Eccellenze e
colleghi consiglieri,
UN
PUZZLE CHE HA MESSO A RISCHIO LA CASSA E IL PAESE
personalmente
sono molto soddisfatto del lavoro portato in aula da questa
Commissione di Inchiesta. In primo luogo perchè è riuscita a
portare all'attenzione del Consiglio e della gente una relazione
unica, identificando quindi una ricostruzione dei fatti e delle
conclusioni valide per tutti. In secondo luogo perchè quella
ricostruzione e quelle conclusioni ci consentono di
far luce su vicende di cui abbiamo discusso spesso a pezzi, rendendo
organici i vari tasselli di un puzzle di rapporti di forza, interessi
incrociati, errori ed omissioni, cambi di linea e trattative che
negli anni fra il 2008 e il 2010 hanno messo a rischio la vita della
Cassa di Risparmio e dello stesso San Marino. E su cui tanto si è
dibattuto in Consiglio.
Ci sono 3 livelli di
responsabilità, fra i tanti che emergono nella relazione, a cui
voglio porre attenzione.
L'INCOMPETENZA
DEI GESTORI: SITUAZIONE DA RIMEDIARE SUBITO
Il
primo riguarda l'assoluta incapacità dei vari Consigli di
Amministrazione succedutisi in Carisp e in Fondazione Carisp a
gestire la situazione. Come ben dice la relazione nel finale "Troppo
spesso
si
è
evidenziata,
con
qualche
eccezione,
la
scarsa
competenza
e
la
mancanza
di
preparazione
dei
membri
di
questi
organi
amministrativi.
Se
ciò
poteva
essere
giustificato
per
la
Fondazione
dati
i
suoi
variegati
scopi
sociali,
diventa
del
tutto
inaccettabile
per
il
CdA
di
Cassa.
È
infatti
proprio
la
ridotta
presenza
di
professionalità
di
livello
tra
i
Consiglieri
di
Amministrazione
ad aver
consentito
la
gestione
da
“uomo
solo
al
comando”
prima
con
Mario
Fantini
e
poi
con
Leone
Sibani".
E, aggiunge, "è
utile superare la visione clientelare che fino ad ora ha portato alla
nomina basata sull'estrazione politica per dare spazio al
reclutamento di professionisti dotati di valore e prestigio
oggettivamente riconosciuti".
Non serve aggiungere
molto: la relazione mostra Cda che ratificano decisioni prese
altrove, che non fanno rilievi di fronte a ciò che viene presentato,
non si interrogano sui rischi delle operazioni, non sanno obiettare
alle proposte del management, ricorrono continuamente a consulenti, a
cui si affidano ciecamente, perchè da soli non saprebbero cosa fare,
non danno indirizzi al management (ad esempio sulla vendita delle
quote di Carisp in Delta al momento dello scoppio dei primi contrasti
con Sopaf).
Questo è un
problema gravissimo del nostro sistema, e lo vediamo tutt'oggi in
tantissime situazioni. Non è un problema del passato ma
dell'attualità. Interrogatevi su chi c'è oggi nei Cda delle
aziende, degli Enti a partecipazione pubblica, nelle banche: dove
servirebbe tantissima competenza ci troviamo invece intrallazzati
politici che non fanno che eseguire gli ordini di altri. E così ci
si ritrova (solo per fare 3 esempi) ex sindacalisti a presiedere le
Poste, commercialisti a presiedere (fino a ieri) la Tv di Stato, ex
funzionari di partito a presiede la Giochi del Titano e la
spartizione politica scientifica dei Cda delle banche, specialmente
alcune: tutte situazioni che in comune hanno l'incompetenza sulla
materia di cui invece bisognerebbe sapere tutto o quasi.
E così poi ci si
ritrova nella necessità di affidarsi a dirigenti o consulenti quasi
sempre non sammarinesi, che compiono scelte decisive per San Marino
quasi sempre senza contraltare, in autonomia. È successo con Fantini
e Sibani, ma succede quotidianamente anche oggi negli esempi che ho
citato. È una situazione gravissima, anche in prospettiva.
