Chi
ascolterà questo mio intervento sentirà che, ancora una volta,
sottolineerò le diverse perplessità che ho rispetto a questo
Bilancio. Rischio di risultare noioso, è vero, ma ritengo che essere
consigliere di maggioranza significhi lodare e sottolineare le cose
che sono fatte bene ma anche non tacere su quello che non va o che si
poteva fare meglio, non per distruggere come tende a volte a fare
l'opposizione (non in questo caso, devo dire, il dibattito mi piace
ed è molto costruttivo) ma per spronare a migliorarsi, a fare
meglio, o semplicemente a fare di più.
PROBLEMA
DI METODO: POCA DISCUSSIONE PER UNA TALE LEGGE
In
questa occasione ad esempio non posso non aprire parlando del
fortissimo problema di metodo che si è presentato durante l'iter che
ha portato fino a qua.
Avrei
voluto dire molto di più, ma non la faccio lunga visto che quasi
nessuno prima di me ha fatto rilievi su questo.
Mi
limito a dire che il bilancio è una legge, l'unica legge che ha
scadenze precise, per la prima e la seconda lettura. È anche la
legge più importante dell'anno, specie in momenti di tale crisi,
perchè il contenimento del deficit e gli indirizzi per la gestione
delle (poche) risorse disponibili diventa assolutamente fondamentale.
I problemi che il bilancio di quest'anno doveva affrontare, il calo
delle entrate, l'eccesso di spese rispetto alle entrate, la necessità
di trovare nuove linee di sviluppo in nuovi settori, sono noti da
tempo, e quindi si poteva e si doveva dedicare molto più tempo per
una discussione approfondita sulle scelte, sulle scelte vere, sulle
scelte che servivano, sulla condivisione dell'impopolarità, ma anche
della necessità, di queste misure, in sintesi, su cosa fare con
questo bilancio. Invece purtroppo la discussione è iniziata a
ridosso della prima lettura, la versione definitiva è arrivata
all'ultimo e la condivisione delle scelte è stata scarsa. Questo
vale per l'articolato di legge ma anche per il Piano Strategico dello
Sviluppo, che per i temi che tratta e per la rilevanza attuale e
prospettica degli stessi, avrebbe meritato ben altra discussione,
specialmente nella maggioranza, che tra l'altro avrebbe potuto
migliorarne anche la qualità e l'approfondimento.
Alle
volte mi sembra che il Consiglio e i consiglieri siano considerati un
peso, ma come ho detto mi fermo qui.
Purtroppo
oramai è andata così e quindi possiamo solo rammaricarci e
augurarmi che una cosa del genere non capiti più.
I
CONTENUTI: PURTROPPO RESTA IL DEFICIT. E IL DEBITO
Fatte
queste valutazioni, che ritenevo opportuno esternare, passo a parlare
dei contenuti del provvedimento.
In
premessa devo esprimere un rammarico, e cioè che purtroppo, a
livello previsionale, resta un deficit a mio parere abbastanza
consistente e quindi resta la scelta di accumulare debito pubblico
che, come ho detto in prima lettura, ritengo sia particolarmente
pericoloso per un piccolo Paese. Sempre in prima lettura avevo
evidenziato la necessità, a mio parere, di impegnarsi già
quest'anno per azzerare il deficit, o comunque per avvicinarsi molto
all'azzeramento del deficit. Ed avevo sottolineato che ciò che c'era
già a mio parere era corretto, ma occorreva accompagnarlo con altri
interventi ulteriori che ci avessero consentito di reperire 15-20
milioni di euro, per arrivare ad un livello di deficit previsto per
il 2012 molto contenuto.
Uno
dirà: facile dire 15-20 milioni di euro...ma con un po' di sforzo si
poteva fare, e farò qualche proposta in tal senso.
NON
ABBIAMO CAPITO CHE DOBBIAMO TAGLIARE LE SPESE
La mia
impressione è che, tutt'oggi, nonostante tutto, non abbiamo capito
appieno la situazione che stiamo vivendo e che ancor di più vivremo
nei prossimi anni; la mia impressione è che ancora speriamo che
arrivi qualche “salvezza”, qualche “magia”, che ci ridia un
livello di entrate simile a quello di un tempo e che, da sola, ci
consenta di ridurre il deficit e il debito.
