L'analisi della
situazione del bilancio dello Stato e di questa finanziaria l'abbiamo già fatta
in prima lettura ma oggi giova ripeterla.
LE PAROLE DELLA COMMISSIONE DI CONTROLLO DELLA FINANZA
PUBBLICA
Giova ripeterla
citando però non quello che dicono quelle cassandre di Civico10, ma quello che
dice la Commissione di Controllo per la Finanza Pubblica, un organismo
autorevole nominato principalmente dalla maggioranza. Riprendo i passaggi
pubblicati oggi dal quotidiano San Marino Oggi e ieri da la Tribuna, che
ringrazio per l'opera di divulgazione di queste notizie importanti.
“La situazione
contabile dello Stato appalesa uno stato di crisi strutturale progressivamente
aggravata dal peggioramento degli indicatori relativi all'intervento sullo
stato sociale”, “le attese positive per il 2015 paiono compromesse
dall'andamento della contabilità pubblica capace di produrre disavanzi e
determinare una drastica caduta del Pil”, “nonostante le riforme strutturali
adottate, persiste un apparato pubblico capace di assorbire risorse economiche
in misura superiore di quanto non riesca a redistribuire” e questo “pregiudica
l'avvio stesso della ripresa, per il fatto che il sistema politico economico
non riesce a sostenerne i costi indiretti a causa della situazione deficitaria
pubblica che peggiora progressivamente per effetto dell'indebitamento
sistemico”. La Commissione lamenta poi che “numerose manovre di contenimento
della spesa corrente sono rimaste per lo più incompiute” e di conseguenza, per
la Commissione, i risultati della gestione della finanza pubblica
“impietosamente consegnano un paese gravemente indebitato sull'illusione di
mantenere sostanzialmente in essere il complessivo stato di attività e servizi
prodotti ed erogati in via centrale”. Rispetto al bilancio 2014 la Commissione
esprime il “decadimento delle attese positive, e lasciano intravedere i segnali
tipici dei paesi gravemente compromessi”, ed aggiungono che “il pareggio di
bilancio non sarà un obiettivo percorribile nel breve periodo”, anche perchè
“si dovrà tenere conto degli oneri finanziari derivanti dal recente
indebitamento”. Non solo, perchè la Commissione aggiunge che “gli interventi
messi in atto manifestano una limitata e parziale implementazione” tanto che la
Commissione aggiunge che le misure attuate sono “insufficienti e incongruenti
con le precedenti decisioni” anche perchè nonostante tutti gli interventi presi
sul fronte del contenimento della spesa la Commissione sottolinea che “i
risultati prodotti sono numericamente inconsistenti nel loro complesso” e che
“è drammaticamente assente la cultura della programmazione economico
finanziaria”.
Secondo la
Commissione il debito pubblico a fine 2013 è di 236,7 milioni, e vi è un
“progressivo e anomalo trend crescente” dello stesso. La Commissione infine
avverte che se le finanze pubbliche non tornassero a produrre avanzi di
amministrazione pari a 2 o 3 punti percentuali del Pil, per il ripristino
dell'autonomia finanziaria dello Stato, non si metterebbe il paese al riparo
“da criticità derivanti da indebitamenti crescenti in favore di istituzioni
finanziarie private che potrebbero orientare le scelte economico finanziarie e
condizionare l'esercizio della vita democratica”.
La Commissione
poi sottolinea che i rendiconti per il 2012 e 2013 “hanno visto la
contabilizzazione di entrate non accertate” ed evidenzia la carenza di
liquidità che viene coperta, oggi, con debiti.
LA COMMISSIONE CONFERMA CHE LE POLITICHE DI BILANCIO SONO
PESSIME
Cosa potremmo
aggiungere oltre a questo?
La Commissione
conferma meglio di ogni nostra parola quello che diciamo da 2 anni: che la
politica di bilancio di questo Governo non ha per nulla aggredito i veri nodi
della spesa pubblica, che le leggi fatte o son state minimali nei loro effetti
e nella quantità di risorse recuperate o addirittura non sono state applicate
nemmeno; che il Governo, scegliendo la strada dell'indebitamento per pagare la
spesa corrente, anzi correntissima perchè parliamo proprio di liquidità
spicciola per pagare stipendi e pensioni per i prossimi mesi, sta ponendo un
dazio pesante allo Stato; che il pareggio di bilancio è lontano e addirittura
che i bilanci sono fittizi, essendoci una contabilizzazione di entrate non
accertate. E che, in ultima analisi, il Governo, per ragioni evidentemente
elettorali, sta continuando a far vivere San Marino al di sopra delle sue
possibilità facendo i debiti e quindi pregiudicando il futuro delle prossime
generazioni.
