Ciò
che oggi arriva in aula è sicuramente il frutto dolce di un percorso
difficile e travagliato, che ha avuto momenti davvero critici e sul
cui sfondo si è mossa e si muove la profonda recessione economica
che San Marino sta vivendo in questi anni. Una recessione che, io
sono convinto, San Marino avrebbe potuto subire in misura molto
minore se non ci fossero stati i problemi nei rapporti col vicino
italiano, culminati nella black list e nell’affidamento della
materia dell’esterovestizione agli umori delle procure piuttosto
che ai competenti organi politici.
ATTEGGIAMENTO
SCHIZOFRENICO DEL CONSIGLIO...
Questo
Consiglio ha avuto un atteggiamento molto schizofrenico
sull’argomento, facendo diventare elemento di polemica e demagogia
politica ciò che doveva essere motivo di unione di tutto il Paese.
Quando
il Governo, nel 2009, in pieno rischio di blocco dei pagamenti,
tentava di chiudere in fretta la trattativa, a costo di cedere
qualcosa, l’opposizione accusava di cessione di sovranità e
chiedeva contropartite per la firma: lo stesso accordo parafato nel
Giugno 2009, che è di fatto quello che andiamo a ratificare oggi, fu
interpretato da molti come una cessione intollerabile di sovranità.
Poi,
col passare del tempo, è stata l’opposizione a porsi come parte
più “diplomatica” nella partita, nel frangente in cui il Governo
ha tentato di alzare la voce, anche con la famosa conferenza stampa a
Roma: in quel frangente il Governo accusava l’Italia di non
rispetto della sovranità di San Marino, mentre l’opposizione
chiedeva prudenza e disponibilità a chiudere l’accordo anche a
patto di cedere qualcosa.
Poi
ci fu un terzo breve ribaltamento di fronte quando, nei primi tempi
del Governo Monti, il Governo è tornato a dirsi disponibile alla
firma e l’opposizione chiedeva di conoscere il contenuto degli
accordi prima di dare il suo assenso. Oggi ho visto la quarta
puntata, in cui, con Accordi firmati da pochi giorni, si comincia già
a chiedere la luna e a sottolineare tutto quello che manca.
In
mezzo a tutto questo hanno mostrato molta più responsabilità le
parti sociali, a parte alcune frange estreme del sindacato: sia da
buona parte dei sindacati che dalle associazioni imprenditoriali e
persino da quelle bancarie è arrivato sostegno e riconoscimento al
lavoro che si stava facendo e anche in alcuni casi aiuto per una più
rapida conclusione dello stesso.
ACCORDI
DANNO IL QUADRO DI UNA NUOVA ECONOMIA
Oggi
siamo qua a valutare accordi che ovviamente non sono il meglio del
meglio per noi, ma che vengono abbastanza largamente riconosciuti
come buoni accordi, specie considerando le condizioni in cui ci
trovavamo e ci troviamo.
Questi
Accordi sono una base per avere meno finanza tradizionale di raccolta
e più impresa capace di competere nel mercato, acquisendo
partecipazioni, compiendo investimenti finanziari e vendendo beni e
servizi in Italia, oltre che all’estero. Sono una base per avere un
progetto economico molto diverso, più solido e più accettabile a
livello internazionale di quello che abbiamo avuto fino a ieri e che
qualcuno tanto rivorrebbe.
ACCORDO
CONTRO LE DOPPIE IMPOSIZIONI
L’articolo
4 e 5 dell'Accordo contro le Doppie Imposizioni, che definiscono la
residenza fiscale e la stabile organizzazione, sanciscono che, in
caso di dubbi, la residenza di un’impresa è nel luogo dove essa ha
la sede della direzione effettiva e che si ha stabile organizzazione
in Italia solo in certi casi determinati, tra i quali non figura il
fatto che il mercato di riferimento sia nell’Italia stessa. Alla
luce delle recenti decisioni delle procure italiane, questo
rappresenta un passo di enorme portata per facilitare l’insediamento
in territorio di imprese serie che vogliano vendere in Italia,
attratte dalla nostra fiscalità.
L’articolo
10 sui dividendi, poi, facilita l’insediamento in territorio di
holding di partecipazioni societarie, perché assoggetta ad
imposizione solo nel nostro Paese i dividendi da loro percepiti in
Italia: questo potrebbe essere molto attrattivo per quei potenziali
investitori che, dall’Europa e da fuori Europa, vogliono investire
in Italia ma sono spaventati dalla sua tassazione.
L’articolo
11 sugli interessi, inoltre, riduce, e in alcuni casi annulla, la
tassazione applicata in Italia sugli interessi pagati a società
sammarinesi in conseguenza di investimenti finanziari: questo
potrebbe semplificare l’insediamento di quelle imprese finanziarie
avanzate, fondi pensione, fondi di investimento che da anni diciamo
di voler attirare.
