INTERVENTO SU LEGGE DI BILANCIO 15 12 2011


Chi ascolterà questo mio intervento sentirà che, ancora una volta, sottolineerò le diverse perplessità che ho rispetto a questo Bilancio. Rischio di risultare noioso, è vero, ma ritengo che essere consigliere di maggioranza significhi lodare e sottolineare le cose che sono fatte bene ma anche non tacere su quello che non va o che si poteva fare meglio, non per distruggere come tende a volte a fare l'opposizione (non in questo caso, devo dire, il dibattito mi piace ed è molto costruttivo) ma per spronare a migliorarsi, a fare meglio, o semplicemente a fare di più.

PROBLEMA DI METODO: POCA DISCUSSIONE PER UNA TALE LEGGE
In questa occasione ad esempio non posso non aprire parlando del fortissimo problema di metodo che si è presentato durante l'iter che ha portato fino a qua.
Avrei voluto dire molto di più, ma non la faccio lunga visto che quasi nessuno prima di me ha fatto rilievi su questo.
Mi limito a dire che il bilancio è una legge, l'unica legge che ha scadenze precise, per la prima e la seconda lettura. È anche la legge più importante dell'anno, specie in momenti di tale crisi, perchè il contenimento del deficit e gli indirizzi per la gestione delle (poche) risorse disponibili diventa assolutamente fondamentale. I problemi che il bilancio di quest'anno doveva affrontare, il calo delle entrate, l'eccesso di spese rispetto alle entrate, la necessità di trovare nuove linee di sviluppo in nuovi settori, sono noti da tempo, e quindi si poteva e si doveva dedicare molto più tempo per una discussione approfondita sulle scelte, sulle scelte vere, sulle scelte che servivano, sulla condivisione dell'impopolarità, ma anche della necessità, di queste misure, in sintesi, su cosa fare con questo bilancio. Invece purtroppo la discussione è iniziata a ridosso della prima lettura, la versione definitiva è arrivata all'ultimo e la condivisione delle scelte è stata scarsa. Questo vale per l'articolato di legge ma anche per il Piano Strategico dello Sviluppo, che per i temi che tratta e per la rilevanza attuale e prospettica degli stessi, avrebbe meritato ben altra discussione, specialmente nella maggioranza, che tra l'altro avrebbe potuto migliorarne anche la qualità e l'approfondimento.
Alle volte mi sembra che il Consiglio e i consiglieri siano considerati un peso, ma come ho detto mi fermo qui.
Purtroppo oramai è andata così e quindi possiamo solo rammaricarci e augurarmi che una cosa del genere non capiti più.

I CONTENUTI: PURTROPPO RESTA IL DEFICIT. E IL DEBITO
Fatte queste valutazioni, che ritenevo opportuno esternare, passo a parlare dei contenuti del provvedimento.
In premessa devo esprimere un rammarico, e cioè che purtroppo, a livello previsionale, resta un deficit a mio parere abbastanza consistente e quindi resta la scelta di accumulare debito pubblico che, come ho detto in prima lettura, ritengo sia particolarmente pericoloso per un piccolo Paese. Sempre in prima lettura avevo evidenziato la necessità, a mio parere, di impegnarsi già quest'anno per azzerare il deficit, o comunque per avvicinarsi molto all'azzeramento del deficit. Ed avevo sottolineato che ciò che c'era già a mio parere era corretto, ma occorreva accompagnarlo con altri interventi ulteriori che ci avessero consentito di reperire 15-20 milioni di euro, per arrivare ad un livello di deficit previsto per il 2012 molto contenuto.
Uno dirà: facile dire 15-20 milioni di euro...ma con un po' di sforzo si poteva fare, e farò qualche proposta in tal senso.

NON ABBIAMO CAPITO CHE DOBBIAMO TAGLIARE LE SPESE
La mia impressione è che, tutt'oggi, nonostante tutto, non abbiamo capito appieno la situazione che stiamo vivendo e che ancor di più vivremo nei prossimi anni; la mia impressione è che ancora speriamo che arrivi qualche “salvezza”, qualche “magia”, che ci ridia un livello di entrate simile a quello di un tempo e che, da sola, ci consenta di ridurre il deficit e il debito.
Perchè dico questo? Perchè leggo la proposta della legge di bilancio e il documento “strategico” che il Governo ha presentato, e vedo non solo pochi interventi reali per ridurre la spesa pubblica ma anche l’ammissione che la spesa è rigida e quindi sostanzialmente intoccabile nel breve periodo: questo mi fa capire che il concetto che dobbiamo ridimensionare fortemente le uscite della macchina dello Stato, parallelamente alla riduzione che c'è stata nelle entrate, non ci è ancora pienamente entrata in testa. Capisco, appunto, che speriamo ancora in qualcosa che possa consentirci di non dover fare scelte dolorose, fortemente impopolari e quindi costose sul piano del consenso sul fronte della spesa pubblica.

