Apro dicendo che è legittimo
potersi affidare al supporto dei familiari per certe situazioni
(necessità temporanee, malattie, aperture serali, ecc...) era una
cosa da introdurre in una norma.
Ma
non va bene introdurre il concetto del lavoro gratuito: qui si può
lavorare senza limiti di tempo, di giorni e di momenti: di fatto un
familiare, magari pensionato, e che quindi ha già un reddito, può
lavorare senza limiti di tempo, producendo un reddito che non è
retribuito né tassato.
Con
la conseguenza che i titolari di attività, i liberi professionisti
e forse i soci unici delle attività che hanno a "disposizione"
parenti disponibili a lavorare gratis (perché magari già pensionati
o dipendenti PA), sono incredibilmente avvantaggiati rispetto a chi
noi ha la stessa possibilità. Perché possono avere dipendenti non
pagati che producono reddito senza avere retribuzione e senza pagare
tasse e contributi.
Con
2 o 3 familiari disponibili si fa una attività senza pagare
nessuno.
Ripeto,
Il testo del Decreto non pone limiti alla tipologia di attività
svolta dai familiari. Non è solo il supporto (rispondere al
telefono, portare lettere, ecc...), è attività abituale, di
gestione o produzione, quindi attività assolutamente produttiva di
reddito o che non viene pagata.
Ma
si dirà "le attività sono in crisi e noi possono pagare un
dipendente", quindi deve essere tutto gratis.
A
cosa porta questo principio? Quante sono le piccole attività, nel
settore dei servizi ad esempio, che sono quasi sempre unipersonali o
al massimo con un dipendente, che potrebbero domani chiedere di
utilizzare gratuitamente i propri familiari? Perche non possono
pagarli...
Idraulici,
falegnami, elettricisti, programmatori, architetti, consulenti,
servizi alla persona, pulizie, eccetera eccetera. C'è un mondo!!!
Abbiamo ancora 3000 imprese con zero dipendenti che domani potrebbero
richiedere il lavoro gratis dei familiari perché sono in difficoltà
e rischiano di chiudere.
Ripeto
ancora: qui non parliamo di "dare una mano", parliamo di
lavoro continuato, organizzato, senza limiti di tempo e orario. Ma
senza tasse né contributi.
E
quindi senza assicurazione in caso di malattia o infortunio ad
esempio, come diceva Giardi.
Avete
esagerato, molto. Il principio in sé ci sta, consentire ai familiari
di aiutare (e sottolineo "aiutare") nell'attività di
famiglia. Ma così è troppo! Così introducete il concetto che si
può lavorare e produrre reddito senza essere pagati o versare
contributi.
E
la questione si presta a mille estensioni, a mille allargamenti,
all'estensione ad altri familiari e settori.
Come
ha fatto la maggioranza che con degli emendamenti sta cercando di
allargare il concetto del lavoro familiare gratis a tanti altri
settori es: i servizi e tutto l'artigianato), ad altri parenti (anche
di secondo grado), alle società a socio unico.
Questo
per oggi, chissà domani dove arriveremo. Visto che avete abitudine
di rivedere continuamente i Decreti a seconda dette richieste che vi
fanno.
La
nostra proposta, già fatta quando si è votata la legge, era di
estendere anche ai familiari il concetto del lavoro occasionale. Dare
quindi alle attività la possibilità di usare i familiari, anche se
pensionati o già occupati, ma per appunto le attività di supporto
occasionale, con dei limiti di tempo, con retribuzione, tasse e
contributi. Perché è giusto che le piccole imprese possano usare
personale che già conoscono per le necessità occasionali (era
un supporto da dare), non che possano farlo gratis e senza limiti.
Nessuno
dice che i titolari di attività sono brutti e cattivi, ci
mancherebbe altro: l'esigenza di dare la possibilità di usare il
supporto dei familiari c'era ed era legittima, non va bene il modo
con cui lo avete fatto.