Perchè
dico questo? Perchè leggo la proposta della legge di bilancio e il
documento “strategico” che il Governo ha presentato, e vedo non
solo pochi interventi reali per ridurre la spesa pubblica ma anche
l’ammissione che la spesa è rigida e quindi sostanzialmente
intoccabile nel breve periodo: questo mi fa capire che il concetto
che dobbiamo ridimensionare fortemente le uscite della macchina dello
Stato, parallelamente alla riduzione che c'è stata nelle entrate,
non ci è ancora pienamente entrata in testa. Capisco, appunto, che
speriamo ancora in qualcosa che possa consentirci di non dover fare
scelte dolorose, fortemente impopolari e quindi costose sul piano del
consenso sul fronte della spesa pubblica.
ALCUNE
PROPOSTE SUI TAGLI DI SPESA: STIPENDI PA
Il
documento strategico mostra che la spesa per il personale e per i
trasferimenti agli enti costituisce da sola più del 70% delle
uscite, e identifica questa spesa come “rigida”, cioè
difficilmente modificabile senza creare una serie di importanti
problematiche. Le proposte per ridurre la spesa per il personale sono
rinviate sostanzialmente ai prossimi anni e all’attesa dei
pensionamenti degli attuali dipendenti. Le previsioni di riduzioni
dei trasferimenti agli enti sono, nell’ordine di 15 milioni di euro
in 3 anni, da un lato cozzano con quanto non si è riusciti a fare in
questi anni e dall’altro sono fatte senza precisare dove gli enti
andranno a risparmiare (visto che anche per loro molte spese, come
quella del personale, sono a loro volta rigide).
Senza
fantasticare su licenziamenti di massa, come fa qualche associazione,
io credo che chiedere un contributo ai dipendenti del settore
pubblico allargato in organico fosse stato non solo fattibilissimo
senza creare nessuna problematica sociale di rilievo, ma anche
socialmente equo.
Le
retribuzioni del settore pubblico allargato sono oltre il 20% più
alte di quelle del settore privato, ed il posto di lavoro è sicuro,
diversamente da quanto succede nel privato.
Un
contributo progressivo in base al reddito, come quello introdotto ad
esempio dall’art.24 dalla legge di riforma del primo pilastro
pensionistico, un contributo trascurabile per i redditi bassi e
crescente per i redditi più alti, ci avrebbe facilmente consentito
di raccogliere circa tra i 3 e i 5 milioni di euro. Se a ciò si
fosse aggiunta la possibilità di utilizzare anche per la Pubblica
Amministrazione gli Accordi di Solidarietà, riducendo l'orario di
lavoro e di conseguenza la retribuzione ma a rotazione fra i
dipendenti, in modo da incidere pochissimo a livello di singolo
lavoratore ma moltissimo a livello di organizzazione in senso lato,
si sarebbero potuti risparmiare altri 9 milioni di euro circa, con
una stima tra l’altro secondo me molto prudenziale; se accanto a
questo ci mettiamo la possibilità per i dipendenti PA di lavorare a
part-time ma con flessibilità di orario, come opportunamente
evidenziato nella relazione del Governo, capiamo che secondo me con
interventi, ripeto, molto blandi a livello di singolo lavoratore ma
molto significativi a livello di organizzazione complessiva, non era
peregrino pensare di risparmiare tra i 10 e i 15 milioni di euro di
spesa per stipendi. E già questo avrebbe enormemente ridotto il
deficit. Non credo che questo avrebbe creato drammi sociali, in un
contesto in cui, ripeto, si parla di stipendi del 20% più alti che
nel privato e di posti di lavoro sicuri; né che avrebbe costretto a
ridurre i servizi sociali, perchè nessuno avrebbe dovuto essere
licenziato e perchè comunque sappiamo tutti che molti servizi
potrebbero tranquillamente continuare anche se ad esempio i
dipendenti lavorassero meno, ma a rotazione.
Capisco
che ciò avrebbe generato malcontento e forse perdita di consenso, ma
possibile che non possa essere compreso il concetto che il monte
stipendi che ci si poteva permettere quando le entrate volavano oggi
non è più sostenibile? È come se un'azienda che ha avuto un grosso
calo di fatturato volesse continuare a vivere con gli stessi
dipendenti di prima e con gli stessi stipendi di prima, quanto
durerebbe? La PA sembra un tasto con la scritta “chi tocca muore”,
e invece credo sia uno dei punti dove la politica deve essere più
decisa.
