LA
GENESI DELL'ALLEGATO Z E I PRIMI PASSI
A
livello di analisi generale del problema, devo dire che a 5 mesi
dall'approvazione dell'allegato Z, il tavolo fra maggioranza e
opposizione che ne è scaturito ha prodotto interventi che
costituiscono in generale dei piccoli passi, ma non sufficienti. Sono
provvedimenti in generale utili, specie quello sulla Smac, sul turismo dell'arte
e sulla finanziaria pubblica, ma che non riescono nell'obiettivo di
configurare un piano di sviluppo futuro, un nuovo modello economico.
Tamponano, danno ossigeno, migliorano, ma non danno la sensazione di
un'idea di fondo sul progetto economico del Paese.
Il
Fondo Monetario, a cui io comunque non do tutto questo peso visti i
danni che ha combinato in giro per il mondo, ci ha evidenziato
chiaramente il problema della necessità di politiche strutturali
coordinate e innovative per la ricerca di nicchie di economia in vari
settori, specie quelli in cui siamo più forti, come ad esempio il
turismo. Ma siamo troppo lenti su questo fronte.
Tuttavia
il tavolo non è finito e quindi sono fiducioso sul fatto che potrà
continuare e produrre altre proposte per lo sviluppo del Paese.
Almeno me lo auguro.
INTESTAZIONE
IMMOBILI: UN PROBLEMA DI BANCHE...
Fatta
questa considerazione generale, andiamo ad analizzare i provvedimenti
proposti. Il più importante è sicuramente quello che prevede la
possibilità di intestare case ai non residenti.
Il
settore immobiliare è fermo per mancanza di domanda, lo sappiamo
tutti. Conosciamo bene il boom edilizio che ci ha portato a costruire
in maniera sproporzionata rispetto al territorio e alla domanda
interna, pensando di vendere non si sa a chi.
Si
potrebbe banalmente parlare di un settore dove le imprese e gli
operatori hanno semplicemente toppato nell'elaborazione del business
plan, e che quindi, come accade per tutte le imprese che sbaglino il
loro business plan, ora ne subiranno le conseguenze andando incontro
a fallimenti.
Il
problema “di sistema” oggi non sta però tanto nelle grandi
imprese immobiliari, ma sta nelle gravi difficoltà che stanno
affrontando i piccoli artigiani del settore e, soprattutto, nel fatto
che la gran parte degli immobili invenduti sta nei bilanci delle
finanziarie e, di conseguenza, coinvolge gli attivi delle banche. Una
loro rapida svalutazione, quello che banalmente chiamiamo “lo
scoppio della bolla”, potrebbe portare a fallimenti bancari, con le
gravi conseguenze che questo avrebbe, dato il ruolo peculiare delle
banche nell'economia. E da noi lo Stato non avrebbe alcuna
possibilità di salvare o nazionalizzare nemmeno una banca media,
come avvenuto in altri Stati, perchè ha un bilancio troppo piccolo.
Quindi
occorre effettivamente trovare qualche soluzione per evitare un
eccessivo e improvviso crollo del settore (sottolineo “eccessivo”
e “improvviso”, perchè evidentemente il settore è destinato a
declinare, l'importante è che l'atterraggio sia morbido).
LA
PROPOSTA: POCO DIALOGO
La
proposta in discussione mira a sostenere la domanda permettendo ai
non residenti di comprare immobili a San Marino.
Io
non sono contrario a questa proposta, pur con i paletti di cui dirò
poi, se la prendo singolarmente e in maniera decontestualizzata.
Contestualizzandola
e prendendola in un'insieme, mi sorgono invece diverse perplessità.
