INTERVENTO SU DIBATTITO MONOFASE - 14_5_14

 
Eccellenze e colleghi consiglieri,
DELUSIONE: SI VOLEVA UN RIFERIMENTO SUL RECUPERO DELLE SOMME...
la relazione dà sicuramente una rappresentazione chiara sia dei dati, quindi della storia della vicenda, che di quello che occorrerebbe fare in futuro per evitare che il fenomeno si ripeta.
Ammetto però di essere un po' deluso dal riferimento letto in aula dal Segretario Felici per un aspetto.
L'ordine del giorno approvato dal Consiglio il 7 Maggio dello scorso anno, su proposta di Civico10 e Sinistra Unita, richiedeva tra le altre cose, di relazionare su "quali azioni sono state condotte fino ad ora e quali saranno condotte da oggi rispetto al recupero di questi crediti". Questo era ed è un aspetto per noi estremamente significativo di questa vicenda. Perchè non basta fare l'analisi del passato e del futuro, ma anche del presente.
E INVECE C'È SOLO L'ANALISI DI UN SISTEMA TRUFFALDINO FORAGGIATO DALLA POLITICA
Sappiamo, o comunque abbiamo capito, come si è prodotto questo grandissimo ammontare di crediti di difficile esigibilità, parliamo di 157 milioni di euro: in gran parte è stata una pesante eredità di un passato fatto di una economia prevalentemente fittizia, dove San Marino fungeva da intermediario per operazioni spesso truffaldine, col pieno beneplacito dei governi di allora che non solo non hanno minimamente controllato il proliferare di questi fenomeni ma anzi ne sono stati spesso parte attiva.
Operazioni sostanzialmente inesistenti, di importazione ed esportazione di beni, dove San Marino fungeva molte volte da intermediario per le evasioni tributarie transnazionali. Società che servivano a questo scopo le cui licenze erano nei cassetti dei professionisti che le vendevano a peso d'oro, con tanto di tariffario, licenze che venivano concesse dal Congresso di Stato, in modo tale da permettere a qualche Segretario di Stato di guadagnare qualche, chiamiamolo così, "extra", come tutti sappiamo.
Un sistema perfetto durato anni, terminato forse solo dopo la fine del Governo straordinario, quando è cresciuta dall'esterno la pressione affinchè smettessimo di comportarci così.
Un sistema dove molti guadagnavano: politici, professionisti, imprenditori (che faccio anche fatica a definire imprenditori visto che non facevano nessuna attività di impresa ma solo triangolazioni), l'unico che ci perdeva, e di brutto, era il Paese e la sua immagine, che ne è uscita molto compromessa.
Questa è la storia che sta dietro i numeri impietosi di questa relazione che dovrebbe provocare solo tantissima vergogna in più di una persona qui dentro.
POCO SARÀ RECUPERABILE PERCHÈ IL SISTEMA ERA BEN CONGEGNATO...
Dicevo quindi che sappiamo bene come si sono prodotti questi 157 milioni di crediti di difficile esigibilità. Sappiamo anche bene che molti di quei crediti, forse la stragrande maggioranza, non saranno recuperabili perchè le società erano talmente fittizie che non avevano nemmeno un bene su cui lo Stato potesse rivalersi a tutela dei suoi crediti e perchè il capitale sociale si era bello e che volotalizzato. O perchè il sistema funzionava talmente bene che se nascevano dei problemi bastava chiudere la società e riaprirne una nuova intestata a sè stessi o ad un proprio parente: il Congresso te la concedeva senza problemi, chiedendo qualche extra naturalmente.
...PERÒ SI GRIDA ALLO SCANDALO SE QUALCUNO PROPONE MISURE PER FERMARLO!
Però qui siamo bravissimi a gridare allo scandalo se qualcuno come noi propone nella legge sulle licenze di prevedere che per aprire una società si debba costituire una qualche forma di garanzia patrimoniale a tutela dello Stato e dei suoi crediti oppure se si propone che se una persona ha chiuso una società che faceva una attività X, non possa riaprirne una identica intestandola al figlio o alla moglie. Gridiamo allo scandalo, alla proposta liberticida, alla cultura del sospetto.
Gridiamo allo scandalo ma continuiamo a permettere questo genere di abusi normativi che lasciano sempre lo Stato senza alcuna arma di fronte ai furbetti. Bisogna prendere dei provvedimenti, non solo parlare.