È
inutile condividere raccomandazioni se non si agisce poi di
conseguenza. Se andiamo avanti così, a non analizzare e nemmeno a
cercare la competenza, moriamo. Ci
faremo carico di fare una proposta molto precisa in questo senso già
a partire dal prossimo Consiglio con un apposito ordine del giorno.
In modo da porre un freno immediato, a partire dalle prossime nomine,
a questo metodo spartitorio almeno laddove la decisione spetti allo
Stato.
LA
BANCA CENTRALE: PREOCCUPANTE ASSENZA DI RAPPORTI
Il secondo aspetto
che voglio rilevare riguarda la Banca Centrale. Ci sono 2 profili
importanti rispetto a questa vicenda.
Il primo: la
difficoltà, anche molto recente, della politica di rispettare
l'autonomia della Banca Centrale. Ne abbiamo già parlato all'epoca
delle dimissioni di Papi e Bossone, che purtroppo il Consiglio ha
solo potuto ratificare “a babbo morto” senza essere minimamente
coinvolto nei passaggi precedenti. Gli episodi evidenziati già
allora, e ribaditi anche in questa relazione, mostrano pressioni
crescenti e costanti per ammorbidire o evitare provvedimenti di
vigilanza, concedere autorizzazioni non dovute, ecc...Nessun reato,
purtroppo, come affermato dal Magistrato Di Bona, ma situazioni
politicamente molto rilevanti. Su cui la maggioranza di allora, e mi
ci metto anche io perchè lo considero un errore, non è stata capace
di dire o fare granchè.
Poi ci fu la famosa
ispezione in Banca Partner, quindi a Grandoni, l'inizio della fine:
da lì scattò la mobilitazione di una parte della maggioranza di
allora, la rimozione di Caringi e le dimissioni a cascata di Papi e
Bossone, con tutto quello che creò quell'evento. E che si riverberò
su una serie di vicende, compreso questa di Cassa, creando ancor più
tensione con l'Italia. Fu un grande errore quello fatto nel 2010
sulla vicenda della defenestrazione, segno evidente della fatica a
scrollarsi di dosso pratiche di dominio della politica su tutto,
pratiche tutt'ora dure a morire in altri ambiti.
Il secondo profilo
che voglio evidenziare è quello dei rapporti esterni. Che Banca
Centrale, all'epoca, non è stata in grado di intrattenere.
Nonostante a San Marino ci fossero uomini apparentemente “amici”
di Bankitalia, non si fu in grado di comunicare adeguatamente fra
Autorità di Vigilanza e trovare una soluzione comune ad un problema
che stava esplodendo. Mi auguro che nel Memorandum che si andrà a
firmare sembra a breve, e che non conosciamo, siano contenute norme
chiare di consultazione reciproca e condivisione delle scelte di
fronte a problematiche comuni alle 2 autorità di vigilanza.
L'ASSENZA
DI RAPPORTI POLITICI E TECNICI
Il terzo focus che
la relazione ci consegna è l'incredibile ruolo (o assenza di ruolo)
esercitato dalla politica in questa vicenda.
In prima battuta
voglio sottolineare l'immobilismo del Comitato per il Credito e il
Risparmio. Incredibile notare la mancanza dei verbali delle riunioni,
intollerabile notare la ridottissima frequenza degli incontri,
incomprensibile vedere l'assenza di effettive decisioni su azioni e
reazioni di fronte al violento attacco proveniente dalla Procura di
Forlì e non solo, molto deprecabile notare il mancato sostegno a
Bcsm di fronte alle ispezioni che stava ponendo in essere e
all'attacco che l'autorità di vigilanza stava ricevendo dalla
dirigenza di Carisp. Parliamo di un organismo su cui, come dice la
Commissione, occorrerà riflettere a lungo, sia sul suo funzionamento
che sulla sua utilità. Non se ne conosce nemmeno bene la
composizione: nel periodo 2009-2010 ne facevano parte Gatti, la
Mularoni, Morri, Arzilli e Berardi mentre nel periodo pre elezioni
2008 sicuramente ne facevano parte Macina e Stolfi, probabilmente
anche Masi e Pier Marino Mularoni (riferimento post intervento:
c'era anche Foschi) ma è difficile trovare informazioni
certe persino sul web. Sicuramente su queste persone ricade la
responsabilità di non aver svolto correttamente il proprio dovere e
le proprie competenze.
