REFERENDUM SU ADEGUAMENTO DEI CONTRATTI DI LAVORO ALL'INFLAZIONE - 20 Ottobre 2013: BENE O MALE?

Cosa comporterebbe l'introduzione nel nostro sistema di un meccanismo di automatico adeguamento dei salari all'inflazione, in pendenza di contratti scaduti e non rinnovati, su cui voteremo il prossimo 20 Ottobre? Proviamo ad analizzarne vantaggi e svantaggi.
A questo va però premesso che questo tipo di proposta sancirebbe di fatto la capitolazione del sindacato e dimostrerebbe la sua incapacità, per la sua debolezza contrattuale e il suo scarso radicamento fra i lavoratori, di ottenere buoni risultati in sede di contrattazione collettiva (che sarebbe la sede naturale in cui trattare queste tematiche).

VANTAGGI
  1. Il più evidente è la protezione dei salari dei lavoratori dall'incremento del costo della vita, con la possibilità quindi di mantenere il potere d'acquisto, di non dover restringere i consumi e di mantenere quindi in buona salute l'economia;
  2. il secondo, meno evidente, è il mantenimento di una maggiore pace sociale e di una migliore coesione nei luoghi di lavoro, evitando conflitti per i rinnovi contrattuali che a volte possono sfociare in iniziative eclatanti (ricordiamo i blocchi stradali): la presenza di un meccanismo di adeguamento automatico all'inflazione nel momento in cui i contratti siano scaduti dovrebbe permettere di raggiungere questo obiettivo;
  3. il terzo è quello di evitare un gioco al massacro, che può essere perpetrato dai datori di lavoro nei momenti di difficoltà, di barattare il mantenimento del potere d'acquisto con la riduzione dei diritti dei lavoratori o con altre forme di "ricatto" che possono in vario modo essere messe in pratica.
Purtroppo sono molti di più gli svantaggi che io vedo...
SVANTAGGI
  1. Una misura di questo genere di fatto blocca la contrattazione, nel senso che gli imprenditori difficilmente accetteranno di mettersi al tavolo a discutere di ulteriori aumenti contrattuali per premiare gli incrementi di produttività (che è l'unico "fattore" in grado di far crescere le economie, che si esprime come il prodotto generato da un lavoratore e che dipende in grandissima parte dal livello di innovazione tecnologica, organizzativa e di processi, non certo dalla quantità di festività, come dice qualcuno...). Non premiare gli incrementi di produttività è quanto di peggio possa avvenire in un'economia;
  2. Se questo, ragionando oggi in questo momento di crisi, sembra un problema marginale, non lo è se spostiamo l'analisi in un periodo più lungo. Guardando infatti il periodo 2006-2010, si vede che in Italia le retribuzioni sono cresciute del 13,76% (si veda questo link http://www.istat.it/it/archivio/56356, cliccando su "serie storiche"), mentre i prezzi sono cresciuti del 7,61% (si veda questo link http://www.istat.it/it/archivio/56476, cliccando sempre su "serie storiche"). Ovviamente questo è facilmente spiegabile da un lato con l'effetto della contrattazione colletiva, da un altro lato con probabili incrementi di produttività avvenuti e infine con il periodo di stagnazione economica che ha limitato l'incremento dei prezzi. Certo, se riduciamo l'analisi all'ultimo anno, il 2011, allora i prezzi sono cresciuti del 2,96% e i salari solo dell'1,36%, ma è evidente che un'analisi di questo tipo non può essere fatta su un solo anno. E a San Marino? Per San Marino purtroppo sono riuscito solo a reperire una serie storica sulle retribuzioni: il periodo 2007-2010 ha visto il totale dei redditi da lavoro dipendente crescere dell'8,88% (http://www.statistica.sm/contents/instance15/files/document/14046850Tavolaredditi.pdf), non sono riuscito a trovare una serie storica fino al 2007 per i dati sull'inflazione. In ogni caso, la lezione da imparare è che difficilmente questo "surplus" si sarebbe riuscito ad ottenere con un meccanismo di aggancio automatico fra salari e prezzi, proprio per il motivo detto nel punto precedente. E non sarebbe certo un grande affare...
  3. Ma cosa succede in periodo di "magra", di recessione economica? In questi periodi probabilmente la produttività è minore dell'inflazione, specie se questa inflazione è "esogena" (cioè nasce al di fuori del sistema economico analizzato, ad esempio perchè aumenta il costo dell'energia da importare). In questo meccanismo i salari dovrebbero aggiustarsi verso il basso, o comunque non crescere.  Se invece noi gli imponiamo comunque di crescere al ritmo dell'inflazione, qual'è l'effetto più probabile? La riduzione dell'occupazione! Le imprese, non potendo aggiustare i salari, aggiustano il livello di occupazione, licenziando di più e assumendo meno. Quindi in periodo di crisi economica e calo della produttività, vengono beneficiati gli "insider" (chi lavora, chi è già occupato) a svantaggio degli "outsider" (chi cerca un'occupazione) che faranno molto più fatica a trovarne una.
  4. Ultimo svantaggio. Cosa succede se solo San Marino applica una misura di questo tipo, e l'Italia no? Considerando che il grosso delle nostre imprese compete in Italia, potrebbe avvenire, in periodi di crisi economica, che le nostre imprese debbano garantire aumenti salariali superiori alla produttività, cosa che l'Italia non farebbe, e questo genererebbe forti problemi di competitività. Non potendo le imprese alzare i prezzi (essendo il nostro sistema troppo piccolo, andrebbero rapidamente fuori mercato), il vantaggio derivante dal differenziale fiscale verrebbe eroso (almeno in parte), e questo spingerebbe ancor più giù l'occupazione (dovendo le imprese aggiustare l'occupazione anzichè i salari, come spiegato nel punto precedente). Certo, nel lungo periodo si spera che le nostre imprese non debbano più avere a che fare con l'Italia ma possano confrontarsi con l'Europa, ma questo problema nel breve-medio periodo ci sarebbe.
Questi sono i 4 svantaggi grossi che io vedo di fronte ad una proposta di questo genere.
In sintesi:
1) nei periodi di "buona" (produttività > inflazione), le aziende non rinnoveranno i contratti perchè avranno tutti l'interesse a NON dare ai lavoratori questo surplus, ed i lavoratori quindi "guadagneranno" solo l'inflazione (quando invece avrebbero potuto guadagnare di più con una buona contrattazione).
2) nei periodo di "magra" (produttività < inflazione) come quelli che viviamo oggi, le aziende, obbligate a concedere comunque aumenti uguali all'inflazione (che non si possono permettere perchè la produttività è più bassa) semplicemente risponderanno licenziando personale, per ridurre il costo del lavoro.
In entrambi i casi: un pessimo affare per i lavoratori.