture serali, ecc...) era una cosa da introdurre in una norma.
Ma non va bene introdurre il concetto del lavoro gratuito: qui si può lavorare senza limiti di tempo, di giorni e di momenti: di fatto un familiare, magari pensionato, e che quindi ha già un reddito, può lavorare senza limiti di tempo, producendo un reddito che non è retribuito né tassato.
Con la conseguenza che i titolari di attività, i liberi professionisti e forse i soci unici delle attività che hanno a "disposizione" parenti disponibili a lavorare gratis (perché magari già pensionati o dipendenti PA), sono incredibilmente avvantaggiati rispetto a chi noi ha la stessa possibilità. Perché possono avere dipendenti non pagati che producono reddito senza avere retribuzione e senza pagare tasse e contributi.
Con 2 o 3 familiari disponibili si fa una attività senza pagare nessuno.
Ripeto, Il testo del Decreto non pone limiti alla tipologia di attività svolta dai familiari. Non è solo il supporto (rispondere al telefono, portare lettere, ecc...), è attività abituale, di gestione o produzione, quindi attività assolutamente produttiva di reddito o che non viene pagata.
Ma si dirà "le attività sono in crisi e noi possono pagare un dipendente", quindi deve essere tutto gratis.
A cosa porta questo principio? Quante sono le piccole attività, nel settore dei servizi ad esempio, che sono quasi sempre unipersonali o al massimo con un dipendente, che potrebbero domani chiedere di utilizzare gratuitamente i propri familiari? Perche non possono pagarli...
Idraulici, falegnami, elettricisti, programmatori, architetti, consulenti, servizi alla persona, pulizie, eccetera eccetera. C'è un mondo!!! Abbiamo ancora 3000 imprese con zero dipendenti che domani potrebbero richiedere il lavoro gratis dei familiari perché sono in difficoltà e rischiano di chiudere.
Ripeto ancora: qui non parliamo di "dare una mano", parliamo di lavoro continuato, organizzato, senza limiti di tempo e orario. Ma senza tasse né contributi.
E quindi senza assicurazione in caso di malattia o infortunio ad esempio, come diceva Giardi.
Avete esagerato, molto. Il principio in sé ci sta, consentire ai familiari di aiutare (e sottolineo "aiutare") nell'attività di famiglia. Ma così è troppo! Così introducete il concetto che si può lavorare e produrre reddito senza essere pagati o versare contributi.
E la questione si presta a mille estensioni, a mille allargamenti, all'estensione ad altri familiari e settori.
Come ha fatto la maggioranza che con degli emendamenti sta cercando di allargare il concetto del lavoro familiare gratis a tanti altri settori es: i servizi e tutto l'artigianato), ad altri parenti (anche di secondo grado), alle società a socio unico.
Questo per oggi, chissà domani dove arriveremo. Visto che avete abitudine di rivedere continuamente i Decreti a seconda dette richieste che vi fanno.
La nostra proposta, già fatta quando si è votata la legge, era di estendere anche ai familiari il concetto del lavoro occasionale. Dare quindi alle attività la possibilità di usare i familiari, anche se pensionati o già occupati, ma per appunto le attività di supporto occasionale, con dei limiti di tempo, con retribuzione, tasse e contributi. Perché è giusto che le piccole imprese possano usare personale che già conoscono per le necessi­tà occasionali (era un supporto da dare), non che possano farlo gratis e senza limiti.

Nessuno dice che i titolari di attività sono brutti e cattivi, ci mancherebbe altro: l'esigenza di dare la possibilità di usare il supporto dei familiari c'era ed era legittima, non va bene il modo con cui lo avete fatto.