LA RELAZIONE NON DICE NULLA SU COME SI INTENDA RECUPERARE QUALCOSA, PENSA SOLO AL FUTURO
Poco di quel credito sarà recuperabile, perchè il sistema funzionava talmente bene da garantire l'impunità e l'abuso a danno dello Stato. Lo dice la relazione stessa, che delinea impietosamente l'impossibilità e l'impotenza nel cercare di recuperare qualcosa.
Talmente impietosamente che non ci prova neppure: se l'ordine del giorno approvato dal Consiglio chiedeva di relazionare su "quali azioni sono state condotte fino ad ora e quali saranno condotte da oggi rispetto al recupero di questi crediti", in ciò che ha letto il Segretario Felici non c'è traccia di questo.
Ci sono tante idee per il futuro, per evitare che questo riaccada, idee che vanno dalle disposizioni per garantire la solidità e l'integrità del capitale sociale (giusto, ma un po' in ritardo) alla previsione di forme di garanzia fideiussoria (non capisco però perchè “opzionale”, deve essere obbligatoria), dalla "pulizia" del bilancio dai crediti ritenuti oramai inesigibili (giusto, qui per anni si è andati contro la disciplina di legge) ad una maggiore formazione e specializzazione dell'Ufficio tributario (un po' fuori tempo massimo magari ma sempre utile). E altre idee ancora. Tutte cose giuste che vanno fatte nei tempi più brevi possibile.
INVECE QUALCOSA BISOGNA FARE: LE AZIONI DI RESPONSABILITÀ CIVILE
Ma non c'è come detto nulla di nulla sulle azioni per il recupero di questi crediti. E come detto in apertura di intervento, questo è invece per Civico10 IL punto centrale di questa vicenda. Questo sistema foraggiato e alimentato in passato dalla politica e dal suo sottobosco, che tanti danni ha creato al Paese, ora deve pagare il conto, soprattutto nel momento in cui ai cittadini si chiedono sacrifici importanti. È un dovere fare il massimo per recuperare quanto più possibile dei 157 milioni che sono dovuti allo Stato, fossero anche 2 milioni, 5, 10, 20, quelli che sono sono. È un dovere e una forma di rispetto verso la gente.
Civico10 ha delineato da tempo la sua proposta: prevedere le più opportune modifiche normative per far si che lo Stato possa avviare le azioni di responsabilità civile verso gli amministratori delle società coinvolte nei fallimenti.
Se oggi non è possibile, bisogna renderlo possibile, aggiungerei anche prevedendo di poter colpire gli amministratori di fatto, quando chiaramente identificabili, visto che come dice la relazione spesso gli amministratori formali erano solo dei prestanome nullatenenti.
In questo modo, anche nei casi di società fallite (il più delle volte volutamente) senza alcun bene su cui rivalersi, sarà possibile agire sui patrimoni, spesso rilevanti, degli amministratori di queste società.
OGNI VOLTA SI FA UN'OBIEZIONE A QUESTA PROPOSTA MA ALTERNATIVE NON SI SONO SENTITE
Stiamo portando avanti questa proposta da oltre 1 anno, ed in quest'aula sono sempre state fatte delle questioni: una volta è un problema normativo, un'altra volta è un problema di gestione, un'altra volta è un problema di non legittimazione dello Stato ad agire. Io credo che tutte queste obiezioni servano solo a giustificare la volontà da parte di non agire a tutela dello Stato e dei cittadini.
Non sappiamo se questa sia l'unica soluzione, è oltre 1 anno che aspettiamo di sentirne un'altra e anche per questo nell'ordine del giorno chiedevamo un preciso riferimento su questo. Invece, nella relazione su questo c'è il silenzio assoluto.
Questo ci fa pensare ancor di più di essere sulla strada giusta e ci fa riproporre con ancora più forza questa nostra proposta oggi: permettiamo allo Stato di avviare le azioni di responsabilità civile contro gli amministratori, anche quelli di fatto, delle società coinvolte nella vicenda monofase, che hanno chiuso lasciando solo macerie e debiti.
Oppure dateci una alternativa, ma datecela: l'alternativa non può essere nè il silenzio nè la rassegnazione del "ah ma tanto non recuperiamo niente".

Noi non accettiamo minimamente questa impostazione e diciamo ai cittadini che vogliamo recuperare tutto il recuperabile, facendo ciò che è in nostro potere.