ALTRI
INTERVENTI DI RIDUZIONE DELLA SPESA: REDDITOMETRO
Un
altro semplice intervento per ridurre la spesa pubblica sarebbe stato
quello di prevedere che le prestazioni sociali come gli assegni di
studio, l’assegno di accompagnamento e il certificato di credito
sociale dovessero essere erogate non più in base soltanto al reddito
ma anche e soprattutto guardando agli indici indiretti di capacità
contributiva, come il possesso di più abitazioni o di un’abitazione
di lusso, di beni mobili registrati di un certo valore, e di un conto
in banca significativo. Una sorta di “redditometro” specifico per
l’accesso alle prestazioni sociali, un elemento fondamentale di
equità sociale per evitare che le risorse vadano a chi non ne ha
bisogno; data l’enorme evasione fiscale che abbiamo, non sarebbe
stato certo male. Penso che circa qualche centinaio di migliaio di
euro di risparmio sarebbero potuti arrivare, assieme ad una grande
dose di equità e giustizia sociale. Spero possa essere ancora
inserito qualcosa in tal senso.
ALTRI
INTERVENTI DI RIDUZIONE DELLA SPESA: PRESTAZIONI SANITARIE
Perché
non pensare poi ad interventi che consentissero di limitare la spesa
per farmaci, esami e prestazioni sanitarie in genere? Sono noti gli
abusi di questo genere di prestazioni nel nostro territorio, si parla
di 1 milione di esami in un anno, che è una cifra fuori dal comune
per un Paese così piccolo, e anche di un elevato utilizzo di
farmaci, che poi, come tutti vediamo, sovente ci vanno in scadenza.
Non si può far proprio nulla su questo fronte, prevedendo ad esempio
che raggiunto un certo numero di esami, i rimanenti occorra pagarli
almeno in parte o introducendo un piccolo ticket sanitario su esami e
farmaci in modo da ridurne il consumo?
ALTRI
INTERVENTI DI RIDUZIONE DELLA SPESA: EVENTI E SPESE VARIE
Quanto
spende poi questo Paese per gli eventi che organizza? Sarebbe bello
avere un dato complessivo, ma quel che è certo è che è un po’
strano che debba essere sempre soltanto lo Stato a intervenire e a
spendere, mentre poi i ritorni vanno logicamente tutti in mano agli
operatori turistici e commerciali? Possibile che sia impossibile
chiedere anche alle associazioni di categoria di contribuire agli
eventi, naturalmente entrando anche nella gestione degli stessi come
è giusto che sia, in tal modo riducendo la spesa pubblica?
RIDUZIONE
DELLA SPESA: SINTESI
Quelle
che ho fatto sono solo alcune proposte di politiche di riduzione
della spesa abbastanza fattibili e senza nessun effetto problematico
sul nostro sistema. Un insieme di piccole misure che assieme fanno
una grande cifra: se sommiamo gli interventi di riduzione della spesa
per stipendi alle altre cose che ho evidenziato, credo che potremmo
collocarci tra i 13 e i 18 milioni di euro almeno di risparmi di
spesa, e credo di avere fatto una stima molto prudenziale. Con
interventi che non creano nessun dramma sociale di nessun tipo. E che
ci consentirebbero di portare il deficit vicino allo zero o in
alternativa di mantenere il deficit liberando però più risorse per
lo sviluppo. Possibile che fosse così difficile discuterne e vedere
se potevano passare in quest’aula, visto anche il clima costruttivo
che si è creato?
La
riduzione della spesa, è noto, ha meno impatto sull’economia
dell’aumento della pressione fiscale, e credo fosse stato
decisamente preferibile agire su questo versante, o almeno aumentarne
il peso che oggi mi sembra molto scarso rispetto al peso delle nuove
imposte. Purtroppo devo constatare che per il secondo anno
consecutivo c’è troppo poco su questo lato.
INTERVENTI
PER NUOVE ENTRATE VANNO COMPLESSIVAMENTE BENE
Passando
ad analizzare il fronte delle entrate, gli interventi previsti sono
cospicui, è vero, ma ancora abbondantemente sostenibili. Di fatto i
più importanti per i sammarinesi sono l’addizionale IGR, la tassa
sui servizi, la minimum tax e la patrimoniale sugli immobili.
Sono
interventi che mi trovano d’accordo, tranne la tassa sui servizi
che io avrei abolito o che avrei fatto diversamente, visto che l’anno
scorso non ha decisamente funzionato, generando un gettito molto
risibile a fronte di un aumento dei prezzi dei servizi che c’è
stato e che si è quindi solo tradotto in un aumento dell’evasione
fiscale degli esercenti.