In
primo luogo per la mancanza di trasparenza. Sui temi che riguardano
la gestione del territorio già una volta questo Governo è stato
smentito dai cittadini, mi riferisco ovviamente alla legge
sull'alienazione dei terreni. Questa lezione dovrebbe aver insegnato
che i cittadini sono sensibili su questo terreno, che ovviamente
comprende anche la gestione del settore immobiliare, e che quindi
proposte che mirino a intervenire su questo settore proponendo
addirittura, come in questo caso, una autentica “rivoluzione
culturale”, necessitino di molta condivisione, di un'esplicitazione
dei ragionamenti che ci stanno dietro, dell'analisi dei costi e dei
benefici, ecc... Invece qua persino il Consiglio ha visto solo
all'ultimo l'ordine del giorno che sarebbe dovuto essere approvato,
così come gli odg sugli altri temi a onor del vero: se lo stesso
Consiglio conosce poco le specifiche politiche messe in campo,
figuriamoci i cittadini. Poi non dobbiamo sorprenderci se ci sono
reazioni negative e proteste.
LA
PROPOSTA: MEGLIO UNA LEGGE
Il
secondo aspetto che mi lascia perplesso è che questo sembra sia un
intervento spot, richiesto da qualcuno, non inserito in un progetto
complessivo per il settore.
Credo
invece sia più opportuno mettere in campo una legge straordinaria
per il settore immobiliare, che identifichi i problemi e attui una
serie di politiche di sostegno alla domanda con un'attenzione anche
al lato dell'offerta, legando le agevolazioni ad un abbassamento dei
prezzi di vendita; una legge che si concentri in primo luogo sul
mercato interno.
Si
può pensare ad esempio al lancio di un piano casa rivolto ai giovani
con i proprietari degli immobili che accettano di vendere ad un
prezzo minore di quello di mercato, banche che concedono
finanziamenti a tasso agevolato e Stato che interviene azzerando
tutte le imposte sulla compravendita; si può anche pensare ad un
piano di edilizia sociale con lo Stato che acquista, attraverso asta
pubblica, immobili a prezzo inferiore a quello di mercato per
metterli a disposizione dei soggetti più svantaggiati; o a tanto
altro ancora. All'interno di questo piano di “contenimento” del
declino del settore, ci può anche stare la possibilità di intestare
immobili a non residenti, purchè si creino contemporaneamente
strumenti per evitare nuove costruzioni al di là dei progetti già
approvati, perchè sennò ricominciamo da capo e ricreiamo l'eccesso
di offerta che viviamo oggi.
Questa
legge dovrebbe poi prevedere piani per la riqualificazione degli
edifici, e la messa in campo di specifici incentivi, cosa che
permetterebbe anche agli operatori artigianali sammarinesi collegati
al settore dell'edilizia di trovare nuove aree di lavoro.
Credo
che questa della legge complessiva sia una strada migliore rispetto
all'intervento singolo demandato al Consiglio dei XII.
LA
PROPOSTA: 2 CONDIZIONI
Sulla
proposta specifica, prendo atto positivamente della precisazione
esplicita che la permanenza in Repubblica per il godimento
dell'immobile acquistato non costituisce titolo per l'acquisizione
del permesso di soggiorno o della residenza, nonché dell'obbligo di
intestazione in nome proprio, col divieto di utilizzo del mandato
fiduciario.
Mancano
però diverse cose.
La
prima è la messa in campo di un contingentamento annuo di questi
“permessi di acquisto” e, come già detto, di divieto di
espansione dell'offerta. Questo perchè se all'apertura alla vendita
a forensi segue un'ulteriore ripartenza delle costruzioni,
ricominciamo da capo e ricreiamo ancora il problema.
La
seconda cosa che manca è la previsione del divieto di subaffitto ed
il monitoraggio degli acquirenti. Il rischio che la malavita possa
utilizzare anche questa possibilità per riciclare altro denaro in
Repubblica esiste ed è forte, anche perchè San Marino non è una
meta per vacanze, ha immobili di scarsa qualità e offre poco,
quindi, a chi voglia davvero acquistare una casa per motivi
turistici. Sorgono perciò forti dubbi su chi potrebbe avere davvero
interesse ad acquistare gli immobili. Le misure sopraindicate
potrebbero essere un freno a questo rischio, soprattutto occorre
trovare strumenti, al di là della semplice produzione dei
certificati penali o dei carichi pendenti, per verificare chi entra
in territorio.