ALCUNE PROPOSTE SUI TAGLI DI SPESA: STIPENDI PA
Il documento strategico mostra che la spesa per il personale e per i trasferimenti agli enti costituisce da sola più del 70% delle uscite, e identifica questa spesa come “rigida”, cioè difficilmente modificabile senza creare una serie di importanti problematiche. Le proposte per ridurre la spesa per il personale sono rinviate sostanzialmente ai prossimi anni e all’attesa dei pensionamenti degli attuali dipendenti. Le previsioni di riduzioni dei trasferimenti agli enti sono, nell’ordine di 15 milioni di euro in 3 anni, da un lato cozzano con quanto non si è riusciti a fare in questi anni e dall’altro sono fatte senza precisare dove gli enti andranno a risparmiare (visto che anche per loro molte spese, come quella del personale, sono a loro volta rigide).
Senza fantasticare su licenziamenti di massa, come fa qualche associazione, io credo che chiedere un contributo ai dipendenti del settore pubblico allargato in organico fosse stato non solo fattibilissimo senza creare nessuna problematica sociale di rilievo, ma anche socialmente equo.
Le retribuzioni del settore pubblico allargato sono oltre il 20% più alte di quelle del settore privato, ed il posto di lavoro è sicuro, diversamente da quanto succede nel privato.
Un contributo progressivo in base al reddito, come quello introdotto ad esempio dall’art.24 dalla legge di riforma del primo pilastro pensionistico, un contributo trascurabile per i redditi bassi e crescente per i redditi più alti, ci avrebbe facilmente consentito di raccogliere circa tra i 3 e i 5 milioni di euro. Se a ciò si fosse aggiunta la possibilità di utilizzare anche per la Pubblica Amministrazione gli Accordi di Solidarietà, riducendo l'orario di lavoro e di conseguenza la retribuzione ma a rotazione fra i dipendenti, in modo da incidere pochissimo a livello di singolo lavoratore ma moltissimo a livello di organizzazione in senso lato, si sarebbero potuti risparmiare altri 9 milioni di euro circa, con una stima tra l’altro secondo me molto prudenziale; se accanto a questo ci mettiamo la possibilità per i dipendenti PA di lavorare a part-time ma con flessibilità di orario, come opportunamente evidenziato nella relazione del Governo, capiamo che secondo me con interventi, ripeto, molto blandi a livello di singolo lavoratore ma molto significativi a livello di organizzazione complessiva, non era peregrino pensare di risparmiare tra i 10 e i 15 milioni di euro di spesa per stipendi. E già questo avrebbe enormemente ridotto il deficit. Non credo che questo avrebbe creato drammi sociali, in un contesto in cui, ripeto, si parla di stipendi del 20% più alti che nel privato e di posti di lavoro sicuri; né che avrebbe costretto a ridurre i servizi sociali, perchè nessuno avrebbe dovuto essere licenziato e perchè comunque sappiamo tutti che molti servizi potrebbero tranquillamente continuare anche se ad esempio i dipendenti lavorassero meno, ma a rotazione.
Capisco che ciò avrebbe generato malcontento e forse perdita di consenso, ma possibile che non possa essere compreso il concetto che il monte stipendi che ci si poteva permettere quando le entrate volavano oggi non è più sostenibile? È come se un'azienda che ha avuto un grosso calo di fatturato volesse continuare a vivere con gli stessi dipendenti di prima e con gli stessi stipendi di prima, quanto durerebbe? La PA sembra un tasto con la scritta “chi tocca muore”, e invece credo sia uno dei punti dove la politica deve essere più decisa.

