INTERVENTO SU ESITI DELLA COMMISSIONE DI INCHIESTA SU CASSA DI RISPARMIO 25_2_14


Eccellenze e colleghi consiglieri,
UN PUZZLE CHE HA MESSO A RISCHIO LA CASSA E IL PAESE
personalmente sono molto soddisfatto del lavoro portato in aula da questa Commissione di Inchiesta. In primo luogo perchè è riuscita a portare all'attenzione del Consiglio e della gente una relazione unica, identificando quindi una ricostruzione dei fatti e delle conclusioni valide per tutti. In secondo luogo perchè quella ricostruzione e quelle conclusioni ci consentono di far luce su vicende di cui abbiamo discusso spesso a pezzi, rendendo organici i vari tasselli di un puzzle di rapporti di forza, interessi incrociati, errori ed omissioni, cambi di linea e trattative che negli anni fra il 2008 e il 2010 hanno messo a rischio la vita della Cassa di Risparmio e dello stesso San Marino. E su cui tanto si è dibattuto in Consiglio.
Ci sono 3 livelli di responsabilità, fra i tanti che emergono nella relazione, a cui voglio porre attenzione.
L'INCOMPETENZA DEI GESTORI: SITUAZIONE DA RIMEDIARE SUBITO
Il primo riguarda l'assoluta incapacità dei vari Consigli di Amministrazione succedutisi in Carisp e in Fondazione Carisp a gestire la situazione. Come ben dice la relazione nel finale "Troppo spesso si è evidenziata, con qualche eccezione, la scarsa competenza e la mancanza di preparazione dei membri di questi organi amministrativi. Se ciò poteva essere giustificato per la Fondazione dati i suoi variegati scopi sociali, diventa del tutto inaccettabile per il CdA di Cassa. È infatti proprio la ridotta presenza di professionalità di livello tra i Consiglieri di Amministrazione ad aver consentito la gestione da uomo solo al comando prima con Mario Fantini e poi con Leone Sibani". E, aggiunge, "è utile superare la visione clientelare che fino ad ora ha portato alla nomina basata sull'estrazione politica per dare spazio al reclutamento di professionisti dotati di valore e prestigio oggettivamente riconosciuti".
Non serve aggiungere molto: la relazione mostra Cda che ratificano decisioni prese altrove, che non fanno rilievi di fronte a ciò che viene presentato, non si interrogano sui rischi delle operazioni, non sanno obiettare alle proposte del management, ricorrono continuamente a consulenti, a cui si affidano ciecamente, perchè da soli non saprebbero cosa fare, non danno indirizzi al management (ad esempio sulla vendita delle quote di Carisp in Delta al momento dello scoppio dei primi contrasti con Sopaf).
Questo è un problema gravissimo del nostro sistema, e lo vediamo tutt'oggi in tantissime situazioni. Non è un problema del passato ma dell'attualità. Interrogatevi su chi c'è oggi nei Cda delle aziende, degli Enti a partecipazione pubblica, nelle banche: dove servirebbe tantissima competenza ci troviamo invece intrallazzati politici che non fanno che eseguire gli ordini di altri. E così ci si ritrova (solo per fare 3 esempi) ex sindacalisti a presiedere le Poste, commercialisti a presiedere (fino a ieri) la Tv di Stato, ex funzionari di partito a presiede la Giochi del Titano e la spartizione politica scientifica dei Cda delle banche, specialmente alcune: tutte situazioni che in comune hanno l'incompetenza sulla materia di cui invece bisognerebbe sapere tutto o quasi.
E così poi ci si ritrova nella necessità di affidarsi a dirigenti o consulenti quasi sempre non sammarinesi, che compiono scelte decisive per San Marino quasi sempre senza contraltare, in autonomia. È successo con Fantini e Sibani, ma succede quotidianamente anche oggi negli esempi che ho citato. È una situazione gravissima, anche in prospettiva.