Abbiamo
un quadro positivo che ci può permettere di ritagliarci delle
nicchie di mercato importanti.
ACCORDO
ECOFIN HA ANCORA SENSO?
Dal
punto di vista del settore finanziario tradizionale, l’articolo 11
in materia di interessi non ci favorisce, perché di fatto assoggetta
a imposizione i percepenti gli interessi nel loro Stato di residenza.
Occorre chiedersi se abbia senso, alla luce di questo, mantenere in
piedi l’accordo Ecofin, che prevede il versamento in Italia del
solo 75% della ritenuta alla fonte operata sugli interessi, in cambio
del mantenimento a beneficio del cliente di un segreto bancario che
oramai è superato nei fatti. Chiedo se c’è l’intenzione o meno
di mettersi ad un tavolo a discutere della riscrittura o dell’uscita
da questo accordo, almeno nei confronti dei risparmiatori italiani.
ACCORDO
DI COLLABORAZIONE FINANZIARIA E MEMORANDUM FRA BANCHE CENTRALI
Per
le imprese finanziarie tradizionali credo che con questo accordo
possono aprirsi interessanti nicchie di mercato solo se si giungerà
in tempi brevi alla firma del memorandum fra le Banche Centrali di
San Marino e Italia e se in quel memorandum sarà prevista la
possibilità per quelle sammarinesi di acquisire partecipazioni in
imprese finanziarie italiane, diventando imprese capogruppo e potendo
quindi usufruire del già citato vantaggioso articolo in materia di
dividendi. Questo naturalmente potrà essere concesso non solo in
cambio della piena attuazione dello scambio di informazioni ma anche,
ovviamente, di concessioni in materia di Vigilanza bancaria, comprese
le ispezioni congiunte e lo scambio di informazioni fra Autorità di
Vigilanza in presenza di gruppi bancari transnazionali. Questo, fra
l’altro, è quello che impone l’Accordo di Collaborazione
Finanziaria, da qualcuno frettolosamente bollato come lesivo della
nostra sovranità ma che invece rappresenta una logica conseguenza
dell’apertura dei mercati per le nostre imprese finanziarie.
Vorrei
sapere dal Segretario a che punto siamo rispetto alla firma di questo
memorandum fra Banche Centrali e, riguardo all’Accordo di
Collaborazione Finanziaria, come sta andando il recepimento di tutte
le normative e direttive citate nell’Accordo stesso, da quelle
antiriciclaggio a quelle contro gli abusi di mercato. Ed inoltre,
come stia procedendo l’integrazione nel Sistema dei Pagamenti
Europeo, alla luce della nuova Convenzione Monetaria recentemente
firmata.
ACCORDO
DI COOPERAZIONE
Dell'Accordo
di Cooperazione abbiamo parlato più volte, credo che dovremmo
sfruttarne maggiormente le potenzialità in particolar modo in
materia di gestione dell'aeroporto, dove credo dovremmo investire
molto di più e cercare di ottenere collegamenti verso i Paesi con
cui vogliamo avere relazioni non solo turistiche, ma anche economiche
e finanziarie. E che dovremmo poi metterci subito al tavolo con gli
enti locali competenti nella gestione dei collegamenti dall'aeroporto
di Miramare alla nostra Repubblica, come specificato dall'articolo 5
dell'Accordo.
E
che, allo stesso modo, sarebbe opportuno essere più incisivi nella
concretizzazione del progetto del Parco Scientifico e Tecnologico
perchè, a distanza di anni, ancora sappiamo davvero poco su dove
nascerà, su quali settori si incentrerà, su quale supporto dovrà
dare l'Università e su quale crescita dovrà avere la sua attività
di ricerca, sul trattamento fiscale, e così via. Lo sottolineo
perchè credo in questa possibilità, e vorrei che vedesse la luce.
Aeroporto,
viabilità e parco tecnologico, oltre all'Università per cui è già
stato firmato e ratificato quello che io credo essere un ottimo
accordo, sono alcuni dei punti che potrebbero dare opportunità a San
Marino e che finora non siamo riusciti a cogliere appieno. Ora, con
la ratifica degli Accordi che speriamo veloce anche in Italia,
speriamo di riuscire a farlo.
CONGRATULAZIONI
FINALI PER I RISULTATI RAGGIUNTI
In
conclusione, le mie congratulazioni a chi ha seguito in questi anni
le trattative, a chi ha subito ogni tipo di critica, a chi è stato
accusato di incapacità e più volte invitato a dimettersi, a chi si
è dovuto sentire responsabile di una crisi di rapporti che aveva
origini ben più lontane nel tempo. A chi, oggi, porta a casa 3
accordi molto importanti e forse, domani, un percorso di integrazione
concreto e fattibile con l'Unione Europea su cui qualcuno da anni
fantastica senza mai arrivare ad un punto di realtà. Un percorso che
è per noi importante tanto quanto quello con l'Italia.