ALTRI INTERVENTI DI RIDUZIONE DELLA SPESA: REDDITOMETRO
Un altro semplice intervento per ridurre la spesa pubblica sarebbe stato quello di prevedere che le prestazioni sociali come gli assegni di studio, l’assegno di accompagnamento e il certificato di credito sociale dovessero essere erogate non più in base soltanto al reddito ma anche e soprattutto guardando agli indici indiretti di capacità contributiva, come il possesso di più abitazioni o di un’abitazione di lusso, di beni mobili registrati di un certo valore, e di un conto in banca significativo. Una sorta di “redditometro” specifico per l’accesso alle prestazioni sociali, un elemento fondamentale di equità sociale per evitare che le risorse vadano a chi non ne ha bisogno; data l’enorme evasione fiscale che abbiamo, non sarebbe stato certo male. Penso che circa qualche centinaio di migliaio di euro di risparmio sarebbero potuti arrivare, assieme ad una grande dose di equità e giustizia sociale. Spero possa essere ancora inserito qualcosa in tal senso.

ALTRI INTERVENTI DI RIDUZIONE DELLA SPESA: PRESTAZIONI SANITARIE
Perché non pensare poi ad interventi che consentissero di limitare la spesa per farmaci, esami e prestazioni sanitarie in genere? Sono noti gli abusi di questo genere di prestazioni nel nostro territorio, si parla di 1 milione di esami in un anno, che è una cifra fuori dal comune per un Paese così piccolo, e anche di un elevato utilizzo di farmaci, che poi, come tutti vediamo, sovente ci vanno in scadenza. Non si può far proprio nulla su questo fronte, prevedendo ad esempio che raggiunto un certo numero di esami, i rimanenti occorra pagarli almeno in parte o introducendo un piccolo ticket sanitario su esami e farmaci in modo da ridurne il consumo?

ALTRI INTERVENTI DI RIDUZIONE DELLA SPESA: EVENTI E SPESE VARIE
Quanto spende poi questo Paese per gli eventi che organizza? Sarebbe bello avere un dato complessivo, ma quel che è certo è che è un po’ strano che debba essere sempre soltanto lo Stato a intervenire e a spendere, mentre poi i ritorni vanno logicamente tutti in mano agli operatori turistici e commerciali? Possibile che sia impossibile chiedere anche alle associazioni di categoria di contribuire agli eventi, naturalmente entrando anche nella gestione degli stessi come è giusto che sia, in tal modo riducendo la spesa pubblica?

RIDUZIONE DELLA SPESA: SINTESI
Quelle che ho fatto sono solo alcune proposte di politiche di riduzione della spesa abbastanza fattibili e senza nessun effetto problematico sul nostro sistema. Un insieme di piccole misure che assieme fanno una grande cifra: se sommiamo gli interventi di riduzione della spesa per stipendi alle altre cose che ho evidenziato, credo che potremmo collocarci tra i 13 e i 18 milioni di euro almeno di risparmi di spesa, e credo di avere fatto una stima molto prudenziale. Con interventi che non creano nessun dramma sociale di nessun tipo. E che ci consentirebbero di portare il deficit vicino allo zero o in alternativa di mantenere il deficit liberando però più risorse per lo sviluppo. Possibile che fosse così difficile discuterne e vedere se potevano passare in quest’aula, visto anche il clima costruttivo che si è creato?
La riduzione della spesa, è noto, ha meno impatto sull’economia dell’aumento della pressione fiscale, e credo fosse stato decisamente preferibile agire su questo versante, o almeno aumentarne il peso che oggi mi sembra molto scarso rispetto al peso delle nuove imposte. Purtroppo devo constatare che per il secondo anno consecutivo c’è troppo poco su questo lato.