L’addizionale
IGR rappresenta un aumento di imposte sostenibilissimo considerato
che si calcola sull’ammontare, che sappiamo essere molto basso,
delle imposte pagate l’anno scorso. La minimum tax rappresenta a
mio parere un elemento di equità, perché credo che chiunque abbia
un’attività economica o professionale abbia almeno la possibilità
di contribuire per 500 euro all’anno al funzionamento dello Stato.
Anzi, ritengo che questa minimum tax sia fin troppo minimum, ma credo
che in attesa della riforma fiscale possa essere un buon intervento.
La
patrimoniale sugli immobili sta generando le più disparate teorie.
Si tratta di un intervento che io caldeggio da tempo, sia perché,
come ho detto in prima lettura, credo che spostare la tassazione
dalle persone alle cose sia desiderabile, sia perché un’imposta di
questo tipo consente di andare a colpire di più chi più può
versare. È un peccato soltanto che, di fatto, la dobbiamo approvare
a scatola chiusa, visto che è tutto rinviato ad un Decreto Delegato
e quindi non sappiamo né sulla base di cosa si calcolerà, né quali
saranno le esenzioni, né quali saranno le aliquote. Anche questo
rientra nel problema di metodo che evidenziavo all’inizio e quindi
non ci torno sopra. Speriamo che almeno quando si dovrà emettere il
Decreto Delegato si possa discuterne prima.
È
infine confermata la non deduzione delle spese di produzione reddito
per i frontalieri, altro intervento che mi trova sostanzialmente
d’accordo, così come mi trova d’accordo la previsione di
calmierarne gli effetti per chi ha redditi sotto i 25 mila euro e che
è più svantaggiato dalla doppia tassazione.
Devo
quindi rilevare che sul fronte nuove entrate c’è stato molto più
coraggio che sul fronte della riduzione delle spese, ma, come ho
detto, non è un bene perché agire solo sull’aumento della
pressione fiscale per ridurre il deficit non dà segnali positivi
all’economia. Anche se, lo preciso ancora una volta, non si gridi
all'oppressione fiscale perchè siamo ancora a livelli di tassazione
più che sostenibili.
CAPITOLO
SVILUPPO: OTTIMO IL FONDO PER LA FORMAZIONE
Finora
ho semplicemente fatto ragionamenti contingenti, che peraltro è
quello che secondo me dovrebbe fare il bilancio, trovare un
equilibrio fra entrate e uscite per portare i conti in pareggio. Pur
in quest’ottica però, è importante che nel bilancio si trovino
ogni anno le risorse per incentivare lo sviluppo economico, nelle
varie forme in cui questo può avvenire.
Quest'anno
si tenta di farlo, in maniera esplicita, con risorse importanti a ciò
specificamente destinate.
Ma
prima voglio porre l'attenzione su un altro articolo, quello
riguardante il Fondo per l'Alta Formazione all'Estero. Si tratta di
un articolo di fondamentale importanza secondo me, perchè questo
fondo, abbinato alle previsioni già contenute nel Decreto 156 del
2011, permetterà finalmente di passare dalle parole ai fatti per
quel che riguarda la formazione del capitale umano in Repubblica. In
breve, viene data la possibilità a giovani diplomati e laureati,
entro 12 mesi dall'assunzione in azienda, di formarsi all'estero in
settori strategici per l'economia sammarinese, lo Stato si accolla
una parte dei finanziamenti, l'azienda l'altra parte, e al lavoratore
si chiede di mettere a disposizione del Paese (in questo caso
dell'azienda) ciò che ha imparato per almeno 2 anni. Una misura che
forse andrebbe anche allargata ai ragazzi che ancora non hanno un
lavoro ma che, potendo avere dei finanziamenti per la propria
formazione avanzata, più facilmente potrebbero trovarlo: la nostra
legge sul diritto allo studio è carente su questo e non sarebbe male
adeguarla, come peraltro previsto da un'Istanza d'Arengo approvata
nel 2009 e purtroppo dimenticata. Ma si tratta comunque di un primo
importantissimo passaggio di cui va dato atto.
CAPITOLO
SVILUPPO: IL FONDO DI CUI ALL'ART 24
Ma a
parte questa misura, finanziata con 250 mila euro, c'è il Fondo per
lo Sviluppo del Sistema Economico di cui all'art.24. Si tratta di 30
milioni di euro in 3 anni. Una cifra sicuramente importante che viene
in gran parte destinata ad opere pubbliche. Peraltro, devo ammettere
che non si tratta solo di opere pubbliche che hanno una diretta
attinenza con lo sviluppo economico, perchè tra le opere
finanziabili con questo Fondo troviamo diverse scuole, troviamo la
ristrutturazione e l'ampliamento dell'Ospedale, troviamo ampliamenti
di parcheggi e aree verdi, troviamo ampliamenti di aree sportive,
troviamo strutture per lo smaltimento e lo stoccaggio dei rifiuti e
per la depurazione delle acque, ecc...per carità, si tratta di opere
importanti, comunque da fare e da finanziare, ma occorre magari
capirsi un po' meglio su quale sia la reale destinazione del Fondo.