PELLEGRINAGGI
INTOLLERABILI E NESSUNO SI DISSOCIA
Secondo aspetto da
censurare, a mio parere, sono i pellegrinaggi a Forlì da Di Vizio
messi in opera da Gatti, a metà 2010, quando era tornato consigliere
e non era più Segretario alle Finanze, per consegnare documenti che
potevano danneggiare Carisp e San Marino nel corso del procedimento.
Ma non solo: va censurato in egual misura il fatto che nessuno, nel
suo partito, si sia dissociato o abbia preso provvedimenti drastici
contro una persona che stava agendo per sete di vendetta personale e
non certo per aiutare il Paese.
IL
RUOLO DI GATTI E DELLA MULARONI
Il terzo e più
importante aspetto legato al ruolo della politica è certamente il
ruolo svolto da Gatti e dalla Mularoni nei vari passaggi della
trattativa per la vendita delle quote Sopaf a Carisp.
Di Gatti la
relazione parla in abbondanza, e ci sono abbondantissimi elementi per
ritenere che dietro quel suo agire, quel suo interessarsi, quel suo
agire da “mediatore privato”, come dice la Commissione, anziché
da “mediatore politico”, ci fosse una possibile tangente che
doveva transitare in una società lussemburghese. E mi auguro che il
Tribunale, nell'indagine penale aperta, sia in grado di ricostruire i
passaggi dei 15 milioni di “consulenze” che la Cassa ha poi
versato a Sopaf, per vedere in mano a chi sono finiti materialmente.
Riguardo alla
Mularoni, la Commissione giudica “neutra” la sua posizione e
“passivo” il suo comportamento. Dalla relazione emerge che la
Mularoni, nell'incontro a Palazzo Begni, ha ascoltato le parole
pronunciate da Gatti, che parlava della società lussemburghese, del
sovrapprezzo e tutto quanto. Nello sport chi omette di denunciare un
fatto che doveva o poteva conoscere, si prende squalifiche molto
pesanti che ne possono pregiudicare la carriera: ce ne sono
tantissimi esempi. Qui non siamo in ambito sportivo ma credo che come
minimo si possa parlare di una omessa denuncia politica di un fatto
potenzialmente grave che riguardava un suo collega di Governo.
Sono sicuro che
l'allora Segretario agli Esteri su questa vicenda abbia agito mossa
da buonissima fede, per cercare di aiutare San Marino che, come ha
detto oggi lei stessa ed a ragione, era alle prese con una questione
delicatissima riguardante la sua banca principale in un momento
estremamente problematico a livello di rapporti internazionali
(procedura rafforzata Moneyval, lista nera Ocse, zero rapporti con
l'Italia); ma credo che l'omessa denuncia politica, per un Segretario
di Stato, a livello politico, presenti dei profili problematici che
vanno sottolineati.
ESSERE
INATTACCABILI E FARE AUTOCRITICA
Cosa dire in
chiusura?
La prima: condivido
il finale dell'intervento della Mularoni. Dobbiamo essere
integerrimi, inattaccabili, e lavorare in collaborazione con
l'Italia, l'Unione Europea e gli organismi internazionali per poter
fare economia in una condizione di certezza delle regole e di
accettazione reciproca.
La seconda: mi
augurerei, oltre alla capacità di “fare sistema”, come si augura
la Commissione, che ci sia anche la capacità di fare autocritica,
specialmente da parte dei protagonisti diretti di questa vicenda ma
anche dei partiti che li hanno sostenuti o mai criticati. E mi
riferisco in particolare alla Dc, che ha proposto e sostenuto Gatti e
che, si sa, da sempre è stata protagonista delle nomine e delle
vicende della Cassa di Risparmio. Ma se ricordo il caso Fincapital,
temo che l'autocritica non arriverà. E ad ascoltare i primi
interventi, che dicono che non ci sono responsabilità politiche,
direi che anche stavolta si vuole chiudere tutto a tarallucci e vino.
Nonostante, come
dice la relazione, si sia di fronte a protagonisti che “hanno
agito contro i propri avversari o per salvare sé stessi, piuttosto
che per il bene di San Marino”.