INTERVENTI PER NUOVE ENTRATE VANNO COMPLESSIVAMENTE BENE
Passando ad analizzare il fronte delle entrate, gli interventi previsti sono cospicui, è vero, ma ancora abbondantemente sostenibili. Di fatto i più importanti per i sammarinesi sono l’addizionale IGR, la tassa sui servizi, la minimum tax e la patrimoniale sugli immobili.
Sono interventi che mi trovano d’accordo, tranne la tassa sui servizi che io avrei abolito o che avrei fatto diversamente, visto che l’anno scorso non ha decisamente funzionato, generando un gettito molto risibile a fronte di un aumento dei prezzi dei servizi che c’è stato e che si è quindi solo tradotto in un aumento dell’evasione fiscale degli esercenti.
L’addizionale IGR rappresenta un aumento di imposte sostenibilissimo considerato che si calcola sull’ammontare, che sappiamo essere molto basso, delle imposte pagate l’anno scorso. La minimum tax rappresenta a mio parere un elemento di equità, perché credo che chiunque abbia un’attività economica o professionale abbia almeno la possibilità di contribuire per 500 euro all’anno al funzionamento dello Stato. Anzi, ritengo che questa minimum tax sia fin troppo minimum, ma credo che in attesa della riforma fiscale possa essere un buon intervento.
La patrimoniale sugli immobili sta generando le più disparate teorie. Si tratta di un intervento che io caldeggio da tempo, sia perché, come ho detto in prima lettura, credo che spostare la tassazione dalle persone alle cose sia desiderabile, sia perché un’imposta di questo tipo consente di andare a colpire di più chi più può versare. È un peccato soltanto che, di fatto, la dobbiamo approvare a scatola chiusa, visto che è tutto rinviato ad un Decreto Delegato e quindi non sappiamo né sulla base di cosa si calcolerà, né quali saranno le esenzioni, né quali saranno le aliquote. Anche questo rientra nel problema di metodo che evidenziavo all’inizio e quindi non ci torno sopra. Speriamo che almeno quando si dovrà emettere il Decreto Delegato si possa discuterne prima.
È infine confermata la non deduzione delle spese di produzione reddito per i frontalieri, altro intervento che mi trova sostanzialmente d’accordo, così come mi trova d’accordo la previsione di calmierarne gli effetti per chi ha redditi sotto i 25 mila euro e che è più svantaggiato dalla doppia tassazione.
Devo quindi rilevare che sul fronte nuove entrate c’è stato molto più coraggio che sul fronte della riduzione delle spese, ma, come ho detto, non è un bene perché agire solo sull’aumento della pressione fiscale per ridurre il deficit non dà segnali positivi all’economia. Anche se, lo preciso ancora una volta, non si gridi all'oppressione fiscale perchè siamo ancora a livelli di tassazione più che sostenibili.

CAPITOLO SVILUPPO: OTTIMO IL FONDO PER LA FORMAZIONE
Finora ho semplicemente fatto ragionamenti contingenti, che peraltro è quello che secondo me dovrebbe fare il bilancio, trovare un equilibrio fra entrate e uscite per portare i conti in pareggio. Pur in quest’ottica però, è importante che nel bilancio si trovino ogni anno le risorse per incentivare lo sviluppo economico, nelle varie forme in cui questo può avvenire.
Quest'anno si tenta di farlo, in maniera esplicita, con risorse importanti a ciò specificamente destinate.
Ma prima voglio porre l'attenzione su un altro articolo, quello riguardante il Fondo per l'Alta Formazione all'Estero. Si tratta di un articolo di fondamentale importanza secondo me, perchè questo fondo, abbinato alle previsioni già contenute nel Decreto 156 del 2011, permetterà finalmente di passare dalle parole ai fatti per quel che riguarda la formazione del capitale umano in Repubblica. In breve, viene data la possibilità a giovani diplomati e laureati, entro 12 mesi dall'assunzione in azienda, di formarsi all'estero in settori strategici per l'economia sammarinese, lo Stato si accolla una parte dei finanziamenti, l'azienda l'altra parte, e al lavoratore si chiede di mettere a disposizione del Paese (in questo caso dell'azienda) ciò che ha imparato per almeno 2 anni. Una misura che forse andrebbe anche allargata ai ragazzi che ancora non hanno un lavoro ma che, potendo avere dei finanziamenti per la propria formazione avanzata, più facilmente potrebbero trovarlo: la nostra legge sul diritto allo studio è carente su questo e non sarebbe male adeguarla, come peraltro previsto da un'Istanza d'Arengo approvata nel 2009 e purtroppo dimenticata. Ma si tratta comunque di un primo importantissimo passaggio di cui va dato atto.