È inutile condividere raccomandazioni se non si agisce poi di conseguenza. Se andiamo avanti così, a non analizzare e nemmeno a cercare la competenza, moriamo. Ci faremo carico di fare una proposta molto precisa in questo senso già a partire dal prossimo Consiglio con un apposito ordine del giorno. In modo da porre un freno immediato, a partire dalle prossime nomine, a questo metodo spartitorio almeno laddove la decisione spetti allo Stato.
LA BANCA CENTRALE: PREOCCUPANTE ASSENZA DI RAPPORTI
Il secondo aspetto che voglio rilevare riguarda la Banca Centrale. Ci sono 2 profili importanti rispetto a questa vicenda.
Il primo: la difficoltà, anche molto recente, della politica di rispettare l'autonomia della Banca Centrale. Ne abbiamo già parlato all'epoca delle dimissioni di Papi e Bossone, che purtroppo il Consiglio ha solo potuto ratificare “a babbo morto” senza essere minimamente coinvolto nei passaggi precedenti. Gli episodi evidenziati già allora, e ribaditi anche in questa relazione, mostrano pressioni crescenti e costanti per ammorbidire o evitare provvedimenti di vigilanza, concedere autorizzazioni non dovute, ecc...Nessun reato, purtroppo, come affermato dal Magistrato Di Bona, ma situazioni politicamente molto rilevanti. Su cui la maggioranza di allora, e mi ci metto anche io perchè lo considero un errore, non è stata capace di dire o fare granchè.
Poi ci fu la famosa ispezione in Banca Partner, quindi a Grandoni, l'inizio della fine: da lì scattò la mobilitazione di una parte della maggioranza di allora, la rimozione di Caringi e le dimissioni a cascata di Papi e Bossone, con tutto quello che creò quell'evento. E che si riverberò su una serie di vicende, compreso questa di Cassa, creando ancor più tensione con l'Italia. Fu un grande errore quello fatto nel 2010 sulla vicenda della defenestrazione, segno evidente della fatica a scrollarsi di dosso pratiche di dominio della politica su tutto, pratiche tutt'ora dure a morire in altri ambiti.
Il secondo profilo che voglio evidenziare è quello dei rapporti esterni. Che Banca Centrale, all'epoca, non è stata in grado di intrattenere. Nonostante a San Marino ci fossero uomini apparentemente “amici” di Bankitalia, non si fu in grado di comunicare adeguatamente fra Autorità di Vigilanza e trovare una soluzione comune ad un problema che stava esplodendo. Mi auguro che nel Memorandum che si andrà a firmare sembra a breve, e che non conosciamo, siano contenute norme chiare di consultazione reciproca e condivisione delle scelte di fronte a problematiche comuni alle 2 autorità di vigilanza.
L'ASSENZA DI RAPPORTI POLITICI E TECNICI
Il terzo focus che la relazione ci consegna è l'incredibile ruolo (o assenza di ruolo) esercitato dalla politica in questa vicenda.
In prima battuta voglio sottolineare l'immobilismo del Comitato per il Credito e il Risparmio. Incredibile notare la mancanza dei verbali delle riunioni, intollerabile notare la ridottissima frequenza degli incontri, incomprensibile vedere l'assenza di effettive decisioni su azioni e reazioni di fronte al violento attacco proveniente dalla Procura di Forlì e non solo, molto deprecabile notare il mancato sostegno a Bcsm di fronte alle ispezioni che stava ponendo in essere e all'attacco che l'autorità di vigilanza stava ricevendo dalla dirigenza di Carisp. Parliamo di un organismo su cui, come dice la Commissione, occorrerà riflettere a lungo, sia sul suo funzionamento che sulla sua utilità. Non se ne conosce nemmeno bene la composizione: nel periodo 2009-2010 ne facevano parte Gatti, la Mularoni, Morri, Arzilli e Berardi mentre nel periodo pre elezioni 2008 sicuramente ne facevano parte Macina e Stolfi, probabilmente anche Masi e Pier Marino Mularoni (riferimento post intervento: c'era anche Foschi) ma è difficile trovare informazioni certe persino sul web. Sicuramente su queste persone ricade la responsabilità di non aver svolto correttamente il proprio dovere e le proprie competenze.