SINTESI
SU INTESTAZIONE IMMOBILI
Quindi,
in sintesi, io ritengo che occorra una legge complessiva di
“contenimento” della crisi del settore immobiliare, anche per
evitare problematiche nel settore bancario e finanziario. Una legge
che preveda una serie di politiche dal lato della domanda e
dell'offerta, in primo luogo rivolte al mercato interno ma dove possa
trovare spazio anche l'intestazione di immobili a non residenti,
quest'ultima misura con i paletti che ho individuato.
La
mia disponibilità è massima se si sceglierà questo percorso, si
può fare in 2-3 mesi. Il percorso che è stato scelto invece non lo
condivido e non mi piace perchè crea un intervento spot, che può
avere effetti perversi e portare ad un nuovo aumento dell'offerta che
ricreerebbe il problema.
ALTRI
INTERVENTI: BENE MA DIFFICILI DA ANALIZZARE IN COSÌ POCO TEMPO
Gli
altri interventi che ha citato il collega Mazza in apertura di
intervento mi sembrano abbastanza ben strutturati e interessanti.
Si
parla di miglior utilizzo della Smac, che diventerà strumento di
pagamento e dovrà essere obbligatoria per i commercianti, oltre che
meglio fruita dai turisti; si parla di riconversione di immobili per
farli diventare sede di mostre d'arte, sperando che non si tratti
ancora una volta solo di parole, troppo spesso spese in questi anni;
si parla di un'Istituto Finanziario pubblico per la gestione delle
partecipazioni dello Stato ed in generale dell'intervento dello Stato
sull'economia.
Quest'ultima
misura può essere particolarmente importante perchè si
configurerebbe anche come braccio operativo dello Stato per la
raccolta di finanziamenti, anche attraverso prestiti obbligazionari,
da destinare allo sviluppo del Paese e non, come poteva essere un
rischio, al semplice finanziamento del debito.
Mi
pare che a questo istituto vengano assegnati molti compiti e ruoli,
anche molto invasivi, e che venga immaginato un ruolo diretto dello
Stato nell'economia, nelle imprese in difficoltà o da rilanciare.
Non sono contrario, idealmente, a questo, ma penso che occorra
precisare quando e a che condizioni l'Istituto Finanziario Pubblico
possa intervenire, per evitare dispersione di risorse in aziende
oramai irrecuperabili, nonché l'equilibrio tra gli interventi
dell'Istituto Finanziario e quelli previsti da altre leggi come
quella sul Credito Agevolato. Mi riservo di approfondirli meglio e
chiedo chiarimenti su questo.
ISTANZA
D'ARENGO
Sull'Istanza
d'Arengo voglio invece manifestare il mio parere favorevole
all'accoglimento.
Il
Segretario, tra i motivi a sostegno del dissenso all'Istanza ha
citato 2 questioni: l'accordo sui carburanti con l'Italia e la
previsione della deducibilità delle spese nella riforma fiscale.
Sul
primo punto, direi che quell'accordo è evidentemente mirato ad
evitare una concorrenza sleale fra i nostri operatori e quelli del
circondario per quel che riguarda il mercato non sammarinese. Se il
nostro Stato vuole fare una politica a sostegno dei propri cittadini,
non penso sia vietato. L'Istanza parla di legare la Smac alla
patente, e quindi si rivolge evidentemente al mercato interno. Non
penso possano esserci problemi diplomatici per una proposta del
genere, tanto più che il prezzo alla pompa rimane il medesimo.
Sul
secondo punto, direi che evidentemente le finalità dei 2
provvedimenti sono diversi. L'Istanza d'Arengo identifica quasi una
politica sociale, consentendo il prezzo agevolato solo per consumi di
carburante minimi, sufficienti per le esigenze della vita quotidiana.
Sappiamo come il carburante sia un bene a domanda rigida, dove cioè
i consumi rimangono più o meno costanti anche se il prezzo aumenta,
e come nei beni a domanda rigida gli aumenti dei prezzi pesino
proporzionalmente molto di più sulle fasce sociali meno abbienti.
Prevedere quindi un quantitativo a prezzo calmierato configura quindi
una politica a sostegno delle fasce più deboli, incentivando anche
il consumo interno visto che lo sconto verrebbe caricato sulla Smac.
Per me è un'Istanza valida e da accogliere.