CAPITOLO SVILUPPO: IL FONDO DI CUI ALL'ART 24
Ma a parte questa misura, finanziata con 250 mila euro, c'è il Fondo per lo Sviluppo del Sistema Economico di cui all'art.24. Si tratta di 30 milioni di euro in 3 anni. Una cifra sicuramente importante che viene in gran parte destinata ad opere pubbliche. Peraltro, devo ammettere che non si tratta solo di opere pubbliche che hanno una diretta attinenza con lo sviluppo economico, perchè tra le opere finanziabili con questo Fondo troviamo diverse scuole, troviamo la ristrutturazione e l'ampliamento dell'Ospedale, troviamo ampliamenti di parcheggi e aree verdi, troviamo ampliamenti di aree sportive, troviamo strutture per lo smaltimento e lo stoccaggio dei rifiuti e per la depurazione delle acque, ecc...per carità, si tratta di opere importanti, comunque da fare e da finanziare, ma occorre magari capirsi un po' meglio su quale sia la reale destinazione del Fondo. In mezzo comunque si trovano anche opere importanti per lo sviluppo come nuove strade e collegamenti, recupero e ridestinazione a fini turistici di aree, parcheggi, ecc...che possono servire sicuramente per migliorare l'appeal del nostro Paese.

IL FONDO VA USATO PER LO SVILUPPO...
Vorrei però dare un suggerimento: sarebbe utile che con questo fondo si andassero a finanziare soprattutto interventi che ci possano dare direttamente un ritorno in termini di attrazione di imprese, di aumento dei consumi interni, di incentivazione di attività turistiche, perchè lo sviluppo è anche e soprattutto questo.
Penso ad esempio alla ricerca di risorse per potenziare la scontistica della Smac e rendere davvero ancor più competitivi gli acquisti in Repubblica.
Penso ancora a strumenti di incentivazione alla crescita dimensionale delle attività economiche, specie di quelle commerciali, in modo che possano praticare politiche di prezzo più aggressive.
Penso a strumenti di tipo fiscale per attrarre imprese in settori per noi potenzialmente importanti, come quello della ricerca, produzione e commercializzazioni di prodotti per il risparmio energetico e lo smaltimento dei rifiuti, settori che sono e saranno sempre più in crescita nel mondo: da sempre penso ad esempio che il Parco Tecnologico, se mai si farà davvero, dovrebbe sicuramente finalizzarsi su questo settore di sviluppo e ricerca, che può essere uno dei più vincenti. Ma anche al settore delle telecomunicazioni ad esempio, dove potremmo e dovremmo investire di più come Stato per avere infrastrutture tecnologiche capaci di permetterci di navigare in Internet in mobilità in qualunque zona della Repubblica a costi contenuti, e dove potremmo attirare imprese che servano noi e si sviluppino al di fuori della Repubblica.
Queste sono solo alcune piccole idee, ne potrei suggerire tante altre, a livello normativo, fiscale e di investimenti, anche per favorire l'imprenditoria e l'imprenditorialità interna, ma gli elenchi della spesa non mi piacciono. Tante idee sono abbozzate nel documento strategico del Governo, nei vari settori, anche se in modo abbastanza generico. Si può fare tantissimo per il settore turistico e commerciale, per il settore industriale, per quello bancario e finanziario, basta agire, basta passare dall'elenco delle cose da fare all'elenco delle cose fatte.

CONCLUSIONI: SVILUPPO ECONOMICO E POLITICHE DI RIGORE ASSIEME
Lo sviluppo economico ha un orizzonte di medio periodo, dà effetti per il Bilancio in qualche anno e non nell'immediato. Chi dice che il modo per risanare il bilancio è fare politiche di sviluppo dice solo una parte di verità perchè trascura il breve periodo, su cui devono intervenire tagli alla spesa e ricerca di nuove entrate in modo da ridurre il deficit o permettere di liberare le risorse che servono allo sviluppo.
Ma è indubbio che è proprio lo sviluppo economico l'unico modo per mantenere il bilancio in ordine nel medio termine, consci del fatto che comunque dovremo ridimensionarci perchè i livelli di entrate di un tempo non li avremo comunque più. Ed è forse proprio lo sviluppo economico a medio-lungo termine, specie dei settori turistico, commerciale e dell'Università, 3 settori dove si possono fare politiche indipendenti dai rapporti con l'Italia, quello su cui più in questi anni siamo tutti mancati, presi dalle mille emergenze che si sono presentate.
Spero che la tendenza venga invertita.
La sintesi del discorso è che a mio parere quello che c'è va bene e mi trova sostanzialmente d'accordo, ma che io avrei fatto tante altre cose in aggiunta, specie sul fronte dei tagli alla spesa; ed è che mi auguro che si parta subito a fare concrete politiche per lo sviluppo che sono assolutamente centrali e vitali per questo Paese, non solo per questa maggioranza.