PELLEGRINAGGI INTOLLERABILI E NESSUNO SI DISSOCIA
Secondo aspetto da censurare, a mio parere, sono i pellegrinaggi a Forlì da Di Vizio messi in opera da Gatti, a metà 2010, quando era tornato consigliere e non era più Segretario alle Finanze, per consegnare documenti che potevano danneggiare Carisp e San Marino nel corso del procedimento. Ma non solo: va censurato in egual misura il fatto che nessuno, nel suo partito, si sia dissociato o abbia preso provvedimenti drastici contro una persona che stava agendo per sete di vendetta personale e non certo per aiutare il Paese.
IL RUOLO DI GATTI E DELLA MULARONI
Il terzo e più importante aspetto legato al ruolo della politica è certamente il ruolo svolto da Gatti e dalla Mularoni nei vari passaggi della trattativa per la vendita delle quote Sopaf a Carisp.
Di Gatti la relazione parla in abbondanza, e ci sono abbondantissimi elementi per ritenere che dietro quel suo agire, quel suo interessarsi, quel suo agire da “mediatore privato”, come dice la Commissione, anziché da “mediatore politico”, ci fosse una possibile tangente che doveva transitare in una società lussemburghese. E mi auguro che il Tribunale, nell'indagine penale aperta, sia in grado di ricostruire i passaggi dei 15 milioni di “consulenze” che la Cassa ha poi versato a Sopaf, per vedere in mano a chi sono finiti materialmente.
Riguardo alla Mularoni, la Commissione giudica “neutra” la sua posizione e “passivo” il suo comportamento. Dalla relazione emerge che la Mularoni, nell'incontro a Palazzo Begni, ha ascoltato le parole pronunciate da Gatti, che parlava della società lussemburghese, del sovrapprezzo e tutto quanto. Nello sport chi omette di denunciare un fatto che doveva o poteva conoscere, si prende squalifiche molto pesanti che ne possono pregiudicare la carriera: ce ne sono tantissimi esempi. Qui non siamo in ambito sportivo ma credo che come minimo si possa parlare di una omessa denuncia politica di un fatto potenzialmente grave che riguardava un suo collega di Governo.
Sono sicuro che l'allora Segretario agli Esteri su questa vicenda abbia agito mossa da buonissima fede, per cercare di aiutare San Marino che, come ha detto oggi lei stessa ed a ragione, era alle prese con una questione delicatissima riguardante la sua banca principale in un momento estremamente problematico a livello di rapporti internazionali (procedura rafforzata Moneyval, lista nera Ocse, zero rapporti con l'Italia); ma credo che l'omessa denuncia politica, per un Segretario di Stato, a livello politico, presenti dei profili problematici che vanno sottolineati.
ESSERE INATTACCABILI E FARE AUTOCRITICA
Cosa dire in chiusura?
La prima: condivido il finale dell'intervento della Mularoni. Dobbiamo essere integerrimi, inattaccabili, e lavorare in collaborazione con l'Italia, l'Unione Europea e gli organismi internazionali per poter fare economia in una condizione di certezza delle regole e di accettazione reciproca.
La seconda: mi augurerei, oltre alla capacità di “fare sistema”, come si augura la Commissione, che ci sia anche la capacità di fare autocritica, specialmente da parte dei protagonisti diretti di questa vicenda ma anche dei partiti che li hanno sostenuti o mai criticati. E mi riferisco in particolare alla Dc, che ha proposto e sostenuto Gatti e che, si sa, da sempre è stata protagonista delle nomine e delle vicende della Cassa di Risparmio. Ma se ricordo il caso Fincapital, temo che l'autocritica non arriverà. E ad ascoltare i primi interventi, che dicono che non ci sono responsabilità politiche, direi che anche stavolta si vuole chiudere tutto a tarallucci e vino.

Nonostante, come dice la relazione, si sia di fronte a protagonisti che “hanno agito contro i propri avversari o per salvare sé stessi, piuttosto che per il bene di San Marino”.