In mezzo comunque si trovano anche opere importanti per lo sviluppo
come nuove strade e collegamenti, recupero e ridestinazione a fini
turistici di aree, parcheggi, ecc...che possono servire sicuramente
per migliorare l'appeal del nostro Paese.
IL
FONDO VA USATO PER LO SVILUPPO...
Vorrei
però dare un suggerimento: sarebbe utile che con questo fondo si
andassero a finanziare soprattutto interventi che ci possano dare
direttamente un ritorno in termini di attrazione di imprese, di
aumento dei consumi interni, di incentivazione di attività
turistiche, perchè lo sviluppo è anche e soprattutto questo.
Penso
ad esempio alla ricerca di risorse per potenziare la scontistica
della Smac e rendere davvero ancor più competitivi gli acquisti in
Repubblica.
Penso
ancora a strumenti di incentivazione alla crescita dimensionale delle
attività economiche, specie di quelle commerciali, in modo che
possano praticare politiche di prezzo più aggressive.
Penso
a strumenti di tipo fiscale per attrarre imprese in settori per noi
potenzialmente importanti, come quello della ricerca, produzione e
commercializzazioni di prodotti per il risparmio energetico e lo
smaltimento dei rifiuti, settori che sono e saranno sempre più in
crescita nel mondo: da sempre penso ad esempio che il Parco
Tecnologico, se mai si farà davvero, dovrebbe sicuramente
finalizzarsi su questo settore di sviluppo e ricerca, che può essere
uno dei più vincenti. Ma anche al settore delle telecomunicazioni ad
esempio, dove potremmo e dovremmo investire di più come Stato per
avere infrastrutture tecnologiche capaci di permetterci di navigare
in Internet in mobilità in qualunque zona della Repubblica a costi
contenuti, e dove potremmo attirare imprese che servano noi e si
sviluppino al di fuori della Repubblica.
Queste
sono solo alcune piccole idee, ne potrei suggerire tante altre, a
livello normativo, fiscale e di investimenti, anche per favorire
l'imprenditoria e l'imprenditorialità interna, ma gli elenchi della
spesa non mi piacciono. Tante idee sono abbozzate nel documento
strategico del Governo, nei vari settori, anche se in modo abbastanza
generico. Si può fare tantissimo per il settore turistico e
commerciale, per il settore industriale, per quello bancario e
finanziario, basta agire, basta passare dall'elenco delle cose da
fare all'elenco delle cose fatte.
CONCLUSIONI:
SVILUPPO ECONOMICO E POLITICHE DI RIGORE ASSIEME
Lo
sviluppo economico ha un orizzonte di medio periodo, dà effetti per
il Bilancio in qualche anno e non nell'immediato. Chi dice che il
modo per risanare il bilancio è fare politiche di sviluppo dice solo
una parte di verità perchè trascura il breve periodo, su cui devono
intervenire tagli alla spesa e ricerca di nuove entrate in modo da
ridurre il deficit o permettere di liberare le risorse che servono
allo sviluppo.
Ma è
indubbio che è proprio lo sviluppo economico l'unico modo per
mantenere il bilancio in ordine nel medio termine, consci del fatto
che comunque dovremo ridimensionarci perchè i livelli di entrate di
un tempo non li avremo comunque più. Ed è forse proprio lo sviluppo
economico a medio-lungo termine, specie dei settori turistico,
commerciale e dell'Università, 3 settori dove si possono fare
politiche indipendenti dai rapporti con l'Italia, quello su cui più
in questi anni siamo tutti mancati, presi dalle mille emergenze che
si sono presentate.
Spero
che la tendenza venga invertita.
La
sintesi del discorso è che a mio parere quello che c'è va bene e mi
trova sostanzialmente d'accordo, ma che io avrei fatto tante altre
cose in aggiunta, specie sul fronte dei tagli alla spesa; ed è che
mi auguro che si parta subito a fare concrete politiche per lo
sviluppo che sono assolutamente centrali e vitali per questo Paese,
non solo per questa maggioranza.