Un segnale di
questo è anche l'andamento dei tagli alla spesa, quei pochi che son stati fatti
in questi anni: la spesa corrente nel 2013 è stata tagliata di meno del 2%,
mentre quella per gli investimenti è stata tagliata di quasi il 17%, segno
tangibile più di mille parole di quanto interessi a questo Governo il futuro.
Tra l'altro
tutto questo si inserisce in un contesto economico ancora pesantemente
recessivo, perchè anche nel 2013 abbiamo perso un altro 3% di Pil dopo il 30%
degli anni scorsi.
Di fronte a
queste situazioni economiche e di bilancio evidenziate dai dati statistici e da
autorevoli Commissioni, occorrerebbe essere molto responsabili e seri. Perchè
le parole stanno a zero.
UNA FINANZIARIA
FATTA DI DEBITI
Invece, come
abbiamo rilevato già in prima lettura, questa finanziaria preferisce prendere
con decisione la strada del debito, annullando tutte le misure di risparmio
introdotte negli anni scorsi, che nonostante il loro insufficiente ammontare
(come dice la Commissione), almeno davano un segnale di attenzione al problema.
E così
chiederemo oltre 30 milioni di prestito alle banche per trovare i soldi per
pagare stipendi e pensioni nei prossimi mesi, che non è spesa corrente ma
correntissima, e se andiamo avanti così tra poco tempo ce ne serviranno
altrettanti e poi altrettanti ancora. Una spirale perversa i cui rischi son
stati ben evidenziati dalla Commissione. E mi meraviglio che qualche Segretario
ritenga tutto questo normale, o addirittura desiderabile.
IL PIANO DELLE INFRASTRUTTURE È UN MODO PER VENDERE
PATRIMONIO?
Ma
principalmente a debito finanzieremo anche il piano di investimenti in infrastrutture
e opere pubbliche. Queste opere sono definite vagamente, sono di importo
complessivamente troppo piccolo per generare un ritorno (parliamo di meno
dell'1% del Pil ogni anno), sono solo sulla carta perchè non ci sono piani di
realizzabilità concreti, e oltretutto non abbiamo idea di che ritorno potranno
generare (e quindi se permetteranno di ripagare il costo dei debiti che vengono
fatti per finanziarle). Non va bene ragionare in questi termini. Messo così,
questo articolo sugli investimenti mi ricorda tantissimo l'allegato Z riveduto
e corretto, e quell'allegato non ebbe tanta fortuna.
Non vorrei, e mi
auguro che non sia così, che queste infrastrutture in realtà servano non tanto
a far crescere il Paese, ma a trovare la scusa per vendere terreni e fabbricati
pubblici che da anni si cercano di vendere, bloccati una volta dal Consiglio,
una volta dal referendum. Perchè è anche in questo modo che il Governo ha
previsto di finanziare queste opere. Una scelta che non condividiamo e che coi
nostri emendamenti intendiamo delimitare fortemente nei modi e nei tempi.
Spero, ripeto, che non sia così e attendiamo quindi dei piani concreti e
precisi su quali saranno questi investimenti e che ritorno avranno.
UN BILANCIO INCAPACE DI AFFRONTARE I PROBLEMI, MANCA LO SVILUPPO
Ci troviamo
davanti ad un bilancio minimale, che non affronta i nodi evidenziati dalla
Commissione di Controllo per la Finanza Pubblica ma anzi li peggiora e li
amplifica. La maggioranza sta cercando di sopravvivere, alle prese con una
verifica interna che non le consente evidentemente di fare di più, e quindi ha
semplicemente scelto di rinviare i problemi al futuro, col debito appunto,
anziché affrontarli oggi con interventi concreti.
Ai cittadini
spetta giudicare la bontà di questa impostazione.